Eccoci ancora qui, per il sesto anno della mia rubrica preferita. Pensavate di esservi liberati della mia vita da cinefilo, giunta come vedete al Capitolo 205, mentre invece scrivo ancora queste righe confuse sui film visti nelle ultime (due o più) settimane. Sono tante le novità di questo sesto anno, a partire dall’approdo del blog su Facebook, dove oltre a veder pubblicati i link agli articoli e alle recensioni, trovate anche un simpaticissimo album dedicato alle più belle frasi dei film. Sì, ho finito di farmi pubblicità, passiamo dunque ai film, che tra una stagione e l’altra si sono accumulati (e infatti sono ben dieci).
L’Arbitro (2013): Film d’esordio di Paolo Zucca, una sorpresona! Divertente, grottesco, ma anche epico, solenne. Fotografia meravigliosa, un sopraffino gusto per le immagini. La rivalità tra due squadre di terza categoria sarda e le ambizioni di Stefano Accorsi, arbitro internazionale che punta alla finale di Champions. Fossi in voi andrei a vederlo di corsa, che vi piaccia o no il calcio.
Elysium (2013): “District 9” era talmente interessante che ho pensato di dar fiducia a Neil Blomkamp nonostante il film mi sembrasse una bella cazzata. Dovrei dar retta al mio istinto, alle mie sensazioni, e smetterla di avere sempre fiducia nel genere umano. Si salvano alcune cose, ma in linea di massima un film piuttosto inutile.
Mood Indigo (2013): Michel Gondry si ama o si odia. Da queste parti non nascondiamo di fare il tifo per lui, anche quando si spinge un po’ oltre, mettendo in scena nientepopodimenoche un romanzo cult di Boris Vian. Schizofrenico nella scelta delle emozioni (gioioso nella prima parte, malinconico nella seconda), geniale nelle trovate, lascia un po’ l’amaro in bocca, ma questo fa parte del gioco. Secondo me è da vedere, anche se ho preferito nettamente di più “L’arte del sogno”.
Stand by me (1986): Classicone degli anni 80 tratto da un racconto di Stephen King. Uno di quei film storici che ogni volta ne sento parlare e penso: “ah diamine non l’ho ancora visto!”. Beh, adesso non lo dirò mai più. Quattro ragazzini problematici e un po’ sfigatelli vanno alla ricerca di un cadavere. Sarà l’avventura più bella delle loro vite. Aah, gli anni 80, il cinema per ragazzi di quel decennio non tornerà mai più. Bellissimo.
E giustizia per tutti (1979): Uno dei film meno celebri di Al Pacino e, secondo me, tra i più interessanti. Un avvocato con un forte senso di giustizia è costretto a difendere il suo peggior nemico: un giudice perverso, malvagio, assolutamente stronzo. Situazioni che sbalzano dal comico spinto al drammatico totale, ma tutte perfettamente funzionali ai fini della storia. Personaggi splendidi. Da recuperare.
Berlinguer ti voglio bene (1977): Altro classico italiano che non avevo ancora visto. A tratti pesante, un po’ troppo volgarotto (ma io sono l’ultimo che può lamentarsi di una cosa del genere), ha però alcuni spunti assolutamente geniali. Benigni sugli scudi, soprattutto nello strepitoso monologo dopo aver saputo della morte (in realtà non vera) della madre. Andava visto.
Rush (2013): Sorpresa. Grande film, non molla un momento, tiene sempre con il fiato sospeso nonostante si conoscesse già la storia (o almeno in parte). Ron Howard conferma di dare il meglio di sé con i film tratti da storie realmente accadute (vedi “Apollo 13”, “A beautiful mind”, “Cinderella man”, “Frost / Nixon”) e con quest’ultima fatica punta direttamente ai premi Oscar. Posso azzardare? Ne vincerà quattro, non so quali però.
Il futuro (2013): Film italo-cileno con Rutger Hauer e Nicolas Vaporidis. Ok, non recitano mai insieme nella stessa scena, ma ad ogni modo è un film con il replicante Roy di “Blade Runner” insieme a Nicolas Vaporidis, e la cosa mi ha fatto un po’ sorridere. Locandina brutta, sceneggiatura media, un’attrice protagonista bravissima (Manuela Martelli, e pensare che qualche anno fa studiavamo all’università gomito a gomito…!). Bisognerebbe dare fiducia a questi film, ma non ci spenderei 7 euro… Magari 5 euro di pomeriggio, dai.
Bling Ring (2013): Nuovo film della Coppola, non va oltre la sufficienza. Interessante la storia (vera) di fondo, Emma Watson è diventata bravissima, ma il film è un po’ ripetitivo e a tratti didascalico. Una sola cosa: già “Spring Breakers” parlava di ragazzine ottuse ossessionate da glamour, soldi e la facciata vuota della società americana, ora “Bling Ring”. Non è che si sta aprendo un nuovo filone cinematografico? No, vi prego, risparmiatecelo. Cioè, non per essere volgari, ma non ce ne può proprio fregare di meno.
Aujourd’hui (2012): Film franco-senegalese di Alain Gomis. Un giovane torna in patria dopo aver studiato all’estero e sa che sarà il suo ultimo giorno di vita. Attraverso l’incontro con le persone del suo passato e soprattutto con i luoghi del suo cammino il protagonista riscopre il valore di ciò che sta per lasciare. Film davvero molto bello, anche se (diamine!) mi sono addormentato. Non so come farete a trovarlo, ma è da vedere!