Capitolo 423: Cinema Natalizio Non Avrai il mio Scalpo

Oggi parliamo degli ultimi film che ho visto nel 2025, che vanno dagli ultimi tre decenni del secolo scorso a uno sguardo al futuro, con uno dei possibili protagonisti della prossima stagione dei premi, di cui però ancora non si ha traccia in Italia. Non ci sono film di Natale nel mio menu dicembrino (Una Poltrona Per Due non lo è, visto che negli Stati Uniti è uscito in estate ed è considerato un film di Natale solo in Italia!), quindi anche quest’anno sono fiero di essermi salvato da smielate commedie con Babbo Natale, elfi e cazzimperi. Il mio 2025 finisce così, con 220 film visti, il mio terzo anno più prolifico da quando tengo il conto su Letterboxd (ovvero dal 2014). Non male no? E occhio, tra qualche giorno arriverà il pezzo sul mio 2025 cinematografico: vi piacerà.

Una Poltrona Per Due (1983): Incredibile a dirsi, era soltanto la seconda volta in vita mia che vedevo questo cult firmato da John Landis, girato tre anni dopo il clamoroso successo dei Blues Brothers. Due vecchi milionari, per una futile scommessa, sostituiscono il futuro genero Dan Aykroyd con il povero mendicante Eddie Murphy alla guida della loro società. Rivisitazione in chiave comica della favola del principe e il povero, in Italia è diventato il classico della Vigilia per eccellenza (a distanza di anni ha ascolti addirittura superiori alla messa di mezzanotte), mentre come dicevamo negli States non è assolutamente considerato un film di Natale, nonostante l’ambientazione. Se Aykroyd era già celebre, la carriera di Eddie Murphy è stata invece lanciata da questo film: quello di Billy Ray Valentine è il suo secondo ruolo cinematografico dopo quello in 48 Ore di Walter Hill, dell’anno precedente. Un anno dopo avrebbe girato Beverly Hills Cop e il resto è storia. La cosa più impressionante è constatare quanto il film di Landis regga ancora benissimo il tempo: le battute funzionano ancora benissimo e sotto la superficie della commedia natalizia c’è anche una satira sociale nemmeno troppo nascosta, che fa ancora bene la sua parte. È uno di quei film che ti ricordano che far ridere è una cosa piuttosto difficile e, quando ci riesci, il risultato dura decenni. Cult.
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Blue Moon (2025): Richard Linklater è in una fase decisamente prolifica. Nel giro di pochi mesi ha presentato sia il bellissimo Nouvelle Vague (che uscirà in Italia a marzo ed è imperdibile) che questo, ricevendo per entrambi una nomination ai Golden Globes come miglior film. La storia si concentra tutta in una notte, all’interno di un bar: è il 31 gennaio 1943, sera della prima del musical Oklahoma! a Broadway che sancisce il successo della coppia Rodgers e Hammerstein. Il vecchio collaboratore di Rodgers, Lorenz Hart, interpretato da un Ethan Hawke pazzesco, passerà la serata a commentare il nuovo successo del suo protetto con i vari avventori del locale, con cui tenterà di affrontare i suoi demoni professionali e sentimentali. Forte di un collaudato impianto teatrale (non è la prima volta che Linklater affronta una storia all’interno di un unico ambiente, basti pensare al bellissimo Tape del 2001), il film si sviluppa tra dialoghi brillanti e riflessioni malinconiche, che vedono Hawke al centro di ogni scena, alternato a splendidi comprimari quali Bobby Cannavale, Andrew Scott e Margaret Qualley. Forse il film risulterebbe più interessante se si conoscesse meglio la storia di Hart, paroliere di grandi successi quali la Blue Moon che dà il titolo al film o My Funny Valentine, ma al di là di questo c’è un che di affascinante nel vedere il crollo di un grande artista che cerca di mantenere la dignità nonostante il mondo gli stia collassando intorno. Uscirà mai nelle sale italiane (o almeno su piattaforma)? Non ho una risposta, ma continuiamo ad aspettare.
•••½

Will Hunting (1997): Uno dei cult assoluti del cinema anni 90, il film che ha lanciato le carriere di due giovani e scapestrati Matt Damon e Ben Affleck, interpreti e sceneggiatori (da Oscar) di un film che poi la mano di Gus Van Sant ha reso immortale, oltre a un Robin Williams stratosferico, vero cuore della storia. Un giovane senza arte né parte fa le pulizie al MIT ed è l’unico a essere in grado di risolvere un compito di matematica pressoché impossibile. Il genio però è anche sregolatezza, per cui il ragazzo ha bisogno di una terapia che lo porti a capire la portata del suo potenziale: qui Matt Damon incontra Robin Williams e qui il film incontra la grandezza. Al di là della bellezza della storia, ho un amore incondizionato per il cinema del Massachusetts e le atmosfere di Boston: qui, dietro la struttura da film “importante” per temi e scelte narrative, c’è un’onestà emotiva rara, una voglia sincera di parlare di crescita, di amicizia e di scelte difficili. Non importa in quali anni sei cresciuto, quando vedi questo film ti innamori immediatamente degli anni 90 (e delle canzoni di Elliott Smith). “Dovevo occuparmi di una ragazza”: che altro possiamo chiedere a un film?
••••½

