Il belga Dominique Alba e la canadese Fiona Gordon, coppia di artisti che vive in un’ex-fattoria trasformata in open space nei dintorni di Bruxelles, dirige e interpreta una dolce commedia romantica che strizza continuamente l’occhio a Jacques Tati e ai grandi del cinema muto, da Chaplin a Keaton. Il film è composto da una lunga serie di sequenze divertenti, dove la gag è sempre dietro l’angolo e dove i dialoghi sono ridotti all’osso: a parlare è soprattutto la grande fisicità dei due protagonisti, in giro per Parigi alla ricerca di una straordinaria fuggiasca, Emmanuelle Riva, qui alla sua ultima interpretazione.
Fiona lavora come bibliotecaria in uno sperduto villaggio del Canada. Un giorno riceve una lettera da sua zia Martha, che le chiede di raggiungerla a Parigi per salvarla da un’infermiera che vuole rinchiuderla in un ospizio. Fiona si catapulta in un’avventura più grande di lei, dove dovrà barcamenarsi tra le strade di Parigi in compagnia di un simpatico clochard, Dominque, alla ricerca di sua zia, sparita chissà dove tra i vicoli della Ville Lumiere.
Parigi stavolta non è la classica cartolina che vediamo in molti film, anzi, il duo Abel & Gordon è bravissimo a non cadere nella trappola del cliché, usando la città come un personaggio vero e proprio. Certo, non manca la Torre Eiffel, ma qui la sua immagine è usata in maniera simpatica e quasi grottesca, come ad esempio nel bizzarro finale che sembra davvero figlio di una di quelle indimenticabili commedie in bianco e nero degli anni 20. Un film leggero, allegro, pieno di vitalità, una vera e propria ventata d’aria fresca prima dell’arrivo della torrida estate.