
Finalmente la Puglia. Torno a scrivervi dalla mia residenza estiva, dove i film si vedono sul terrazzo, sotto le stelle di Monopoli, con panzerotti in pancia e spray anti-zanzare sulla pelle. In attesa di ritrovare la stagione cinematografica a settembre, con l’inizio del Festival di Venezia, ci accontentiamo di ciò che passa il convento, ovvero ben cinque film girati praticamente nella prima metà del secolo scorso e un paio di opere attualmente in sala (soluzione notevole soprattutto per chi ha bisogno di riempire il pomeriggio con una buona dose di aria condizionata).
Fuga in Normandia (2023): Con il cinema a prezzi così bassi, è un attimo pensare di vedere il primo film a tiro per godersi un paio d’ore di aria condizionata. Non è carino dirlo, ma è l’unico motivo per cui mi sono recato al Greenwich di Testaccio per vedere questo film di Oliver Parker, basato su una storia vera. Un veterano di guerra novantenne, splendidamente interpretato da Michael Caine, non riesce a organizzarsi in tempo per partecipare ufficialmente al 70° anniversario dello sbarco in Normandia, così decide, incalzato dalla moglie, di fuggire dalla casa di riposo che lo ospita per recarsi in Francia tutto solo, in traghetto. La sua storia arriva però alla stampa, diventando un piccolo caso mediatico. Ritmi non proprio esaltanti, regia televisiva, film innocuo come un cioccolatino e dimenticabile come l’attesa per un autobus. Pieni voti invece per l’aria condizionata, ma questa è un’altra storia.
••½
Mr. Smith va a Washington (1939): Dopo la consacrazione con Accadde Una Notte, del 1934, Frank Capra bissa il successo con L’Eterna Illusione, del 1938, prima di raccontare la storia di un ingenuo senatore che, mosso da sentimenti patriottici e idealisti, riesce a smontare una macchina diabolica di corruzione e ingiustizia. Una sorta di Davide contro Golia in versione politica: se la prima parte del film esagera un po’ troppo nel mostrare James Stewart come un povero sprovveduto, la seconda è un’incalzante lezione di cinema, di recitazione e di scrittura, in cui in una sola sequenza si riesce a mostrare la caparbietà di un uomo, l’ingordigia di chi muove i fili, la corruzione di parte delle istituzioni e una promessa d’amore. 11 nomination agli Oscar (vinta solo la statuetta per il Miglior Soggetto) e un posto d’onore nella storia del cinema per il personaggio di Jefferson Smith. “Lei mi crede finito, tutti mi credete finito, beh vi sbagliate. Io continuerò a lottare per questa causa persa”: Jimmy Stewart, insegnaci a campare.
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Horizon (2024): Per quanto concerne il primo capitolo della saga western prodotta, diretta e interpretata da Kevin Costner, vi invito a leggere la recensione completa, nel caso ve la siate persa.
•••½
Fronte del Porto (1954): Ci sono film di cui magari possedevi il dvd ma che non vedevi da anni, di cui avevi dimenticato praticamente tutto. Questa straordinaria opera di Elia Kazan ne è un lampante esempio. L’ex pugile Marlon Brando, ora scaricatore di porto, assiste all’omicidio di un suo collega, buttato giù dal tetto di un palazzo dagli uomini del boss locale Lee J. Cobb, che controlla il sindacato dei portuali. Come tutti i suoi amici anche Brando è schiacciato dall’omertà, almeno finché non incontra la sorella del defunto (Eve Marie Saint, qui all’esordio), con cui nasce una simpatia. Siccome tira più un pelo che una gru da lavoro… Scherzi a parte, è un film stupendo, costellato di scene memorabili, tra cui il clamoroso scambio (improvvisato dagli interpreti) tra Marlon Brando e Rod Steiger, che nel film interpreta suo fratello, nonché braccio destro del boss: “È questione di classe! Potevo diventare un campione. Potevo essere qualcuno, invece di niente, come sono adesso”. Imperdibile.
••••½
Furore (1940): Il mese scorso ho messo le mani su Furore di Steinbeck, una delle cose più belle che abbia mai letto in vita mia. Appena finito di leggere il romanzo, è stato doveroso riguardare il film, che non vedevo da oltre vent’anni e di cui non ricordavo nulla. La storia è quella della famiglia Joad, in viaggio dall’Oklahoma verso la California, in cerca di un lavoro e di una vita migliore. Il film, diretto da John Ford, fotografato da Gregg Toland e interpretato da Henry Fonda, è ovviamente splendido, ma dopo essersi addentrati nell’immensità del romanzo è davvero difficile pescare nel film le stesse emozioni e lo stesso coinvolgimento provato durante la lettura, per cui la visione appare come monca, sicuramente penalizzata. Ad ogni modo parliamo comunque di un grande film, candidato a 7 Oscar, grazie al quale John Ford conquistò la sua seconda statuetta (su 4 totali) come miglior regista. Ora scusate ma devo ascoltarmi ancora una volta The Ghost of Tom Joad di Bruce Springsteen (nella versione live con Tom Morello).
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I Corsari della Strada (1949): Dopo il magnifico La Città Nuda, Dassin gira uno dei cosidetti film gris (film grigi), che rispetto al noir sono più pessimisti e cinici, offrendo una critica della società, in particolare al capitalismo, puntando il dito contro il contesto sociale piuttosto che contro l’individuo, mostrando le false promesse del materialismo, di un’apparente felicità basata sul profitto. Tornato dalla guerra, un uomo, per vendicare il padre (ridotto in sedia a rotelle da un imbroglione di San Francisco, il solito Lee J. Cobb), parte alla volta dei mercati con uno strepitoso carico di mele per venderle allo stesso venditore all’ingrosso che aveva ingannato il padre e le sequenze notturne al mercato ortofrutticolo valgono da sole la visione del film. C’è vendetta, furbizia, pericolo, amore, ambizione, oltre a delle immagini magnifiche. Eppure a questo bel film manca qualcosa per essere veramente eccezionale.
•••½
I Trafficanti della Notte (1950): Ancora un film di Jules Dassin, stavolta ambientato in una strepitosa Londra notturna (scelta dovuta alla caccia alle streghe del senatore McCarthy, che costrinse il regista a spostarsi ufficiosamente in Inghilterra). Richard Widmark, galoppino del proprietario di un night club di successo, vuole mettersi in proprio e, grazie alle sue doti di affabulatore, riesce a convincere un ex lottatore a diventare suo socio nel business della lotta libera, come organizzatore di incontri ed eventi. Il problema è che il protagonista non ha una sterlina e deve rimediare in giro per Londra i soldi necessari a mettere in piedi l’impresa, truffando e ingannando chiunque trovi davanti a sé. Altro esempio lampante di film gris, con la legge del profitto e i sogni di ricchezza a spingere l’uomo verso il successo ad ogni costo, che normalmente si trova sempre alle porte del baratro. Bello!
•••½


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