Recensione “Un giorno di pioggia a New York” (“A Rainy Day In New York”, 2019)

Ci sono alcuni film che, se si vedessero senza sapere il nome del regista, si riuscirebbe comunque a riconoscerne la mano: ad esempio, se troviamo battute fulminanti, un’abissale nostalgia provocata da un pezzo jazz, atmosfere romantiche e situazioni paradossali, beh, facile pensare che stiamo vedendo un film di Woody Allen. “Un giorno di pioggia a New York” ha tutto ciò che abbiamo elencato sopra e tutto ciò che potremmo chiedere al regista newyorkese che, come spesso accade, più è vicino alla sua città e più riesce a regalarci un racconto ispirato (nonostante un finale un po’ troppo telefonato).

Gatsby Welles accompagna a Manhattan la sua ragazza Ashleigh, la quale deve intervistare un celebre regista per conto del giornale universitario. I due, intervista a parte, hanno un programma favoloso per il weekend: lui, newyorkese orgoglioso, è impaziente di mostrare le bellezze della città ad Ashleigh, cresciuta in Arizona. Mentre lei però resta invischiata tra i tormenti del regista, le paranoie dello sceneggiatore e il fascino di un celebre attore, lui si ritrova a dover passeggiare, più o meno da solo, tra le strade di una New York piovosa e affascinante, dove incontrerà vecchi compagni di liceo, la sfrontata sorella di una sua ex e la famiglia borghese in cui è cresciuto, ma da cui ha sempre cercato di mantenere le distanze.

Già dal nome e dai luoghi che frequenta si capisce come Gatsby appartenga ad un’epoca passata (lo vediamo passeggiare davanti al mitico Café Wha? del Greenwich Village, per fare un esempio), con la sua passione per i vinili, per i vecchi film, immerso nella malinconia nei confronti di un mondo in cui non si riconosce pienamente e nel quale non ha ancora fatto progetti di vita. In tutto ciò la città sembra vivere di vita propria: “Ha un piano tutto suo”, afferma Gatsby quando le cose non vanno come le aveva pianificate. Woody Allen riesce come sempre a farti innamorare di ogni scorcio, di ogni angolo di una città che sprizza cinema da ogni strada. Ed è stato curioso uscire dalla proiezione stampa ritrovandosi sotto la pioggia battente di Roma, aprire l’ombrello e passeggiare per le strade bagnate, piene di luci e riflessi, sentendosi protagonisti di un film di Woody Allen, anche perché, come diceva Bob Marley, quando piove c’è chi “sente” la pioggia e chi, semplicemente, si bagna.

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