
Un film destinato a diventare un piccolo cult: due anni fa mi capitò sotto gli occhi il cortometraggio di un certo Jim Cummings che aveva appena vinto il premio della giuria al Sundance (potete vederlo qui). Caso volle che il titolo di quel cortometraggio era lo stesso della mia canzone preferita e di quella che, a mio modesto parere, è la più grande canzone mai scritta: “Thunder Road” di Bruce Springsteen (che ovviamente è il motivo attorno al quale si svolge la storia). Grazie ad una raccolta fondi su Kickstarter quel cortometraggio di 12 minuti oggi è un film di un’ora e mezza che sta riscuotendo premi e applausi in mezzo mondo: Jim Cummings scrive, dirige e interpreta un’opera prima di incredibile forza e commovente bellezza, trattando con ironia e sprazzi di talento temi piuttosto delicati come l’elaborazione del lutto e la difficoltà di essere padre.
Durante il funerale di sua madre, ex-ballerina, l’agente di polizia Jim improvvisa un ridicolo balletto durante l’elogio funebre, sulle note di “Thunder Road”, celebre pezzo di Bruce Springsteen, nonché canzone preferita della madre defunta. Oltre al lutto e a questa sua stramba performance che farà il giro della comunità, Jim deve riuscire a gestire i problemi sul lavoro e soprattutto la difficoltà nel vedere sua figlia soltanto per pochi giorni a settimana. Quando sua moglie, da cui già è separato, gli chiede il divorzio, la vita di Jim precipita definitivamente nel baratro.
Se il cortometraggio si concludeva al termine della prima scena, quella del funerale (dove stavolta, curiosamente, la canzone del Boss non esce dallo stereo, chissà se per un problema di diritti o per scelta precisa dell’autore), il lungometraggio apre una finestra sulla vita di Jim, non lo molla mai, lo segue in ogni momento, mantenendo sempre costante la tenerezza del racconto e la commovente realtà in cui ci immerge. La camera è talmente vicina al protagonista che ci è davvero difficile non entrare in empatia con lui, con gli sguardi, i sorrisi, le tante lacrime. “Thunder Road” è un piccolo gioiello cinematografico in cui, come nella poetica della canzone e soprattutto di un certo periodo di Springsteen, si sogna la possibilità di fuggire da una realtà grigia e deludente per un luogo nuovo, dove poter ricominciare. Il coraggio di Cummings e del suo indimenticabile protagonista è di far trasparire, nell’inferno del quotidiano, dove tutto sembra ormai finito, una possibilità di luce. Avercene di film così: da applausi.
