Dopo aver raccontato il presente con “I Simpson” e il futuro con “Futurama”, Matt Groening stavolta tenta la carta del passato, con il medioevo fantasy di “Disincanto”, nuova serie animata composta da dieci puntate (disponibili su Netflix) e una bella manciata di idee divertenti. Non è dissacrante come la famiglia gialla più famosa degli States, né raggiunge picchi di genialità assoluta come la serie dedicata a Fry e compagni, ma al di là dei paragoni “Disincanto” funziona, con le sue 8 storielle auto-conclusive più le ultime due puntate, unite da un filo narrativo molto più dark e decisamente meno ironico.
Nel regno di Dreamland, la principessa Bean, orfana di madre, piuttosto che ubbidire a suo padre il Re sposando uomini che non ama, preferisce ubriacarsi, giocare d’azzardo e fare qualunque cosa abbia in mente. Accompagnata da un ingenuo elfo in fuga da uno stucchevole mondo di gioia e felicità e da un cinico demone personale, uno dei personaggi più riusciti, Bean si ritroverà ad affrontare diverse avventure per convincere se stessa del proprio valore, ma soprattutto per dimostrare al padre, vera causa dei suoi comportamenti sopra le righe, di essere una persona affidabile.
Inutile dire che tra antilopi razziste, grifoni, vichinghi, donne giganti e una coppia di Hansel e Gretel cannibali, le risate non mancano di certo. Non è una serie che stimola il binge watching (ossia l’irrefrenabile impulso di vedere una puntata dopo l’altra), ma è un buon modo per riempire una mezzora vuota all’interno di una giornata, in maniera leggera, originale e divertente. Alla luce di un finale che più aperto non si può, si aspetta adesso l’annuncio praticamente certo della seconda stagione. E tra un easter egg e l’altro, occhio alla scena dopo i titoli di coda dell’ultima puntata!
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