
Una pellicola in 35mm, un eccellente direttore della fotografia, due attori totalmente in parte e un racconto incompiuto di Edgar Allan Poe: Robert Eggers, dopo aver esordito in maniera sbalorditiva con l’ottimo The Witch, (che gli valse la migliore regia al Sundance), trova la ricetta vincente per confermarsi uno degli autori più interessanti di questi ultimi anni e sicuramente uno dei cavalli su cui puntare per il prossimo decennio cinematografico.
Alla fine dell’800 due uomini giungono su un’isoletta sperduta in mezzo al mare. Sono i guardiani del faro: uno è un esperto marinaio, burbero e severo, che fa questo lavoro da una vita; l’altro è un ragazzo alle prime armi, gran lavoratore e ligio al dovere, che però avverte nell’isola un soffuso senso di minaccia, dettato forse dalla sua coscienza. I due dovranno condividere uno spazio sporco e angusto per quattro settimane, sopportandosi a vicenda.
Eggers, grazie anche alla meravigliosa fotografia di Jarin Blaschke, punta ad un racconto a tratti documentaristico, a tratti espressionista, che talvolta rimanda addirittura al cinema di Murnau, Lang o Wiene, con le lunghe ombre proiettate sulle pareti e la luce inquietante che deforma i volti dei protagonisti. Willem Dafoe e Robert Pattinson sono in stato di grazia: la potenza delle loro interpretazioni irrompe sullo schermo con la stessa furia del mare in tempesta, in un film meraviglioso che odora di salsedine, fango e pioggia, forte come un tritabudella, ipnotico come un canto marinaresco e accecante come la luce di un faro.


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