
Mancano soltanto due episodi alla conclusione definitiva de “Il trono di spade” e la sensazione, purtroppo, è che il meglio ci sia già stato (l’apice toccato tra il secondo e il terzo episodio sarà molto difficile da raggiungere). Questa quarta puntata ha più i contorni della soap opera, con alcuni innegabili momenti di puro “Game of Thrones”, tuttavia, considerando che si trattava del terzultimo episodio, non possiamo che definirci delusi. Andiamo ad approfondire la questione, con il solito avviso: tutto ciò che leggerete da qui in poi è SPOILER allo stato puro.
Il quarto episodio si apre con il funerale ai caduti ed è senza dubbio un momento bellissimo. Chi, al termine della scorsa puntata, si domandava come avrebbero fatto a pulire tutto quel caos di morti e sangue, la risposta è all’inizio di questa puntata: un bel rogo di massa. Ognuno dunque piange i suoi morti: Daenerys non si dà pace per Jorah, Sansa affida a Theon la sua spilla con l’emblema degli Stark, Sam saluta tristemente Edd mentre Jon sfodera il migliore dei suoi sguardi contriti nel vedere il corpo senza vita della povera Lyanna Mormont (e qui ho avuto una stretta al cuore pure io). Il commiato è affidato a Jon, che fa un discorso davvero toccante: ogni persona che vivrà, nel presente e in futuro, lo deve al sacrificio di tutti questi eroi. Poi si accende il falò e con lo stacco successivo si passa dalla mattina alla sera, dove un gustoso banchetto sta allietando la notte dei sopravvissuti. Spero che quello che stiano mangiando non abbia niente a che vedere con il falò di cui sopra…
Comincia qui la parentesi “Beautiful”: Gendry cerca Arya, Daenerys lo ferma per nominarlo ufficialmente Lord Baratheon, facendo cadere la sua origine di bastardo di Robert e trovando ufficialmente in Gendry un nuovo, prezioso, alleato. Gendry trova Arya, che nonostante sia al centro di ogni brindisi, si è isolata come al solito. Il novello Lord, forte della patente appena ottenuta, invita Arya a farsi un giro a tempo indeterminato sulla sua nuova carica bella fiammante: insomma, si dichiara, le chiede la mano e di conseguenza le offre di essere la sua Lady. Arya, neanche a dirlo, non è fatta per la vita di corte e rifiuta con molta educazione, Gendry dovrà farsene una ragione. Sansa intanto raggiunge il Mastino, l’unico a non aver molta voglia di divertirsi con le fanciulle del Nord: lui le dice di averla trovata cambiata e che se fosse fuggita con lui all’inizio non le sarebbe successo niente, Sansa replica che se non si fosse imbattuta in Ditocorto e in Ramsey non sarebbe potuta diventare quella che è, ovvero una badass, come dicono gli americani, o spaccaculi, come dicono alla Garbatella.
In altre stanze Jon e Daenerys si prendono e si respingono, Jon dice che non vuole il trono ma Daenerys gli chiede comunque di tenersi il segreto per sé, perché il popolo lo adora e se solo dovesse venire a sapere che Jon è il legittimo erede al trono, lo acclamerebbe come Re senza lasciare speranze a Daenerys. In breve, Dany ha rimesso la scopa nel sedere di Jon, che per ringraziarla le ramazza la stanza come al solito. In un’altra sala ancora è tempo di far perdere la verginità a Brienne: tocca a Jaime prendere la scala per arrampicarsi sulla signora di Tarth (la battuta appartiene a Tyrion), momento telefonatissimo che sembra quasi essere un contentino per i fan: ovviamente Jaime più tardi monterà a cavallo per tornare da Cersei, in procinto di essere bruciacchiata con tutta Approdo del Re (neanche a dirlo, è la prova definitiva che in questa stagione daremo l’addio anche a Jaime).
Al mattino nella sala riunioni di Winterfell si gioca a Risiko: ognuno toglie i carrarmatini persi durante la Lunga Notte e si consta che l’esercito di Daenerys è ormai ridotto a metà: via buona parte dei Dothraki, via buona parte degli Immacolati, via anche gran parte dell’esercito del Nord, si può dire addio al vantaggio numerico su Cersei. Daenerys vuole spazzare via la Capitale, tipo Bossi ai tempi d’oro, ma Tyrion cerca subito di farla ragionare: “Dobbiamo spodestare Cersei, non dobbiamo radere al suolo una città piena, tra l’altro, di civili innocenti”. Daenerys non ha un attimo di tregua e riprende a pizzicarsi anche con Sansa. La Stark afferma che le truppe devono riposarsi un attimo, Daenerys sbrocca dicendo che avevano fatto un patto e che adesso tocca aiutarla, perché Cersei si fortifica ogni giorno di più. Jon, ormai ridotto peggio di uno zerbino, difende la causa di Daenerys e viene così convocato per una riunione di condominio con Sansa, Arya e Bran. Le sorelle gli chiedono senza troppi giri di parole di darsi una regolata, che lui è uno Stark come loro poiché figlio di Ned, al che Jon non riesce a tenersi più e lascia che Bran racconti alle sorelle la verità sulla sua identità, non prima di aver fatto giurare a Sansa e Arya di mantenere il segreto. Sansa dice “sì, sì, come no”, e due ore dopo sta già raccontando tutto a Tyrion, che a sua volta rivela il segreto a Varys: “Se lo sanno già più di 8 persone non è più un segreto, è un’informazione!”. Si attende ora la conferenza stampa di Varys a reti unificate per raccontare la verità al mondo intero. Il segreto di Pulcinella da oggi cambierà nome e per tutti sarà “il segreto di Jon Snow”.
