Uno non si può distrarre un attimo che si ritrova a dover scrivere nuovamente di otto film (tutti piuttosto recenti, tra l’altro). Va bene che la mia vita d’inverno è tutta casa e cinema, e che a volte le due cose coincidono, va bene anche che la mancanza di serie tv da seguire in maniera ossessiva ha aumentato la quantità di film, ma così forse sto un po’ esagerando. Scherzo, non mi sto lamentando, anzi, se potessi ne guarderei ancora di più…
L’inganno (2017): Non sono un fan scatenato di Sofia Coppola, ma di certo non c’è mai stato un suo film che non mi sia piaciuto per niente. La curiosità, insieme ai nomi del cast, mi ha portato nel mezzo della guerra civile americana e ne è valsa la pena. Molto buono anche se l’ultima mezzora poteva essere sicuramente migliore. Ha un grande pregio: non è mai prevedibile, e fino a venti minuti dalla fine non riesci a capire a cosa si riferisca il titolo.
The Big Sick (2017): Bella sorpresa. La prima mezzora pensi: “Ah vabbè è la tipica commedia romantica, solita roba”, poi invece la storia prende una direzione totalmente inaspettata ed emoziona in maniera molto genuina. Bello.
Ella e John (2017): Penso sia diventato il mio film preferito di Virzì. Il miglior complimento che gli posso fare è che sembra un film di Alexander Payne. Da vedere, è al cinema da due giorni, non fatevelo scappare.
Una lettera per Momo (2011): Splendido racconto di formazione, sul senso di colpa e l’elaborazione del lutto. Tra demoni pasticcioni e il solito formidabile calore umano tipico dei film d’animazione giapponesi. In streaming legale e gratuito su Vvvvid, una chicca che piacerà agli amanti di Miyazaki e dello Studio Ghibli (anche se il film non è loro, beninteso!).
Lady Bird (2017): Seconda visione in quindici giorni, dove posso confermare tutto ciò che di buono avevo già detto. Ironico, divertente, leggero e al tempo stesso profondo, emozionante, dolce. Fa venire voglia di vivere dal “lato sbagliato della ferrovia”. Il finale è una delle cose più belle che vedremo al cinema nel 2018.
Tre manifesti a Ebbing, Missouri (2017): Idem come sopra. Rivisto al cinema un mese dopo la proiezione stampa e stesso discorso fatto in precedenza. Mettiamo per ipotesi che possiate andare al cinema soltanto una volta nei prossimi, che so, cinque mesi: questo è decisamente il film da scegliere. Stupendo.
La forma dell’acqua (2017): A Venezia probabilmente girava parecchio vino, perché trovo incredibile che abbia vinto il Leone d’Oro Guillermo Del Toro e non “Tre manifesti”. Sia chiaro, è un buon film, ma onestamente è un tipo di cinema che non amo e infatti durante la proiezione ammetto di essermi anche un po’ addormentato. Niente di interessante, a parte due-tre scene molto belle e un grande Michael Shannon. Per me però non basta.
In Bruges (2008): Due cose mi hanno portato a rispolverare il dvd di questo film per rivederlo ancora una volta: la mia fissa temporanea per il regista di “Tre manifesti”, ovvero Martin McDonagh, e la lettura di un romanzo poliziesco ambientato proprio a Bruges. Ci sono certi film che quando li rivedi ridi come se fosse la prima visione: questo è uno di quei casi. Una delle mie commedie preferite in assoluto (oltre che il motivo per cui nel 2009 sono finito per un’intera giornata nella cittadina delle Fiandre, ma questo è un altro discorso). Strepitoso.