
Dopo aver visto e rivisto, e ancora rivisto, fino a provare tutti i percorsi, il film interattivo di Netflix, “Black Mirror: Bandersnatch”, ci troviamo di fronte ad un’ultima scelta: se definirlo “paraculo” o “geniale”. La verità è probabilmente nel mezzo: se da un lato può sembrare un divertente e a tratti ansiogeno esercizio di stile creato ad hoc per farci restare a bocca aperta, dall’altro i vari strati della storia e il fatto che il personaggio senta che c’è qualcuno che prende le decisioni al posto suo ci fa perdere all’interno di un labirinto che affascina e intriga. In questo film-gioco, che fa tanto pensare ai cari librigame che divoravamo negli anni 90 (ma ve lo ricordate quel capolavoro di “Lupo Solitario”?), siamo riusciti a contare ben undici finali più o meno differenti. Andiamo a “riviverli” insieme.
1) Il primo finale arriva se facciamo accettare a Stefan di finire il gioco al quale sta lavorando insieme al team della Tuckersoft, nei suoi uffici: Colin ci avvisa subito che abbiamo sbagliato percorso. Il gioco quindi esce nei tempi previsti, ma le recensioni sono pessime: è un gioco senz’anima, realizzato troppo in fretta.
2) Abbiamo rifiutato di concludere il lavoro in ufficio e siamo tornati a casa. Qui Stefan riscontra un bug e, mentre il ragazzo è in preda ad una crisi nervosa, noi dobbiamo scegliere se fargli mandare a quel paese suo padre o se fargli rovesciare il tè sul computer. Scegliendo quest’ultimo scenario, il ragazzo distrugge con l’acqua bollente il suo lavoro e il film finisce.
3) Un altro finale avviene sul balcone di Colin. Dopo aver assimilato, volenti o nolenti, l’acido offerto dal collega, proviamo a far cadere Stefan nel vuoto: il ragazzo si lancia e ovviamente muore. Il videogioco uscirà nei negozi finito dalla Tuckersoft e nelle recensioni si parla della tragedia accorsa al suo creatore, morto in un incidente…
4) Qualunque sia il percorso che facciamo, ad un certo punto finiamo dalla dottoressa Haynes a parlare della mamma di Stefan. La dottoressa ci dà delle pillole: se Stefan le prende, riusce a concludere il suo lavoro senza intoppi psicologici, ma le recensioni saranno deludenti: un videogame fatto col pilota automatico, niente di che insomma.
4) Non resta che tornare indietro e gettare le pillole. Stefan torna al lavoro in camera sua, guarda il documentario su Davies e, in preda ad un’altra crisi, distrugge il computer. Ovviamente è una nostra scelta, che farà intervenire il padre in camera, che abbraccia il figlio cercando di tranquillizzarlo. Il film finisce e ci chiede se vogliamo tornare indietro.
5) Stefan, in una specie di dimensione onirica, torna indietro nel tempo attraverso lo specchio e da bambino riesce a recuperare il pupazzo del coniglio che suo padre aveva nascosto (che indirettamente causò la morte della madre). In questa nuova linea narrativa il bimbo, ovvero Stefan da piccolo, avendo con sé il coniglio, esce di casa insieme alla madre e morirà con lei nell’incidente ferroviario. Nel presente, Stefan muore improvvisamente nel sonno, nello studio della dottoressa Haynes.
6) Dopo che abbiamo interagito con Stefan dicendogli che è Netflix a controllare la sua vita, il ragazzo va dalla dottoressa Haynes. Qui i due provano a mettere un po’ di pepe all’azione e iniziano a combattere, il ragazzo tenta di saltare da una finestra ma si scopre che è un attore e si trova su un set cinematografico! La regista gli chiede se si sente bene e poi chiama un dottore.
7) Nello studio della Haynes Stefan racconta che la sua vita è controllata da Netflix. La dottoressa afferma che se tutto ciò fosse stato creato per intrattenere la gente le cose dovrebbero essere più emozionanti: i due allora cominciano a combattere, Stefan la gonfia come una zampogna e poco dopo viene trascinato via da suo padre, mentre urla che lui e il suo “amico del futuro” (Netflix) le hanno rovinato la giornata!
8) Costringiamo Stefan ad uccidere suo padre e decidiamo di fare a pezzi il cadavere. Stefan trova la concentrazione giusta per finire il gioco e ottenere la recensione massima: cinque stelle su cinque! Ma non finisce qui, veniamo a sapere che l’omicidio viene scoperto e che le copie sono state ritirate dai negozi e distrutte. Nel 2018 la figlia di Colin, Pearl, recupera il gioco e decide di adattarlo per le piattaforme streaming (!), ma riscontra le stesse difficoltà avute da Davies e da Stefan…
9) Stefan uccide il padre e seppellisce il cadavere. Il ragazzo viene scoperto e arrestato: in prigione cade in preda alla paranoia, disegnando sui pareti gli stessi simboli disegnati da Davies. In un’altra versione di questo finale Stefan prepara la fossa per il padre, il suo capo della Tuckersoft irrompe a casa sua per costringerlo a consegnarli il videogioco e Stefan uccide anche lui. Il gioco non uscirà mai e Colin in un’intervista asserisce che Stefan dovrebbe tornare indietro e fare delle scelte diverse… Il finale in prigione è lo stesso.
10) Altra versione che finisce con la prigione. Stefan, dopo essersi addormentato leggendo il libro su come costruire un videogioco d’avventura, in una sorta di dimensione onirica entra nello studio del padre e apre la cassaforte, scoprendo i documenti e i filmati che confermano che sin dalla nascita le sue azioni sono state manipolate e controllate per uno strano esperimento. Realtà o paranoia? Ad ogni modo Stefan uccide il padre e confessa l’omicidio al telefono con la segretaria della dottoressa. Mentre seppellisce il padre arriva la polizia. Il videogioco esce incompleto, la recensione è mediocre, “vale per la curiosità morbosa”. Stefan in prigione si comporta come sopra (vedi finale numero 9).
11) Ancora una variante della prigione. Colin va ad aiutare Stefan, che ha appena ucciso il padre, a completare il lavoro. Sia se decidiamo di lasciar andare via vivo il collega, sia che lo uccidiamo, il destino di Stefan sarà sempre dietro le sbarre a disegnare glifi (c’è anche una versione in cui Colin è sparito e la sua donna va da Stefan a chiedere informazioni, senza ricavare niente di che. In tv, mentre il protagonista è in prigione, si parlerà di sparizione misteriosa).
