Capitolo 379: Summer is Coming

Emma Stone in Kinds of Kindness

Vi avevo promesso un altro capitolo pieno di film a stretto giro di posta, dunque eccolo qui. Per i cinefili e le cinefile residenti a Roma la buona notizia è che dal 24 al 30 giugno si svolgerà la consueta rassegna “Cannes a Roma”, con i migliori film dell’ultimo festival francese in programmazione nelle sale della Capitale. Una splendida occasione per crearsi il proprio festival personale, incastrando date, orari, proiezioni (sperando di riuscire a vedere qualcosa, visto che trovare i biglietti spesso è piuttosto impegnativo). Per il resto, in quest’ultimo respiro di primavera, non ci sono grandi notizie da segnalare. Summer is coming…

Tre Volti (2018): Questo film, ennesima opera illegale di Jafar Panahi, girata all’insaputa del governo, si apre con il regista in viaggio insieme all’attrice Behnaz Jafari per un villaggio nel nord dell’Iran. Una ragazza ha girato un video in cui sembra che si sia tolta la vita, poiché oppressa dalla sua famiglia, pesantemente conservatrice. Nel video la ragazza spiega che aveva chiesto all’attrice, molto amata dai suoi famigliari, di intervenire per poter convincere i genitori a lasciarla partire per Teheran e che, non avendo ricevuto risposta, abbia deciso di togliersi la vita. Per indagare su questo video e sulla ragazza che lo ha girato, Panahi e Jafari si scontrano con una cultura e delle tradizioni molto lontane da quelle a cui sono abituati, in un villaggio governato da leggi proprie e dove l’unica artista è stata esiliata ai confini del territorio. Con Panahi non si sa mai dove finisca la finzione e inizi il documentario, e viceversa, ed è questo l’elemento di forza di una narrazione in cui non sai mai cosa poterti aspettare, in un enorme omaggio a Kiarostami (nell’interazione tra i protagonisti, in auto, e le persone del luogo, fuori dal finestrino). Bellissimo.
•••½

Kinds of Kindness (2024): Spesso e volentieri Yorgos Lanthimos nei suoi film non spiega il motivo per cui succedono certe cose, non ci dice le premesse, né il motore che muove certi personaggi. Semplicemente ci mette davanti ai fatti e, se volete godervi il viaggio, li dovete accettare. Non fa molta eccezione questo trittico di episodi, uniti tutti da un personaggio più che secondario, l’elicotterista R.M.F., che di volta in volta, in ordine non cronologico, muore, vola e mangia un panino (capirete perché). Emma Stone, Jesse Plemons, Willem Dafoe e Margaret Qualley interpretano tre personaggi a testa, uno per ogni episodio (addirittura Qualley ne interpreta quattro), in un film che parla di accettazione, sesso, cibo, perversione, ma anche di dipendenza affettiva. Sembrerebbe quasi un triangolo di realtà parallele, in cui ogni personaggio porta in sé il seme degli altri due. Chi ha conosciuto Lanthimos per La Favorita o Povere Creature, farà fatica ad arrivare in fondo, chi lo ha amato per il suo straordinario cinema precedente, troverà anche qui buon pane per i suoi denti.
•••

Quell’Estate con Irene (2024): Dopo un buonissimo esordio con Sole, nel 2019, Carlo Sironi torna dietro la macchina da presa con un film premuroso, che si prende cura dello spettatore, evitando di trasmettergli ansia e negatività, ma lasciando semplicemente spazio e respiro al soave soffio di un’estate memorabile. Due adolescenti, malate oncologiche, fuggono dalla struttura che le ha in cura per vivere la loro prima, vera estate, in una casa affacciata sul mare. Non succede molto e le emozioni, quando sono sul punto di nascere, vengono sempre trattenute per premiare un equilibrio che sottrae alla vicenda i guizzi necessari al salto di qualità, forse a causa di una coppia di protagoniste molto brave ma un po’ troppo bidimensionali. Se la bellezza delle prime esperienze e la complicità adolescenziale arrivano perfettamente oltre lo schermo, tutto il peso dei timori per il futuro, per le condizioni di salute, ci viene tolto, lasciando chi guarda piuttosto sereno, anche laddove dovrebbe quantomeno esserci il timore che qualcosa di terribile possa trovarsi dietro l’angolo. Dietro l’angolo però c’è solo una bella occasione non sfruttata perfettamente. Sui titoli di coda, apprezzabilissima la scelta di utilizzare una delle canzoni dei Cure più sottovalutate di Wish, cioè To Wish Impossible Things, che ben si sposa con il film.
•••

