Capitolo 286

Prosegue senza soluzione di continuità la mia programmazione d’essai casalinga, che nell’ultima settimana ha spaziato tra il 1946 e il 1968. Nel momento in cui riapriranno i cinema probabilmente cambierò nuovamente le mie abitudini, ma una delle cose che sto amando di più di questa quarantena è proprio questo viaggio nel cinema del secolo scorso, tra noir, western e commedie. Nei prossimi giorni ho sicuramente in programma un film di Fritz Lang del 1936, un rewatch necessario di un capolavoro del 1959 (chissà quale…) e per il resto si vedrà. Voi cosa state guardando in questo periodo? Vi state dedicando ad un genere cinematografico o un regista in particolare o seguite l’istinto del momento?

La Pantera Rosa (1963): Come sarebbe cambiata la storia di questo film di culto se non ci fosse stato Peter Sellers! Pensate infatti che fino a pochi giorni dall’inizio delle riprese l’ispettore Clouseau doveva essere interpretato da Peter Ustinov, che poi rinunciò al ruolo. La storia si svolge tra Cortina d’Ampezzo e Roma: un celebre ladro gentiluomo (la Primula) vuole impadronirsi del magnifico diamante chiamato “la Pantera Rosa”, appartenente alla principessa Claudia Cardinale, sulla quale vigila l’ispettore Peter Sellers, a sua volta accompagnato dalla moglie, amante segreta della Primula. In questo rendez-vous di personaggi Sellers è il mattatore totale, con la sua goffaggine, le sue espressioni, il suo forzato quanto esilarante accento francese. Strepitoso l’inseguimento finale a Rocca di Papa.

Sentieri Selvaggi (1956): All’università il mio professore di Storia del Cinema era (ed è tuttora) un patito di John Ford, il problema è che avevamo lezione alle 8 del mattino e quindi vedere film a quell’ora non era proprio il massimo, motivo per cui di questo capolavoro di Ford mi era rimasto impresso soltanto il titolo. Rivederlo oggi è stato come scoprirlo per la prima volta e devo ammettere una cosa: so che sembrerò un grande disagiato, ma il fatto che gli indiani fossero tutti bardati di giallorosso mi ha portato a tifare per loro. Due mesi senza la Roma e guardate come mi sono ridotto. A parte ciò il film è bellissimo nonostante mi sia sembrata troppo netta la distinzione tra uomo bianco-buono e indiano-cattivo, ma a quei tempi la visione destrorsa dell’America generava pellicole di questo tipo senza troppe sfumature. Sei proprio tu John Wayne? E io chi sarei?

Il promontorio della paura (1962): Altro film che avevo visto quasi due decenni fa e di cui ricordavo ben poco, ma in questo periodo pieno di Robert Mitchum mi è sembrato necessario non omettere uno dei suoi ruoli più celebri. La trama, anche grazie a Scorsese, la conoscete tutti: un pericoloso criminale, dopo 8 anni di galera, torna in città per vendicarsi dell’avvocato che lo ha inchiodato. Il film gioca tutto sulla tensione, sull’impotenza dell’avvocato Gregory Peck di dimostrare la pericolosità e la follia di Mitchum, tenendoci inchiodati allo schermo fino ai titoli di coda. E pensare che Gregory Peck era stato inizialmente scelto per interpretare la parte dell’antagonista…

Fra le tue braccia (1946): Noi cinefili giustamente colleghiamo subito il nome di Ernst Lubitsch a quel capolavoro di “Vogliamo Vivere” e conosciamo poco altro della sua filmografia (o forse dovrei parlare solo per me). In questo film, che è anche l’ultimo che Lubitsch ha girato interamente prima di morire un anno dopo, siamo nel 1938 e un professore cecoslovacco finito a Londra per sfuggire ai nazisti, conosce l’ingenua e irrefrenabile figlia di un idraulico. I due si ritroveranno in una villa di campagna dove il professore è ospite e la donzella Cluny Brown (titolo originale del film) fa la domestica. Nonostante si siano promessi di essere solo amici, il prof ha chiaramente un debole con lei e disapprova la relazione di Cluny con il noioso farmacista del paese. Commedia piena di buoni sentimenti e tenere risate, dal finale ovviamente scontato. Molto piacevole ma al tempo stesso, per uno spettatore del 2020, molto sempliciotta.

L’assassino è perduto (1956): I miei attentissimi lettori della pagina Facebook nonché ex coinquilini d’eccezione mi segnalano come la traduzione del titolo originale “The Killer is Loose” in italiano sarebbe dovuta essere qualcosa come “L’assassino è a piede libero”, che avrebbe molto più senso in effetti. Un po’ come ne “Il promontorio della paura”, un ex cassiere di banca coinvolto anni prima in una rapina, evade sanguinosamente di prigione con l’intenzione di vendicarsi del poliziotto che ai tempi gli uccise erroneamente l’amatissima moglie durante uno scontro a fuoco. Il film gioca molto sulla tensione tra la ricerca dell’assassino e i timori del poliziotto nei confronti della propria ignara moglie, vero obiettivo della vendetta del killer. La suspense nella scena finale è tale e talmente ben costruita da valere da sola praticamente tutto il film (che tra l’altro dura soltanto un’ora e un quarto).

