Recensione “Il rifugio” (“Le refuge”, 2010)

I francesi sono piuttosto bravi in questo: ogni tanto fanno uscire un film in cui sembra non succeda nulla per novanta minuti, mentre in realtà accadono moltissime cose. E anche qui di cose ne accadono parecchie, nonostante la vita dei protagonisti, che scorre quasi senza tempo nel rifugio sul mare. Ozon torna ad accarezzare il tema della maternità dopo il fantasioso “Ricky”, stavolta lascia da parte ogni elemento fantastico per accompagnare la gestazione di una donna sola e fragile (bravissima Isabelle Carré).

Un’overdose uccide Louis, lasciando in fin di vita anche Mousse, la sua donna. La ragazza si salva per miracolo, e i dottori le comunicano che è incinta di otto settimane. Nonostante l’opposizione dei famigliari di Louis, che non vorrebbero il bambino di Louis in mano ad una tossicodipendente, Mousse decide di portare avanti la gravidanza e si trasferisce in una casa isolata vicino al mare. Qui viene raggiunta da Paul, il fratello di Louis, che nonostante l’accoglienza fredda e rigida riuscirà a far breccia nella fiducia di Mousse, instaurando con lei un legame intenso e sincero.

Ozon gira per la prima volta in HD, e approfitta del digitale per cogliere ogni sfumatura del paesaggio e della luce naturale, mentre i suoi personaggi si cullano tra le onde del mare e il vento che accarezza l’erba. C’è molta poesia in questo suo lavoro, è ispirato, intenso, diretto, non cerca di nascondersi ma al contrario è sincero in ogni scena: con una storia di maternità sarebbe semplice arruffianarsi il pubblico, ma non è questo che interessa al regista, e il suo modo di raccontare ci permette di accettare anche un finale inaspettato ma in fin dei conti davvero dolce.

pubblicato su Livecity

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Un commento Aggiungi il tuo

  1. AlDirektor ha detto:

    Ciao Alessio, se passi da me,  scoprirai che ti ho citato. ;)Un saluto.

    "Mi piace"

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