Starlet (2012): Quarto film di Sean Baker, il primo con attori professionisti, ed ennesimo meraviglioso ritratto di vite di periferia, tra sobborghi non solo geografici, ma dell’anima, con un’incantevole coppia di outsider. La splendida Dree Hemingway (figlia della giovane Tracy di Manhattan e bis-nipote di Ernest) è una pornostar agli esordi che, per arredare un po’ meglio la stanza in cui vive, va a comprare alcuni oggetti di seconda mano. Da un’anziana vedova acquista un thermos, che vuole utilizzare come vaso, al cui interno però trova circa 10mila dollari. Dopo un vano tentativo di restituire i soldi, la ragazza stringe una sincera amicizia con l’anziana, una strana coppia che però esplode di umanità, che ci accompagna mano nella mano fino alle emozioni finali. Una nota per Besedka Johnson, che interpreta l’anziana vedova Sadie: questo è stato il suo primo ed unico ruolo in un film, essendo scomparsa l’anno seguente. Ad ogni modo, un eccellente antipasto, in attesa di vedere Anora, l’ultimo film di Baker (che ha vinto la Palma d’Oro a Cannes). Nel frattempo, consiglio caldamente di recuperare anche Tangerine, Un Sogno Chiamato Florida e Red Rocket, che sono uno più bello dell’altro.
•••½

La Cospirazione del Cairo (2022): Dopo il successo di Omicidio al Cairo, Tarik Saleh, regista svedese di origini egiziane, rilancia con un altro buonissimo thriller che coinvolge le alte sfere della politica egiziana (il motivo per cui anche questo film è stato girato all’estero, visto che il regista è stato bandito dall’Egitto). Quando muore l’Imam che dirige una delle più prestigiose università del Cairo, c’è grande fermento per conoscere il nome del suo successore. I servizi segreti vogliono che venga scelta una figura affine al presidente, per questo motivo si avvalgono di una matricola, il figlio di un pescatore, per muovere i fili dall’interno della struttura. Miglior sceneggiatura al Festival di Cannes, è un film molto valido, intenso, che scorre sui binari previsti senza particolari scossoni. Ormai con i thriller siamo talmente abituati ad aspettarci un plot twist che, quando praticamente non c’è, forse ne sentiamo un po’ la mancanza, ma nel complesso è un’opera notevole (per quanto mi riguarda è stata anche penalizzata dall’aver visto il film doppiato, che mi ha impedito di entrarci davvero).
•••

Cold Weather (2010): Aaron Katz è un nome di spicco all’interno di quella nicchia del cinema indipendente che prende il nome di mumblecore. In questo suo terzo film racconta la storia di uno studente di scienze forensi che, dopo aver lasciato gli studi, torna nella natia Portland, in Oregon. Qui la sua ex ragazza sparisce improvvisamente nel nulla e il protagonista, aiutato dalla sorella e da un nuovo collega di lavoro, si lancia alla sua ricerca, forte anche della sua enorme passione per Sherlock Holmes. L’idea di fondere le atmosfere del cinema mumblecore in una sorta di film thriller non è male, così come alcune trovate registiche, il problema è che forse manca qualcosa, un guizzo, un’idea e alla fine si ha come l’impressione che non si tratti né di carne né di pesce. Se volete dargli una chance, lo trovate su Mubi.
••½

Dree Hemingway in Starlet di Sean Baker

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