Festa del Cinema di Roma 2019 – Giorno 4

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Se ieri, sabato, il programma è stato intenso e bellissimo (sia a livello di film che di incontri), non si può dire lo stesso della giornata di oggi, una domenica piuttosto grigia, non solo da un punto di vista meteorologico. Due film, entrambi debolucci (anche se ho l’impressione di aver mancato il film migliore del giorno, che recupererò domani) e poi nel pomeriggio gli incontri con Bret Easton Ellis e Fanny Ardant, ai quali non ho potuto assistere.

Prima dell’inferno della settimana feriale mi sono goduto ancora una volta il tragitto in macchina verso l’Auditorium senza nessuno per strada, a parte me: Roma di domenica mattina è un dono e stavolta ho addirittura parcheggiato la macchina per godermi il sole sul Palatino e le ombre lunghe che avvolgevano il Circo Massimo. Senza dubbio la cosa più bella che ho visto oggi. Alle 9 ho preferito quello che sembrava un film promettente, Honey Boy, invece de La Belle Epoque, che recupererò domani pomeriggio e che a quanto pare è un buonissimo film. Honey Boy è scritto e interpretato da Shia LaBeouf ed è ispirato alla sua vita: il successo sin da bambino, il rapporto complicato con il padre (da lui stesso ben interpretato in questo film), gli abusi e l’instabilità una volta cresciuto, riconducibili allo stress causato dal modo in cui è cresciuto. Si tratta della solita storia in cui un padre sboccato e dal carattere discutibile cresce un figlio che per certi versi è più adulto di lui. Come ha detto bene qualcuno, se non fosse la vita di LaBeouf spiattellata su grande schermo il film non sarebbe stato minimamente interessante. Ma anche così non ha sortito un grande effetto e, al di là delle ottime interpretazioni, lo potrei già archiviare in quell’enorme magazzino del cervello che si chiama Dimenticatoio.

Alle 11 mi sono spostato dalla Sinopoli alla Petrassi per il secondo film di giornata. Dovete sapere che ogni giorno, alle 9 e alle 11, ci sono due coppie di film in proiezione stampa: scegliere il film sbagliato è un delitto del quale mi sono macchiato già diverse volte nelle edizioni passate e a quanto pare anche stamattina. Stavolta però non avevo scelta: Pupazzi alla Riscossa non potevo neanche considerarlo. Ed è così che sono dunque finito a vedere Il Ladro di Giorni, un road movie italiano con Riccardo Scamarcio. L’attore pugliese torna dal figlioletto dopo 7 anni di carcere e se lo porta in giro per l’Italia (da Trento fino a Bari) per “passare un po’ di tempo con lui” (da notare le mie dita che fanno le virgolette, perché in realtà il motivo è un altro). Alcune scene funzionano sicuramente, alcuni dialoghi invece sono davvero brutti: il risultato è un film altalenante, che non sarebbe neanche troppo male se non fosse per un finale forzatissimo, ma proprio da alzare gli occhi al cielo. Il finale sbagliato è proprio una costante di molti film drammatici italiani, credo che ci sarebbe bisogno di un corso di scrittura creativa in cui vengano spiegate tutte le cose che si dovrebbero evitare per non sbagliare i finali. Ma un corso così non esiste e questi infatti sono i risultati.

Dopo pranzo ho dovuto lasciare la Festa del Cinema per vedere la partita della Roma (terza proiezione evitabile di giornata), che però ho interrotto dopo il primo tempo per motivi di lavoro (sì, ogni tanto mi tocca lavorare anche a me e addirittura di domenica). Per quanto riguarda questa domenica di Festa del Cinema meritano sicuramente una menzione i tizi che distribuivano palloncini per Pupazzi alla Riscossa, chiedendo ai bambini “Lo vuoi un palloncino?”. I bambini ormai sanno già cosa rispondere a una domanda del genere e infatti sono fuggiti terrorizzati, nonostante la domanda non fosse stata posta da un pagliaccio assassino, ma da personcine a modo.

Avendo un po’ di spazio per mancanza di altre proiezioni ne approfitto per riaprire una rubrica che ha riempito queste pagine in tutti i diari delle passate edizioni: quella delle voci di corridoio. Ovviamente sono moltissimi i film ai quali non ho assistito a questo festival, nonostante ne abbia comunque guardati ben otto. Nel diario di ieri non ho citato minimamente l’attesissimo film di Downton Abbey, che non ho visto solo perché non ho ancora visto la serie (che intendo recuperare durante l’inverno): persone fidate mi hanno detto che è un film bellissimo e che Maggie Smith ha fatto piegare dal ridere ogni volta che apriva bocca. Il regista ha annunciato che se l’entusiasmo continua non esclude un sequel, una buona notizia per i fan. Il colombiano Tantas Almas è invece un film pieno di silenzi, duro, forse difficile ma molto ben fatto (sempre secondo le mie adorate voci di corridoio). Oggi ho sentito parlar molto bene de La Belle Epoque, di cui vi parlerò domani, anche se la maggior parte delle righe di questo diario saranno riempite da The Irishman e da Martin Scorsese. Ad ogni modo domani è un altro giorno ed essendo il giorno in cui vedrò il nuovo film di zio Martin, non potrò proprio dire di non amare i lunedì.

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