Dopo il lungo weekend pasquale di pioggia e buio era tempo di tornare alla nostra vita da cinefilo. In questo capitolo un paio di film usciti in sala, anteprime stampa e una visita fugace al Festival del Cinema Francese a Roma. Ma già ho adocchiato un po’ di film da vedere prossimamente, francamente non so quando, ad ogni modo sarete i primi a saperlo, come al solito.
Notizie dagli Scavi (2011): Una certa tendenza del cinema italiano è quella di mostrare film noiosi e sciapi con la pretesa che si tratti di una grande opera, magari intima e dolce. Maddechè. Se in novanta minuti la cosa migliore sono le immagini da depliant turistico della bellissima Villa Adriana a Tivoli, significa che c’è qualcosa che non va. Battiston è bravo, grande e grosso, ma reggere un film sulle spalle è faticoso e stavolta non ce la fa neanche lui.
L’Altra Verità (2011): Ken Loach, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Il suo Route Irish non è il miglior film che ha girato negli ultimi anni ed è proprio questo il pregio di Loach: anche quando un suo film non è bello come gli altri, è comunque pur sempre un gran bel film. Da vedere, che ve lo dico a fare.
Come Acqua per gli Elefanti (2011): Il trailer mi ispirava, a dire la verità non so neanche io perché, sarà stata la stima che provo per due attori come Reese Whiterspoon e Christoph Waltz, ed è per questo che mi aspettavo un film quantomeno guardabile. Niente di tutto ciò, Pattinson non va oltre le due espressioni facciali, ogni scena è prevedibile, persino i dialoghi e vi suggerisco di usare la frase finale (qualcosa tipo “non sto fuggendo, sto tornando a casa”) per andare via dal cinema a metà film, sempre se ritenete necessario andarci.
Uomini Senza Legge (2010): Once upon a time in Algeria. Oh, questo sì che è un bel film. Epico, ambientato in un contesto reale come la decolonizzazione algerina e gli scontri tra l’organizzazione per l’indipendenza dell’Algeria e la Francia colonizzatrice. Tre fratelli, diversi tra loro, in una Parigi di sangue. Bello, in concorso a Cannes l’anno scorso e già questo è segno di qualità. Una sorta di Padrino algerino, con la giusta dosa di epicità.
Le Bruit des Glaçons (2010): Visto a Rendez-vous, il festival del cinema francese a Roma. Il film è particolare, forse un po’ troppo surreale e finisce col sembrare un po’ troppo uno spettacolo teatrale, ma l’idea è gustosa (un cancro va a casa del malato per vivere insieme a lui). Ora, alla Casa del Cinema c’era una ragazza francese che lavorava per il Festival, biondina, con i capelli né corti né lunghi, di cui ovviamente mi sono innamorato perdutamente. All’uscita del film non c’era più, quindi trovatemela voi per favore.


Lascia un commento