Capitolo 416: La Quiete Prima della Festa

Ieri ho ritirato il badge della ventesima Festa del Cinema di Roma. Ventesima: fa strano solo a scriverlo. Perché dal 2006 ho cambiato vite, ragazze, case, quartieri, città, ma una cosa non è cambiata: la mia presenza all’Auditorium durante la Festa del Cinema. Ma di questo cominceremo a parlare con molta più enfasi e attenzione da domani. Per il resto, dalla serie “cose incredibili che ogni tanto mi capitano”, segnalo Kevin Spacey che ha messo piede nella galleria dove sono esposte le mie foto a Roma (YellowKorner), ha visto le mie opere e poi se ne è andato portandosi via una cartolina con sopra una mia foto. Quel Kevin Spacey. Detto ciò, passiamo ai film.

La Voce di Hind Rajab (2025): Sono andato al cinema senza sapere neanche di cosa parlasse. Sapevo solo che dovevo vederlo. Il film di Kawthar ibn Haniyya mescola realtà e finzione, ricostruendo il tentativo da parte della Mezzaluna Rossa (il corrispettivo mediorientale della nostra Croce Rossa) di ottenere i permessi necessari per salvare una bambina palestinese chiusa dentro un’automobile, appena assaltata dai soldati israeliani che hanno sterminato la famiglia della piccola Hind Rajab. Solo questo basterebbe a renderlo un film potentissimo, ma il punto di forza (nonché elemento straziante) è che la voce al telefono che sentiamo per tutto il film è la voce reale della bambina, ovvero la registrazione delle conversazioni telefoniche avvenute tra lei e i soccorritori (che invece sono interpretati da attori e attrici). Un’opera di rara potenza ed emozione, commovente, agghiacciante, spaventosa. Se il Cinema con la C maiuscola ha il dovere di raccontare il tempo che vive, questo film è destinato a essere ricordato in eterno. Un capolavoro.
•••••

Ispettore Callaghan: Il Caso Scorpio è Tuo! (1971): E ora, qualcosa di completamente diverso. Era da molto tempo che volevo avvicinarmi a questa serie cinematografica che vede al centro il rude poliziotto interpretato da Clint Eastwood, citato anche in Zodiac di Fincher (in una scena, Jake Gyllenhaal e Mark Ruffalo si incontrano al cinema mentre guardano questo film). San Francisco è minacciata da un cecchino che uccide le sue vittime a distanza. Clint Eastwood è l’ispettore di polizia incaricato della sua cattura, uno che non va molto per il sottile quando si trova davanti a un criminale. Nonostante sia un film prettamente d’azione, il triangolo tra l’ispettore, la burocrazia (ogni intervento di polizia ha bisogno di un mandato o di seguire un iter legislativo ben preciso) e l’assassino ha diversi risvolti interessanti. Un cult del genere, capostipite di una serie di film che ha reso celebre il capello spettinato di Eastwood e la sua inseparabile 44 Magnum. Niente male, nonostante il tipico titolo italiano anni 70, che traduce in maniera prolissa il molto più efficace Dirty Harry del titolo originale.
•••½

Le Città di Pianura (2025): Road movie alcolico tra le province del Veneto, opera seconda di Francesco Sossai, regista 36enne di ottime speranze. Due amici di vecchia data, in attesa di raggiungere l’aeroporto per andare ad accogliere un terzo amico (Andrea Pennacchi), di ritorno dopo un lungo esilio, vagano di bar in bar all’inseguimento di un continuo bicchiere della staffa. A Venezia si imbattono in un sobrio studente di architettura (Filippo Scotti, protagonista di È Stata la Mano di Dio di Sorrentino) e, tra il serio e il faceto, lo trascinano nelle loro avventure. Una storia di formazione camuffata da divertissement, un film molto più profondo e interessante di quanto la storia non voglia farlo sembrare. Il Veneto in quest’ottica diventa un personaggio vero e proprio, i cui paesaggi di pianura si alternano ai primissimi piani sui suoi protagonisti, che richiamano lontani echi dei “perdenti” di Kaurismaki. Una ventata di freschezza, che merita il supporto più totale. Andate al cinema e guardatelo!
•••½

