“Lost” è finito: ecco la spiegazione finale

Si è conclusa la serie televisiva più rivoluzionaria, geniale e profonda mai esistita: “Lost”. Ha accompagnato milioni di fan in tutto il mondo per sei lunghi anni, raccontandoci a modo suo la religione, la filosofia, la scienza, l’opposizione tra il destino e il libero arbitrio, tra la fede e la razionalità. L’ultima puntata, “The End”, sembra però aver lasciato aperte molte interpretazioni della serie. Quella più probabile, a detta di uno degli sceneggiatori della serie, rimasto misteriosamente nell’anonimato, è la seguente (chi non ha ancora visto le ultime puntate e non intende rovinarsi la sorpresa non vada oltre nella lettura).

Ogni cosa che abbiamo visto nelle sei stagioni di “Lost” era vera, ovviamente: l’incidente aereo è avvenuto realmente, ma sono sopravvissuti, hanno scoperto i famigerati “altri” e la Dharma, fino a capire che l’isola era la bilancia del bene e del male nel mondo. Questo era il segreto dell’isola, ha sempre avuto questo ruolo e sempre lo avrà. Jacob doveva proteggere questa bilancia, doveva proteggere l’isola, non è stato il primo e Hugo non è stato l’ultimo, il punto chiave è che Jacob ha dovuto fare i conti con un nemico (MiB) che né Hugo né la madre hanno dovuto affrontare, un nemico che poteva distruggere l’isola e di conseguenza stravolgere l’equilibrio del mondo. L’uomo in nero è stato creato da Jacob, è stato lui a creare il diavolo, e lui ha dovuto trovare un modo per ucciderlo.

Tuttavia Jacob non poteva uccidere MiB, motivo per cui ha dovuto creare dei candidati, delle persone da portare sull’isola con lo scopo di uccidere il nemico. Ogni persona sull’isola ha contribuito ad aiutare Jack a fermare la minaccia, forse tutto era stato già previsto dallo stesso Jacob. Questi ha portato per decenni, per interi secoli, dei candidati sull’isola, ma ogni volta essi finivano per farsi corrompere dall’uomo in nero fino a uccidersi l’uno con l’altro. L’arrivo di Richard è stato decisivo per far comprendere a Jacob che lui avrebbe dovuto avere un ruolo più attivo, avrebbe dovuto dare una spintarella al destino. Anche la Dharma probabilmente è arrivata lì grazie a Jacob, ma MiB ha reso tutto vano corrompendo Ben, che invece aveva sempre pensato di fare il lavoro di Jacob. Per questo sin dall’inizio Ben e gli altri hanno cercato di uccidere Jack e soci: erano tutti candidati, motivo per cui MiB li voleva morti, ma non poteva ucciderli da sé, aveva bisogno di Ben per farlo.

Fondamentale la questione riguardante il libero arbitrio: Jacob voleva che i suoi candidati avessero ciò che lui e suo fratello non hanno mai potuto avere, ovvero la libertà di scelta. Jacob li ha strappati ad una vita che non funzionava portandoli sull’isola, ma una volta lì sono sempre stati liberi di comportarsi secondo la propria natura e le proprie scelte. In quest’ottica Destino contro Libero Arbitrio e Scienza contro Fede sono sempre stati i punti portanti della serie. “Lost” ci ha mostrato come nella vita siamo tutti collegati a certe persone che per noi rappresentano momenti decisivi della nostra esistenza, e alle quali saremo collegati anche nel passaggio da una vita all’altra; un’interpretazione decisamente mistica e religiosa, ma senza dubbio affascinante ed emozionante. Inconsciamente i personaggi della realtà alternativa della sesta serie hanno creato un mondo dove esistere come in un purgatorio, in attesa di risvegliarsi e di ritrovarsi tutti insieme, l’uno con l’altro. Una volta ritrovatisi saranno in grado di andare avanti. “Lost” si dimostra dunque una serie legata anche al concetto di vita nell’aldilà, e per quanto si possa non essere religiosi o spirituali (come il sottoscritto), l’idea di vivere e morire insieme è profonda e senza dubbio commovente.

Secondo questo fantomatico sceneggiatore, la fine di “Lost” è stata scritta alla fine della prima serie e non è mai cambiata. La scena finale, da quando Jack tocca la bara fino all’occhio che si chiude, è stata scritta da J.J. Abrams e non è stata più toccata. Per chi si chiede perché Ben non fosse presente nella “rimpatriata”, scegliendo di restare fuori, la risposta è che probabilmente Ben non avesse ancora finito il suo compito nella realtà alternativa: così come Desmond e Hugo avevano risvegliato i loro compagni, anche Ben aveva bisogno di risvegliare alcune persone per lui importanti (la Rousseau, Alex, Ethan e chissà chi altro).

“Lost” ci lascia dopo sei anni intensi, con alcuni picchi di livello difficilmente eguagliabile: basti pensare alla celebre costante di Desmond (“La costante”), il “Not Penny’s boat” scritto sulla mano di Charlie (“Attraverso lo specchio”) e gli indimenticabili cinque momenti più belli della vita dello stesso Charlie (“Greatest Hits”), solo per citarne alcuni. Basti pensare ai continui rimandi alla filosofia e alla scienza (già richiamata nei cognomi di molti personaggi, da Locke a Hume, da Faraday a Rousseau), alla contrapposizione epica tra bene e male, e alle emozioni che un grande show e i suoi strepitosi personaggi hanno saputo dare.
Comincia così il mondo dopo Lost…

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