Se c’è una cosa che amo davvero molto nei film di Asghar Farhadi sono i suoi personaggi: i protagonisti dei suoi film sono tutti talmente reali nella loro umanità che potrebbero essere tranquillamente delle persone che conosciamo. Questa è infatti la seconda cosa che amo davvero molto nei film di Asghar Farhadi: la capacità di raccontare delle storie universali, che potrebbero svolgersi ovunque, storie che tra le righe però raccontano moltissimo della società iraniana contemporanea (in tal senso mi ha colpito molto una scena di pochi secondi che si svolge all’interno di un taxi).
Emad e Rana, giovane coppia di attori teatrali, sono costretti a lasciare casa loro per urgenti lavori di ristrutturazione. Il loro amico Babak li aiuta a sistemarsi in uno dei suoi appartamenti, omettendo però i trascorsi della precedente inquilina, causa di un incidente che cambierà drasticamente le loro vite.
Dopo “About Elly”, il premio Oscar “Una Separazione” e “Il Passato” (unici film del regista che hanno avuto una distribuzione in Italia, se non sbaglio), Farhadi continua ad indagare sulle molteplici sfumature delle relazioni umani, in particolare tra un uomo e una donna, di cui conosciamo nuovi aspetti delle loro personalità man mano che la vicenda va avanti e i punti oscuri vengono alla luce. Terza cosa che amo davvero molto nei film di Asghar Farhadi: la facilità con cui racconta vicende complesse senza appesantire mai i suoi film, mantenendo sempre alto il ritmo e non cedendo mai alla retorica. Molto bello.