L’Ombra del Diavolo (1997): Stesso anno, tutt’altro genere di film. Un’idea forte, due volti riconoscibilissimi e il resto va da sé: Brad Pitt, capo di una frangia dell’IRA e nemico pubblico, vola negli Stati Uniti fingendosi operaio e trova rifugio a casa dell’ignaro ma retto poliziotto Harrison Ford, che lo accoglie come un figlio. Almeno finché gli altarini non cadono… Da adolescente ho visto più volte questo film su TelePiù e ne ricordo con piacere l’atmosfera, il conflitto tra dovere e sentimento, oltre alla bellezza di Natasha McElhone, uno dei grandi volti degli anni 90. Non è un film impeccabile, anzi, in fin dei conti è piuttosto prevedibile, ma Brad Pitt e Harrison Ford riescono sicuramente a renderlo migliore di quel che è, oltre all’esperienza di Alan J. Pakula, qui all’ultimo film della sua brillante carriera (è il regista di Tutti gli Uomini del Presidente, per dirne uno), prima della prematura e assurda scomparsa nel 1998: mentre era in auto, un tubo di metallo scagliato da un’auto in corsa proveniente dalla corsia opposta, si conficcò nel suo parabrezza, uccidendolo sul colpo. Il film lo trovate su Prime.
•••½

Corvo Rosso Non Avrai il mio Scalpo (1972): Quando ti trovi su un pullman di Flixbus e hai davanti a te 12 ore da impiegare nel tragitto tra Roma e Catania, cosa può esserci di meglio di un film di Sidney Pollack con Robert Redford da guardare sul pc? Redford decide di sparire tra le montagne per diventare un cacciatore e vivere una vita solitaria. Ovviamente le cose non andranno così, visto che si ritroverà circondato da neve, orsi, nativi americani, un bambino traumatizzato, una donna che non parla la sua lingua e una natura che può essere sì accogliente, ma anche molto ostile. Una sorta di western atipico, composto da silenzi e contemplazione, dove il mito della frontiera si ricrea sottraendo elementi, più che aggiungendoli. Niente retorica dunque, niente eroismi e, quando la violenza arriva, non è mai spettacolare, è piuttosto inevitabile. Un film malinconico, stupendo, dove la vendetta è solo parte della trasformazione di un uomo che non ha più nulla e non uno show alla Tarantino. Il cinema può essere enorme anche guardando semplicemente un uomo che cammina nella neve (oltre ad aver consegnato Jeremiah Johnson all’eternità, grazie a un meme diventato virale). Meraviglioso.
••••½

Mr Cobbler e la Bottega Magica (2014): Il regista Tom McCarthy probabilmente non vi dirà moltissimo. Si tratta di colui che ha girato un film meraviglioso: no, non questo, ma il successivo, ovvero Il Caso Spotlight. Un anno prima di sbancare agli Oscar con quel film pazzesco, McCarthy si è ritrovato a New York con Adam Sandler, Steve Buscemi e Dustin Hoffman per raccontare la favola fantasiosa di un ciabattino (Sandler) che, utilizzando una speciale macchina per cucire, può impersonare i proprietari delle scarpe che ripara semplicemente indossando quelle calzature. Grazie a questo potere il nostro, uomo con molti rimpianti e pochissime ambizioni, comincia a vivere altre vite, a scoprire nuove realtà e soprattutto a incastrare piccoli gangster locali, tentando al tempo stesso di impedire la gentrificazione del suo quartiere, in mano a una palazzinara senza scrupoli. Il film è pieno di buoni sentimenti, si basa su una manciata di idee carine e sulla simpatia malinconica di Adam Sandler, che si carica la faccenda sulle spalle riuscendo miracolosamente a portarsi a casa il risultato. Non è niente di che e non sorprende il fatto che prima d’ora non avessi mai sentito nominare questo film, ma è interessante vedere a cosa può lavorare un regista mentre nella sua testa sta preparando il colpaccio da Oscar. Lo trovate su Prime.
•••

Blade Runner (1982): Cosa si può dire di questo capolavoro senza essere banali? Non lo rivedevo da quasi dieci anni e ogni volta il film di Ridley Scott riesce a stupirti per la sua grandezza, la sua straordinaria bellezza. Tutto è perfetto: la Los Angeles piovosa, sporca, ancora oggi insuperata (e insuperabile) per potenza visiva, per l’immaginario creato. Vangelis poi non accompagna le scene con la sua musica, ma le abita, creando uno dei più grandi connubi tra immagine e colonna sonora che si siano mai visti nella storia del cinema. E dietro la fantascienza c’è un’umanità che pulsa dietro ogni istante, il rimpianto per il tempo che passa, la necessità di spostare la propria “data di scadenza” un passo più in là, creando forse il miglior antagonista mai visto in un film, Roy Batty, malinconico e letale, talmente innamorato della vita da impedire che la morte colga il suo più feroce aguzzino, Harrison Ford. Due ore di suoni, immagini e dialoghi straordinari, un’opera di filosofia, un capolavoro eterno che ancora oggi risuona in chi lo ammira. Lo trovate su Prime ed è sempre una goduria suprema.
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