
Richard Kelly, già regista di Donnie Darko, torna con un thriller che, onestamente, non si regge in piedi un istante. Certo, confesso di non essere neanche tra quelli che hanno piazzato il succitato Donnie Darko sul piedistallo della storia del cinema: si trattava di un buon film destinato a diventare un cult movie. Un percorso che The Box non rischia nemmeno di sfiorare, visto che fa davvero acqua da tutte le parti. Chiariamo: qui non si parla male di film per il semplice gusto di farlo, accade solo quando una pellicola tenta di prenderci in giro e questo ne è il caso.
La famiglia Lewis, durante un periodo non proprio felice, riceve un curioso pacco: al suo interno c’è una scatola di legno con un pulsante rosso. Un uomo dal volto sfigurato comunica ai Lewis che se premeranno il pulsante avranno un milione di dollari in contanti, ma nello stesso momento qualcuno che non conoscono morirà. Il pulsante viene premuto sulle parole «è solo una scatola di legno» e i Lewis si troveranno ben presto a dover sopportare le conseguenze del loro gesto.
Certo, se un’offerta del genere fosse credibile il dilemma morale sarebbe terribile e angoscioso, ma è proprio l’idea di partenza a non essere in grado di provocare la tanto celebre sospensione dell’incredulità. Questo perché se i Lewis avessero avuto davvero la prova della serietà di questa offerta avrebbero agito in maniera forse differente, ma non è plausibile giudicare il loro gesto se loro per primi non sono certi che qualcuno sarebbe morto. Ma a parte questo, ciò che il film prova a comunicarci è che ogni nostra scelta provoca delle conseguenze, la questione sul libero arbitrio però è trattata con una superficialità e una svogliatezza tale da risultare fastidiosa. Pollice verso, da ogni punto di vista.


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