Recensione “Anora”: Un Dramma Sociale Vestito da Farsa

Mikey Madison in "Anora" di Sean Baker

Anora, o Ani, come preferisce farsi chiamare, lavora come stripper a New York. Vanya invece è il rampollo di una famiglia di milionari russi, all’ennesima vacanza nella Grande Mela. I due si conoscono allo strip club e approfondiscono l’intesa durante una lap dance, quando il ragazzo chiede alla ballerina di poterla vedere anche fuori dagli orari di lavoro. Quando però la famiglia del giovane lo viene a sapere, il rapporto tra i due sarà messo a dura prova.

Sembra l’incipit della più classica delle commedie romantiche (a Pretty Woman stanno fischiando le orecchie?), se non fosse che c’è di mezzo Sean Baker, uno che tra Starlet, Tangerine e Red Rocket (uno più bello dell’altro) è riuscito a dipingere con tantissima umanità un’attrice porno in rampa di lancio, una prostituta transessuale e un ex-divo di cinema per adulti. Questo significa che in Anora non c’è niente di prevedibile, se non la meravigliosa dignità della sua protagonista Mikey Madison, nel ruolo che vale una carriera. Baker non giudica, non punta il dito, riesce però a farci ridere per gran parte del suo film e, al tempo stesso, emozionare con i sogni infranti di una working class al quale è severamente proibito godere di un riscatto, una rivalsa sociale o quel che sia. Non è un caso se il film decolla davvero nel momento in cui entrano in gioco gli scagnozzi armeni del padre di Vanya, che puzzano di strada e dei marciapiedi di Brighton e Coney Island quasi quanto Ani, regalandoci forse il miglior secondo atto visto al cinema quest’anno, senza dubbio il più divertente.

È infatti nella solidarietà di classe, nel legame che si forma tra la ragazza e il trio di malcapitati “collaboratori” dell’oligarca russo, che il film trova motivo di essere, di esistere, ma soprattutto di arrivare al Festival di Cannes e portarsi a casa la Palma d’Oro. Forse Anora non gode della potenza di Un Sogno Chiamato Florida, ma è un film trascinante, che maschera il dramma sociale sotto le spoglie di una farsa, segnando quest’anno di cinema grazie a un’indimenticabile protagonista: Sean Baker insiste a non voler sbagliare mai un film.


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7 risposte a “Recensione “Anora”: Un Dramma Sociale Vestito da Farsa”

  1. Avatar wwayne

    Ho letto che questo film è destinato a sbancare tutto agli Oscar: concordi con questa previsione, o a tuo giudizio è ancora troppo presto per sbilanciarsi?

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    1. Avatar AlessioT

      Secondo me è ancora molto presto: un po’ di nomination me le aspetto (almeno film, regia, montaggio, attrice, sceneggiatura), che possa sbancare mi sembra prematuro

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      1. Avatar wwayne

        Anche secondo me è prematuro parlare di trionfo agli Oscar. Vale sia per questo film che per l’altro strafavorito, ovvero il sequel de Il gladiatore. Colgo l’occasione per consigliarti questo splendido libro: https://wwayne.wordpress.com/2024/11/02/un-amore-contrastato-2/

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      2. Avatar AlessioT

        Il Gladiatore II favorito agli Oscar??

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      3. Avatar wwayne

        Le prime critiche sono state entusiaste. Inoltre, c’è da considerare l’enorme fascino che l’antica Roma notoriamente esercita sugli americani. Anzi, in realtà è Roma in generale a fargli venire gli occhi a cuoricino (e infatti La grande bellezza ha vinto l’Oscar soprattutto per l’ambientazione). Del libro che ti ho consigliato che ne pensi?

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      4. Avatar AlessioT

        Non credo proprio che possa vincere qualche statuetta importante, ne dubito fortemente, soprattutto in un’annata con Anora, Emilia Perez, The Brutalist e forse addirittura The Substance. Ad ogni modo ci sarà occasione di riparlarne nei prossimi mesi.

        Il libro temo che non sia il mio genere, prediligo storie di altro tipo, ma ti ringrazio per la segnalazione 🙂

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      5. Avatar wwayne

        Hai detto bene: è meglio riparlarne nei prossimi mesi, perché i film più promettenti vengono tenuti nel congelatore fino alla vigilia delle nomination. I produttori hanno cominciato a fare così perché hanno imparato la lezione di Brokeback Mountain: in quel caso il film cominciò a venire “spinto” verso l’Oscar con troppi mesi di anticipo, a causa di questo arrivò con il fiato corto al chilometro finale e quindi venne superato in extremis da Crash – Contatto fisico. Poi certo, quella sconfitta avvenne soprattutto perché a quei tempi il mondo non era ancora pronto per accettare un film incentrato su un amore gay, ma una delle motivazioni fu anche l’errore strategico di iniziare a pomparlo troppo presto.

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