Capitolo 193

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A vele spiegate verso il capitolo 200: sono ormai cinque anni che questa rubrica vi accompagna e ancora non vi siete stancati di leggermi, così come io non mi sono stancato di vedere film e parlarvene in poche righe. In questo capitolo ben nove film (l’aumento della media è causato dalla mia partecipazione nella giuria del My French Film Festival, festival cinematografico online dedicato al cinema francese). Quindi bando alle chiacchiere ed entriamo nel vivo.

Frankenweenie (2012): Tim Burton allo stato puro. Ispirato ad un suo cortometraggio girato nel 1984, il regista torna al cinema d’animazione realizzando un film probabilmente meno bello di “Nightmare before Christmas” e de “La sposa cadavere”, ma ad ogni modo piacevole. E poi, un film d’animazione in bianco e nero, ma chi altro poteva farlo? Da vedere (ma non spendete soldi in inutili 3D, fate come me e cercate un cinema che lo proietti in 2D).

Tutti gli uomini del presidente (1976): Che piacere rivedere capolavori come questi. Quanto è appassionante vedere un giornalista che sa fare il proprio lavoro, la passione che ci mette, l’energia che trasmette. Forse è proprio per questa energia che da bambino volevo diventare giornalista, mentre ora sono un fotografo che scrive di cinema, pensate un po’. Ma non è di questo che stavamo parlando, ma di Dustin Hoffman e Robert Redford, nel film definitivo sul Watergate. Meraviglioso.

Re della terra selvaggia (2012): Ci sono state due proiezioni per la stampa e sono andato entrambe le volte, per vedere e rivedere questo gioiello proveniente dal Sundance e arrivato fino agli Oscar. Emozionante, interpretato in modo spettacolare da una manciata di attori esordienti, va visto in lingua originale, se possibile.

The Master (2012): Si parla tanto di questo film, e se n’è parlato tanto a Venezia. Al di là degli attori stratosferici mi sono annoiato. Mi ha dato come l’impressione che non succedesse niente per due ore e mezza, e alla fine non è che succeda tutto sto granché. Mi aspettavo molto di più, delusione, ma visto che tutti parlano di filmone e io sono abbastanza aperto mentalmente, fatemi capire perché mi sto sbagliando.

Donoma (2011): Film francese costato 150 euro (sì, centocinquanta!), probabilmente il film meno caro della storia. Una serie di storie che si intrecciano sullo sfondo di una banlieue parigina. Un film indie allo stato puro, ma troppo lungo (due ore e mezza) e a tratti inconsistente. Non mi ha fatto impazzire ma va apprezzato lo sforzo e la passione.

The Anderson tapes (1971): Film di Sidney Lumet meno celebre rispetto ai grandi titoli della filmografia del regista, ma ad ogni modo un film interessante. Sean Connery esce di prigione e mette su una banda per rapinare un intero palazzo di New York. Alterna ironia a momenti di tensione. Fa il suo, onesto.

Il muro di gomma (1991): Dopo le notizie di questi giorni a proposito di Ustica, ho pensato di vedermi questo film di Marco Risi, il cui trailer mi era rimasto impresso sin dall’infanzia. Ancora un film su un giornalista che conduce un’inchiesta, circondato da un muro di omertà, di paura e da continui e reiterati tentativi di insabbiamento. Appassionante dall’inizio alla fine. Bellissimo.

Radiostars (2012): Una sorta di “I Love Radio Rock” in versione francese. Un programma radio di successo subisce un crollo degli ascolti. Il boss manda i suoi speaker e tutto lo staff in giro per la Francia per recuperare gli ascoltatori perduti. Città dopo città il viaggio in pullman si trasformerà in un’occasione per riscoprirsi. Non aspettatevi una gran colonna sonora, ma comunque un film molto carino.

Looper (2012): Sarò onesto, non gli avrei dato una lira e invece è proprio un buon filmetto. Certo, niente di incredibilmente memorabile, ma sono due ore che trascorrono rapide e indolori, piacevolmente. E soprattutto va detto che Joseph Gordon-Levitt sta diventando un attore in gamba, che sa scegliere bene i film in cui lavorare. Viaggi nel tempo, un bambino inquietante, Bruce Willis: tre buoni motivi per vederlo.

pubblicato su Livecity

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