Recensione “Tutti i soldi del mondo” (“All the money in the world”, 2017)

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Quando gli americani girano un film in Italia c’è sempre qualcosa che non mi convince: saranno tutte quelle vespe o le macchine della Fiat, saranno alcuni attori italiani, non lo so. Ma non è questo il punto. Eppure la storia, tratta da un reale fatto di cronaca, dovrebbe essere piuttosto intensa, gli attori abbastanza in palla, la regia senza dubbio ammaliante. Che vi devo dire, nonostante tutti questi elementi che faranno sicuramente apprezzare il film, a me non è piaciuto. E non è certamente colpa di Romain Duris o di Nicolas Vaporidis se sono stati scelti per interpretare due malviventi calabresi (sic), così come non posso prendermela con Ridley Scott se non è riuscito a trascinarmi negli eventi. Semplicemente, secondo me, c’è qualcosa che non va: in ogni momento provavo la sensazione che ci fosse una stonatura, una forzatura o un’esagerazione, a tal punto da farmi esclamare un vigoroso quanto ironico “Ma non mi dire”, nel leggere, sui titoli di coda, l’avviso che pur trattandosi di una storia vera il regista si è preso la libertà di romanzare alcuni accadimenti.

Nel 1973 il nipote de “l’uomo più ricco della storia del mondo”, Jean Paul Getty, viene rapito a Roma. Inizialmente la famiglia, madre a parte, si convince che il giovane Getty abbia inscenato il proprio rapimento per scucire denaro all’avarissimo nonno. In realtà il ragazzo è nelle mani della ‘Ndrangheta e la faccenda del riscatto sembra più seria di quanto previsto: la richiesta è di 17 milioni di dollari, ma il miliardario non sembra intenzionato a spendere un penny. Sarà mamma coraggio Michelle Williams, insieme ad all’ex-agente della CIA Mark Walhberg, a prendere in mano la situazione, perché ogni giorno che passa potrebbe essere fatale.

Non starò qui a dirvi di non andare al cinema (lungi da me affermare una bestialità del genere), anche perché sono convinto che a molti di voi tutto questo piacerà. Il problema, per me, è che ho provato per questo film le stesse emozioni che proverei assistendo ad una partita di ping-pong: la più totale indifferenza. Cosa posso dirvi, capita anche nelle migliori famiglie.

tuttiisoldidelmondo

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