Capitolo 208

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Novembre, con la sua pioggia purtroppo devastante, sta lentamente finendo. il mese che ci ha portato il Festival di Roma e quello di Torino, il mese che ci ha regalato un film meraviglioso come quello di Farhadi (il film del mese, senza dubbio) e in cui abbiamo annunciato una simpatica novità: quella di Una Vita da Cinefilo Magazine, che speriamo riuscirà a rendere più piacevole la vostra esperienza con questo blog. Torniamo a noi: in questo capitolo ben dieci (10!) film. Quindi basta chiacchiere e diamoci dentro.

Miss Violence (2013): Un’amica, tra le responsabili della sua selezione a Venezia, me l’aveva caldamente consigliato: sembrava quasi che avesse adottato questo film, ne avesse a cuore le sorti, gli volesse proprio bene. Sono andato dunque a guardarlo con le migliori intenzioni: il trailer era affascinante e la locandina tremendamente bella. Il film invece? Una grande delusione, fastidioso, sembrerebbe quasi che cerchi di imitare lo stile di Haneke senza però essere Haneke (con tutto il rispetto per il greco Alexandros Avranas). Disturbante.

Prova a prendermi (2002): Da quando è cominciato il brutto tempo ho ripreso la meravigliosa abitudine di restare a casa la sera e recuperare qualche film del passato che non ho mai visto. Già, forse ero l’unico a non aver visto questo bel film di Spielberg, ovviamente non uno dei suoi grandi classici, ma comunque un bel film. L’effetto “piumone mentre fuori piove” l’ha reso probabilmente ancora più bello di quanto effettivamente fosse. Piacevolissimo, ad ogni modo.

Il tocco del peccato (2013): Dopo la proiezione a Cannes l’hanno definito il miglior film cinese di sempre. Non mi sento così preparato da confermare queste parole, ma penso di poter dire che probabilmente è uno dei più bei film cinesi che abbia mai visto (il migliore resta per me, credo, “La foresta dei pugnali volanti”). Quattro episodi di violenza quotidiana, in una Cina sempre più frustrata e opprimente. Splendido (correte a vederlo prima che lo tolgano dalle sale!).

Alta fedeltà (2000): Il libro dal quale è tratto il film è il mio libro preferito in assoluto. Di recente mi sono messo a rileggere il romanzo di Nick Hornby per la quinta volta (diciamo che accompagna la mia vita, ad intervalli regolari): appena l’ho finito non ho resistito al richiamo dell’ennesima visione del film di Stephen Frears. Spassoso, divertente, ironico ma anche a tratti malinconico, un film che i trentenni di oggi (ma pure quelli di domani) non dovrebbero mai perdersi.

Room 237 (2013): Sono mesi che sento parlare di questo documentario con molta curiosità. Il film di Rodney Ascher letteralmente viviseziona “Shining” di Kubrick, divertendosi a cercare indizi tra le scenografie, gli abiti, le posizioni dei personaggi e degli oggetti, mandando avanti e indietro tutto il film. La teoria più affascinante? Quella secondo la quale “Shining” altro non è se non la confessione da parte del regista di aver girato lui stesso la scena del famigerato sbarco sulla Luna. Affascinante.

Il passato (2013): Tra i registi contemporanei Ashgar Farhadi è senza dubbio uno dei miei preferiti. Avevo amato “About Elly”, ero impazzito per la bellezza di “Una separazione”, e adesso sono totalmente fissato per “Il passato” (e per Berenice Bejo, ma questo è un altro discorso). Un film in cui le trame si mescolano, in cui le confessioni si trascinano fino a sgorgare in un finale commovente. Mai banale, mai noioso, mai prevedibile: senza ombra di dubbio il più bel film del mese (che entra dritto dritto nella classifica dei migliori film dell’anno).

Rushmore (1998): Ve l’ho detto, sto approfittando della pioggia per passare le serate in camera a vedere film, sotto il piumone, mentre fuori fa freddo. Lo so, è un cliché piuttosto abusato, ma pensateci: non è il migliore tra i cliché? Come un paio di mesi fa mi ero messo in testa di recuperare un po’ di film dei Monty Phyton, ora mi sono deciso a recuperare tutto ciò che non ho visto di Wes Anderson. “Rushmore” mostra già segni evidenti di genialità, nonostante il budget ridotto e nonostante il regista sia ancora un po’ acerbo. Interessante vedere un genio agli esordi. Ora mi manca solo “Un colpo da dilettanti”, il suo primo film, e sto a posto.

Venere in pelliccia (2013): Coincidenza o meno, questo è il quarto film di questo mese ad esser passato sotto il giudizio del Festival di Cannes del maggio scorso. Polanski insiste nel portare il teatro al cinema: se in “Carnage” l’operazione era pienamente riuscita (anche perché il film era piuttosto divertente), qui il gioco a due tra i meravigliosi Mathieu Amalric e Emmanuelle Seigner alla lunga annoia un po’ (anche se i loro continui cambi di ruolo sono straordinari). Senza dubbio sopra la sufficienza, ma comunque non troppo.

Don Jon (2013): Primo film da regista per Joseph Gordon-Levitt. Un’ora e mezza di fastidiosi cliché uno dopo l’altro, di superficialità, di attori svogliati, di dialoghi scritti male. Non mi è piaciuto per niente, se non si fosse capito.

Assassinio sull’Orient Express (1974): Sidney Lumet incontra uno dei romanzi più celebri di Agatha Christie. Andrebbe visto solo per questo. Aggiungeteci un cast pazzesco, composto da (vado a memoria): Albert Finney che fa Poirot, Lauren Bacall, Ingrid Bergman, Jacqueline Blisset, Jean-Pierre Cassel, Sean Connery, Anthony Perkins, Vanessa Redgrave e Martin Balsam. Un giallo appassionante, neanche a dirlo, è assolutamente da vedere.

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