Nel frattempo diamo l’addio (definitivo? Ma seriamente li state mandando via così??) a Sam e a Tormund: il primo ha ingravidato Jilly e se ne va a crescere la famiglia (“Se nasce maschio lo chiameremo Jon”, “Meglio femmina allora, che se no diventa uno zerbino come me”), il secondo ha vinto sui non-morti e ha il cuore spezzato da Brienne, per cui se ne torna con i suoi bruti dalle parti di quella che fu la Barriera, per starsene nelle terre selvagge come piace a lui. Jon saluta calorosamente entrambi e chiede a Tormund di portare Spettro con sé, il metalupo piange un po’ e Jon non va là neanche a fargli una carezza.
Facciamo un passo indietro. Bronn, non si sa bene come, sbuca a Grande Inverno esattamente nella stanza dove può sorprendere Jaime e Tyrion durante una bevutina. Bronn è venuto per ucciderli, come abbiamo visto nel primo episodio, ma teme che Cersei morirà e non potrà riscuotere la sua ricompensa, così Tyrion lo corrompe a sua volta promettendogli Alto Giardino e Bronn se ne va tutto contento chiedendo ai due fratelli di sopravvivere alla guerra per poter così mantenere la loro promessa. Altra scena cotta e mangiata che non ho apprezzato molto.
Fuori da Winterfell Mastino si ricongiunge ad Arya, i due parlano di quanto è bello starsene da soli e capiamo che entrambi hanno dei piani per il futuro: Mastino deve uccidere Frankenstein Montagna e Arya deve vedersela con Cersei. La parte soap opera va lentamente scemando, per fortuna, e si torna agli intrighi e ai loschi piani che hanno reso celebre “Game of Thrones”: Tyrion e Varys sono divisi sulla questione trono. Tyrion si è giocato Daenerys mentre Varys vuole fare all-in su Jon, visto che sta notando sempre più dei segni di squilibrio nella gestione della regina dei draghi (se n’è accorto presto!). Rinnegare Daenerys però sarebbe tradimento e Tyrion non ci sta. I due più saggi della serie preferirebbero puntare su un matrimonio che farebbe regnare insieme Jon e Daenerys, ma Varys la tocca pianissimo: “è sua zia!”. La questione ovviamente non avrà bisogno di essere approfondita visto che secondo me nella battaglia contro Cersei moriranno sia Daenerys (mi ci gioco un paio d’euro, magari la secca proprio Jaime, come aveva fatto in passato con il padre di lei) che Jon (mi gioco solo un euro, ché su di lui non sono ancora sicuro).
Insomma, si salpa! L’esercito di Daenerys si muove via mare e viene sorpreso dalla flotta di Euron Greyjoy che, con delle balestre enormi fa secco uno dei due draghi (Rhaegal, per l’esattezza) e distrugge mezza flotta dei “buoni”. Verme Grigio è disperato perché Missandei è sparita: l’ha presa Euron e ora è in mano a Cersei, la quale fa credere al Greyjoy che il figlio che porta in grembo è suo (che paracula, è adorabile). Daenerys sbrocca e vuole sbracare tutto Approdo del Re, Varys la fa ragionare e le dice che prima devono tentare di negoziare, così il popolo capirà che la colpa per la guerra è solo di Cersei. Daenerys dà sempre più segni di squilibrio e di tirannia, ad ogni modo accetta la soluzione proposta dai suoi consiglieri. Un gruppo scelto di ambasciatori si presenta così alle porte di King’s Landing, dove Tyrion va direttamente a negoziare con sua sorella. In tutta risposta, dopo un bellissimo discorso del “folletto”, Cersei fa ammazzare Missandei, che prima di essere decapitata urla ai suoi compagni: “Dracaris!”, come a dire “sbracate tutto!”.
L’episodio finisce qui, sullo sguardo carico d’odio di Daenerys: molto interessante la parte politica, molto meno quella sentimentale. Dalla terzultima puntata mi aspettavo molto di più, ad ogni modo sono rimasti ancora due episodi che a questo punto immagino saranno strepitosi. Prepariamo i fazzoletti, perché stavolta non si scampa, perderemo parecchi personaggi. Chi cacchio finirà su quel trono? Le scommesse sono sempre aperte: Daenerys sicuramente no, di questo ormai sono certo, Jon probabilmente neanche, che sia forse tempo per una Repubblica? Ad ogni modo il triangolo tra Cersei, Jon e Daenerys è destinato a concludersi nel sangue.
