Recensione “Philomena” (2013)

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Quando il cinema trova il giusto equilibrio tra passione, intensità, dramma e ironia, quel che ne esce fuori è un film come questo. Stephen Frears, capace nella sua carriera di alternarsi tra “My Beautiful Laundrette” e “Alta Fedeltà”, tra “Lady Henderson Presenta” e “The Queen”, tanto per citarne alcuni, stavolta fa suo il progetto di Steve Coogan (produttore, sceneggiatore e co-protagonista del film) e realizza forse la sua opera più matura, una summa del suo cinema, in cui lo straordinario vigore di Judi Dench, ingenua ed elegante, si alterna alla fredda ironia del già citato Coogan, scaltro e acuto. L’istintività dell’una e l’intelletto dell’altro portano sullo schermo una strana e formidabile coppia, una madre addolorata e un giornalista deciso, cuore e mente di una storia indimenticabile, la vera storia di Philomena Lee.

Nell’Irlanda ultra-cattolica degli anni 50, Philomena, ancora adolescente, resta incinta. Ripudiata dalla famiglia, viene accolta in un convento dove può partorire ma vedere suo figlio soltanto un’ora al giorno. All’età di tre anni il suo bambino viene dato in adozione ad una facoltosa coppia di americani; Philomena, distrutta dal dolore, pensa di averlo perso per sempre. Negli anni 2000 il giornalista disoccupato Martin Sixmith viene per caso a conoscenza della storia di Philomena: deciso a realizzare un articolo importante, Martin aiuterà l’anziana donna nella ricerca del figlio scomparso.

Accompagnato dalle soffici melodie di Alexandre Desplat, Stephen Frears restituisce perfettamente la sensazione di trovarsi su un sentiero che non sappiamo dove condurrà: costantemente in equilibrio tra la voglia di sapere e la paura della verità, tra registro drammatico e ironico, tra la tenerezza dell’istinto e la rigidità dell’intelletto, tra il cinismo  e la disillusione di un ateo e la speranza e l’ingenuità di una credente. Una sorta di road-movie atipico in cui le regole vengono continuamente riscritte, dove le verità tornano a galla dopo anni di silenzi, dove il cinema sa raccogliere una storia realmente accaduta trasformandola in un trionfo dell’animo umano.

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