
Il 2024 è stato l’anno in cui ho guardato più film in assoluto, almeno da quando tengo il conto, ovvero dal 2014 (fonte Letterboxd). Che anno è stato però, cinematograficamente parlando? Al di là dei film usciti in sala nel 2024 (che trovate nella mia usuale Top 20 di fine anno), quello appena finito è stato senza dubbio l’anno in cui mi sono innamorato di Kieslowski, di fuochi d’artificio che illuminano il cielo di Parigi mentre un ragazzo e una ragazza ballano sul Pont Neuf, di uno sfortunato asinello nella campagna francese, di un mistero dietro l’altro nella pampa argentina, di una donna in fuga insieme a un ragazzino e di tanti, tantissimi altri film straordinari. Vediamo insieme il mio percorso cinematografico attraverso classici del secolo scorso e recuperi degli anni passati.
Il 2024 si è aperto con il rewatch di Funeral Party (2007), una commedia che amo molto, ma il primo grande film del passato che ho recuperato, al di là del cult Il Giardino delle Vergini Suicide (1999) di Sofia Coppola, è lo straordinario Harakiri (1962) di Masaki Kobayashi. Il Giappone ha segnato senz’altro il mio 2024, visto che pochi giorni dopo ho stretto conoscenza anche con il sorprendente Onibaba (1964) di Kaneto Shindō e con il capolavoro d’animazione Paprika (2006) di Satoshi Kon. A chiudere in maniera straordinaria il primo mese dell’anno ci ha pensato però il recupero di un capolavoro immenso, Fitzcarraldo (1982) di Herzog, a cui va la palma del più bel recupero di un mese in cui ho visto 26 film.
Il febbraio più prolifico della mia vita (22 film visti) è stato soprattutto un mese di grandi rewatch. Ad ogni modo tra i vecchi film visti per la prima volta spuntano grandi titoli anni 90 come Festen (1998) di Vinterberg, La Fiammiferaia (1990) di Kaurismaki e Gli Amanti del Pont Neuf (1991) di Carax. Il più bel film visto a febbraio però, per quanto riguarda le scoperte e i recuperi, è senza dubbio La Battaglia di Algeri (1966) di Gillo Pontecorvo.
Il primo dei 24 film che ho visto a marzo è un colpo di fulmine totale: Distretto 13 (1976) di John Carpenter, film di cui ignoravo l’esistenza, mi appassiona totalmente. Il secondo film del mese è un’altra chicca imperdibile: il documentario di Martin Scorsese ItalianAmerican (1974). I tre recuperi più importanti di marzo sono però Beau Travail (1999) di Claire Denis, L’Orgoglio degli Amberson (1942) di Orson Welles e, soprattutto, Au Hasard Balthazar (1966) di Robert Bresson, che è anche il film più bello che ho visto in questo mese, tra i vecchi classici visti per la prima volta (quindi sono sempre esclusi i rewatch e i film usciti in Italia nel 2024).
Ad aprile vedo 17 film, ma la qualità è immensa. Torna Herzog con l’altro grande classico “sudamericano”, ovvero Aguirre (1972). Approfondisco Jacques Tati con Le Vacanze di Monsieur Hulot (1953) e soprattutto mi avventuro per la prima volta nella trilogia di Kieslowski, guardando sia Film Blu (1993) che Film Bianco (1994). Ma l’opera che più di tutte mi appiccica allo schermo e mi si incolla alle viscere è senza dubbio Dogtooth (2009) di Lanthimos, un capolavoro incredibile.
A maggio esplode la primavera e forse è per questo che guarderò “solo” 13 film in tutto il mese. Poco male, perché il primo giorno comincia con un capolavoro: Film Rosso (1994), sempre della trilogia di cui sopra. Maggio però sarà segnato da altri due film straordinari: Che Fine Ha Fatto Baby Jane (1962) di Robert Aldrich e soprattutto la rivelazione argentina Trenque Lauquen (2022) di Laura Citarella, straordinaria opera di quattro ore, passata totalmente in sordina (forse a causa della durata?). Da segnalare anche l’ottimo Murina (2021), film croato di Antoneta Alamat Kusijanović.
