
Altro giro, altra corsa. Il secondo giorno di Festival paradossalmente è uno dei più tosti: non hai la freschezza e l’adrenalina della giornata d’apertura e non hai ancora preso ritmo e abitudine per affrontare 10 ore di seguito all’Auditorium. Quel che peggio, continui ad accumulare ore di sonno da dover recuperare, prima o poi, nella vita. Il bilancio di questo secondo giorno tuttavia è positivo: due film, la conferenza stampa di Ron Howard e l’incontro ravvicinato con Edward Norton.
Al mattino continua ad andare incredibilmente bene: non trovo traffico (merito delle mie partenze intelligenti alle 7.55), Roma è magnifica (la luce bassa del sole sul Circo Massimo è la cosa più bella che vedo in tutta la giornata), il parcheggio non è mai un problema. Per non farmi mancare niente decido di vedermi un horror alle 9 del mattino, scelta dettata dal bisogno di qualcosa che non mi faccia addormentare (l’alternativa era un film con Eddie Redmayne in mongolfiera, figuratevi): Scary Stories to Tell in the Dark lavora esclusivamente su jumpscares messi esattamente dove devono essere (tecnica pigra che, citando Wikipedia, è spesso resa molto pratica da un improvviso e drastico aumento del volume della musica, atto a spaventare lo spettatore). Ciononostante è un film ben fatto, gli effetti speciali sono molto belli e c’è tutto ciò che potrebbe piacere ad uno spettatore di 13 anni. Io purtroppo ne ho appena compiuti quasi il triplo, con tutto ciò che ne consegue. Ad ogni modo l’effetto caffè dettato dal film ha funzionato: non mi sono addormentato e questo è un punto a favore del regista André Øvredal.
Alle 11 è stato il turno della sorpresa di giornata, Antigone, riproposizione in chiave canadese della tragedia di Sofocle. La protagonista, Antigone appunto, è una studentessa modello e orgoglio di una famiglia di quattro fratelli immigrati, di cui uno viene ucciso dalla polizia e un altro arrestato. Antigone decide di sacrificare il suo futuro per cercare di salvare il fratello, che sta per essere estradato, e dare una possibilità alla sua famiglia, diventando un idolo delle folle e un’icona di libertà. Il film di Sophie Deraspe forse poteva osare di più, ma deve comunque ringraziare la sua straordinaria protagonista, che regge la pellicola sulle spalle da sola. Il film è interamente parlato in quebecois, che è una lingua praticamente incomprensibile, come ho avuto modo di scoprire tanti anni fa quando in Cile cercavo di comunicare in francese con il mio coinquilino del Quebec, con il quale poi abbiamo forzatamente trovato un punto d’accordo comunicando in spagnolo. Al di là di questa parentesi personale, bellissimo film.
Il resto della giornata l’ho dedicato a qualche incontro, sia previsto che casuale. Casuale è stato trovarmi Marcello Fonte davanti: per un momento ho pensato di farlo partecipare a Film People, ma poi la timidezza e soprattutto il capannello di persone che aveva intorno mi ha costretto a rinunciare. Poi la conferenza stampa di Antigone e soprattutto quella di Ron Howard, che oggi presentava alla Festa il suo documentario su Pavarotti. Il buon Richie Cunningham si è palesato in Sala Petrassi con l’intramontabile cappellino da baseball e sorriso stampato sulle labbra. Nel pomeriggio, dopo aver invano cercato di trovare qualcuno da fotografare per il progetto Film People (invano perché non ho avuto il coraggio di chiedere a nessuno, mannaggia a me), sono entrato a vedere l’incontro ravvicinato di Edward Norton, che avevo già incontrato ieri. Ero in quarta fila ed è stato bello ascoltare uno dei più bravi attori degli ultimi venticinque anni parlare di cinema a pochissimi metri di distanza. L’incontro ha alternato clip da alcuni dei suoi film più importanti (Schegge di paura, Tutti dicono I love you, American History X, Fight Club, La 25a Ora, Moonrise Kingdom) ad aneddoti e considerazioni: come quando era a Venezia a fumarsi una canna con Brad Pitt in una camera d’albergo, chiedendosi come sarebbe andato Fight Club al Festival: “Per me andrà male”, “anche per me”. Un incontro interessante, che mette i brividi per il livello dei film interpretati da Norton (e neanche hanno mostrato Birdman!) e per la qualità delle sue interpretazioni.
Domattina c’è il film di “Downton Abbey”, che io non ho visto, per cui ripiegherò su “The Military Wives” alle 9 e soprattutto su “The Farewell” alle 11. Dopopranzo in conferenza stampa con Kore-eda e Bill Murray. Comincia il weekend, ci si aspetta il pienone. Ora scusatemi ma corro a rilassarmi un po’ sul divano insieme a Propaganda Live. A domani.