Io e Annie (1977): Ci sono cose che si fanno e basta. Tipo rivedere uno dei tuoi film preferiti in assoluto, ancor di più se il mondo del cinema (e non solo) ha appena perso la sua meravigliosa protagonista, Diane Keaton. Un accenno di trama (sperando sia inutile, perché un capolavoro di tale fattura dovreste averlo già visto tutti): Alvy, un Woody Allen in forma smagliante, ripercorre le tappe della sua relazione con Annie, Diane Keaton, infarcendola di ricordi personali e di immancabili momenti di anedonia (l’incapacità di essere felici). Alla millesima visione è un film che fa ancora ridere tantissimo, che emoziona, che tocca le corde giuste, in mezzo a una montagna di scene cult (una a caso: la fila alla cassa del cinema, con l’intervento di Marshall McLuhan). Diane Keaton è strepitosa, Allen tocca il suo apice (che bisserà poi in Manhattan) e alla fine ci furono pure quattro premi Oscar (film, regia, sceneggiatura e attrice protagonista). E ora che ne ho scritto ho di nuovo voglia di rivederlo, anche perché, ça va sans dire, “abbiamo tutti bisogno di uova”.
•••••

Stranger Things (2016-2023): Visto che si sta avvicinando l’arrivo della stagione finale della serie creata dai Duffer Brothers, ho ben pensato di rivedermi tutte e quattro le stagioni precedenti di Stranger Things. La prima resta un miracolo, una delle cose migliori viste negli ultimi dieci anni (e non solo), qualcosa di non replicabile: la sparizione di Will Byers e le conseguenti indagini dei suoi tre amici, che si gettano alla ricerca del compagno di merende, imbattendosi però in una bambina dagli straordinari poteri telepatici, Eleven (detta El). Et incontra I Goonies in un’avventura che sembra uscire fuori direttamente dalla nostra infanzia, da quei mirabolanti anni 80, di cui oggi ricordiamo solo lo splendore. Detto ciò, la seconda stagione prova a darsi da fare ma il paragone con la prima è impietoso: non rivelo dettagli per evitare di fare spoiler a chi ha intenzione di recuperare oggi tutta la serie. Le cose si mettono ancora peggio con la terza stagione, dove entra in gioco la minaccia russa, i ragazzi sono ormai adolescenti con i primi scazzi sentimentali e il tutto diventa grottesco, pop, forzatamente divertente (è la stagione peggiore). I Duffer hanno imparato la lezione e tornano quindi con una quarta stagione molto più cupa, nonostante su tre trame principali, due siano pesantemente insufficienti. Ma è la trama principale a riportare la serie a livelli altissimi: una serie di misteriosi omicidi e la minaccia che grava su uno dei protagonisti del gruppo, destinato ad essere il prossimo della lista. La quinta stagione dovrebbe portare avanti la narrazione della precedente in un’unica enorme trama, la nostra preferita, quindi le aspettative sono più che buone. Ne riparleremo a tempo debito (anche perché tentare di dribblare ogni spoiler è faticosissimo!).

[Se l’articolo ti è piaciuto, offrimi un caffè o magari una colazione,
una piccola mancia per aiutarmi a sostenere il sito!]


Posted

Comments

2 risposte a “Capitolo 416: La Quiete Prima della Festa”

  1. Avatar Guglielmo Latini

    Ho molto apprezzato le references nascoste tipo “E ora qualcosa di completamente diverso” e “anedonia” 😀 Ma la domanda vera è: oltre ai film, come riesci a infilarci pure il rewatch di QUATTRO stagioni di una serie??

    Piace a 2 people

    1. Avatar AlessioT

      Avendola già vista, l’ho riguardata durante i pasti 😀

      "Mi piace"

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Usa il pulsante di ricerca per trovare la recensione di un film

Iscriviti per ricevere i nuovi articoli del blog direttamente sulla tua email

Benvenuto su Una Vita da Cinefilo!

Iscriviti gratis per avere accesso ai piani segreti della Morte Nera

(inserisci l'email e riceverai i nuovi articoli direttamente sulla posta)

Continua a leggere