A giugno, in quanto a film, il totale sale a 18, ma con soli tre rewatch. Degli undici film del passato visti per la prima volta, il più importante e straordinario è sicuramente Il Trono di Sangue (1957) di Akira Kurosawa. Degni di una menzione importante però vanno segnalati Starlet (2012) di Sean Baker, Fuoco Ragazza Mia! (1967) di Milos Forman e Tutti i Battiti del Mio Cuore (2005) di Jacques Audiard.
I 17 film visti a luglio cominciano con un grandissimo classico: Mr Smith Va a Washington (1939) di Frank Capra. I picchi del mese, sotto le stelle del terrazzino pugliese, sono La Furia Umana (1949) di Raoul Walsh e l’ennesimo film giapponese del 2024, L’Intendente Sansho (1954) di Kenji Mizoguchi. La palma del più bello di luglio però va sicuramente allo straordinario Splendore nell’Erba (1961) di Elia Kazan.
Ad Agosto, per colpa delle vacanze (lo so, è un controsenso), non vedo molto, ma trovo sicuramente importante aver recuperato un classico come Beverly Hills Cop (1984) di Martin Brest, che durante l’infanzia non avevo praticamente mai visto. Alla fine del mese, saranno solo 11 i film visti.
A settembre tornano le cifre importanti che mancano da marzo, con 22 film visti: la nuova annata comincia con un grande recupero, Stalker (1979) di Andrej Tarkovskij. Il mese è segnato da altri due film, totalmente diversi tra loro, che mi sono comunque piaciuti molto: Il Fascino Discreto della Borghesia (1972) di Bunuel e Green Room (2015) di Jeremy Saulnier. Cinque sere sono poi impegnate da uno dei registi che più hanno segnato il mio 2024: Krzysztof Kieślowski. I dieci film che compongono il suo Decalogo (1989) sono, nell’insieme, l’opera più straordinaria che vedo durante questo mese.
Ottobre è quasi interamente occupato dalla Festa del Cinema di Roma, che pompa come sempre il conteggio portando a 32 il numero di film visti durante il mese. Nonostante tanti film nuovi, il recupero più importante del mio mese preferito è quello di Stranger Than Paradise (1984) di Jim Jarmusch. Tra gli altri, vanno citati La Leggenda del Re Pescatore (1991) di Terry Gilliam e I Dannati Non Piangono (1950) di Vincent Sherman.
I 16 film di novembre sono invece messi in ombra da due immensi capolavori che ho recuperato, due film davvero diversissimi tra loro: Lawrence d’Arabia (1962) di David Lean e Gloria (1980) di John Cassavetes. Difficile dire quale mi sia piaciuto di più, ma forse tendo maggiormente verso quest’ultimo. A rimpolpare la quota giapponese di grandi film visti nel 2024, va assolutamente citato Audition (1999) di Takashi Miike.
Infine arriviamo a dicembre con i suoi 15 film visti, il classico mese di recuperi di fine anno e di feste in cui, al contrario di quasi tutte le persone “normali”, non ho avuto il tempo di vedere nessun film. Prima di Natale però arriva l’ultimo grande classico scoperto durante il 2024: Scarpette Rosse (1948) di Powell e Pressburger è senza dubbio la cosa più bella vista durante questo mese, sempre a proposito di film del passato.
Il 2024 si è chiuso così con 233 film visti o rivisti, un anno in cui il mio amore per il cinema si è arricchito ancora di più con emozioni, viaggi in Paesi lontani, avventure che non vivrò mai se non sullo schermo e di immagini che ora fanno parte del mio bagaglio culturale, sentimentale o, più semplicemente, della mia vita (non solo da cinefilo). Spero che attraverso questo slalom tra classici e grandi film abbiate trovato qualche spunto e una buona selezione di titoli da aggiungere in watchlist. Il 2025 si è già aperto con due film in due giorni, due comfort movie della mia infanzia per alleggerire il carico del nuovo anno, prima di lanciarmi alla scoperta di tantissimi altri classici del passato. E allora buon 2025, amici cinefili e amiche cinefile.



Scrivi una risposta a wwayne Cancella risposta