La strana coppia (1968): Possiamo dire che è stata più o meno la settimana dei film che avevo già visto e di cui ricordavo poco. Una delle commedie più celebri del cinema, che ha reso immortale la coppia formata da Walter Matthau e Jack Lemmon. Il primo è un divorziato disordinato e trasandato, il secondo è un ipocondriaco e un maniaco dell’ordine che si è appena separato dalla moglie. Finiti a vivere insieme, daranno vita ad una convivenza infernale, per la gioia di noi spettatori che possiamo goderci lo spettacolo.

SERIE TV: Ho improvvisamente ripreso a vedere serie tv, quindi stavolta ho qualcosa da dirvi. Innanzitutto è finita la stagione di Better Call Saul, con un finale davvero bello che si va a specchiare con quello della stagione precedente, anche se chiaramente non posso dire di più. Ho cominciato Unhortodox su Netflix, mini-serie di quattro episodi incentrata sulla vera storia di un’ebrea ortodossa di New York che subito dopo il matrimonio scappa da una vita di regole e costrizioni per finire a Berlino, città di libertà e anticonformismo. Mi manca una puntata ma la sto trovando parecchio interessante: “Dio si aspettava troppo da me”. Sempre su Netfix, sulla scia del passaparola di questi tempi, ho cominciato anche Tiger King, documentario composto da 8 episodi in cui facciamo la conoscenza del più celebre allevatore e possessore di felini degli Stati Uniti e della sua guerra personale con una donna che vorrebbe togliergli gli animali. Ho visto solo due puntate ma è una cosa davvero fuori di testa, cosa che rende la serie irresistibile. Per quanto riguarda i telefilm da venti minuti l’unico che mando avanti, con grande lentezza, è Community (ancora Netflix), che è abbastanza carino da continuare ma non così tanto da generare dipendenza (anche se non è del tutto colpa sua, è che la sto vedendo subito dopo quel capolavoro di “The Office”). Nei prossimi giorni arriva la seconda stagione di Afterlife, che aspetto con moderata impazienza.

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12 commenti Aggiungi il tuo

  1. Sam Simon ha detto:

    Peter Ustinov Clouseau è un pensiero interessante! Però me lo immagino troppo come Poirot a pensarci oggi, a giochi fatti…

    Noi in questa quarantena guardiamo film sparsi, ma è normale quando si è in due a decidere! Ultimo film visto, Hook, di cui pubblicherò una recensione domani! :–)

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    1. AlessioT ha detto:

      Grandissimo Hook! Visto anche io un mesetto fa 🙂

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      1. Sam Simon ha detto:

        Mi sa che leggere il tuo post mi ha spinto a vederlo, però… Non è che mi sia piaciuto tanto, eh! Ecco, l’ho detto! E alle 4 lo pubblico pure…! :–)

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      2. AlessioT ha detto:

        Ahah io lo avevo visto al cinema da piccolo e per questo ci sono molto legato, ma probabilmente non è invecchiato benissimo 🙂
        Verrò volentieri a leggere il tuo punto di vista, a dopo allora!

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  2. Madame Verdurin ha detto:

    Io non ho un programma preciso dei film da guardare, vedo cosa mi ispira al momento. Oppure arriva mio marito che proclamando entusiasticamente “Ho un film per stasera!” mi propina qualche boiata… Bello la Pantera Rosa, strepitoso La Strana Coppia, coinvolgente Il Promontorio della Paura (anche il remake non mi è dispiaciuto però). Divertente anche Hook, cast eccezionale, ma non è tra i miei favoriti. Lang è famoso per Metropolis, naturalmente, ma io preferisco M – Il Mostro di Dusseldorf. Tra tutti comunque il mio cuore batte per Sentieri Selvaggi. E’ vero che in questo classico western gli indiani sono ancora i cattivi, ma è anche il primo film del genere ad aprire uno spiraglio in senso opposto, perché alla fine John Wayne riporta a casa la nipote anche se ormai è praticamente una pellerossa. Non è un caso comunque se tutti noi lo abbiamo visto al corso di cinema (io non alle 8 del mattino però…)

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    1. AlessioT ha detto:

      Sì, è vero, al di là di tutto Sentieri Selvaggi è strepitoso (e quella inquadratura finale è commovente). Di Lang, M è il mio preferito in assoluto e uno dei miei film del cuore, sono d’accordo con te. Tra l’altro se non sbaglio è l’unico film di quel periodo di cui ho scritto una recensione qui sul blog 🙂

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  3. Madame Verdurin ha detto:

    Ora l’ho letta, molto bella. 🙂 Ora sono curiosa di sapere quale sia il film d ’59 a cui ti riferivi…

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    1. AlessioT ha detto:

      Eheh è più facile di quel che pensi, sulla homepage qualche indizio c’è 😛

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  4. Madame Verdurin ha detto:

    Sai già che mi piace Marylin Monroe… A Qualcuno Piace Caldo è uno dei film più divertenti mai girati! Billy Wilder uno dei registi più abili, in qualunque genere in cui si sia cimentato. Ottima scelta!

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    1. AlessioT ha detto:

      Ahah sbagliato 🙂

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  5. Madame Verdurin ha detto:

    Ops! Scusa, in effetti era facile ma non avevo capito… anche perchè non ho mai visto i 400 Colpi! Lo so, imperdonabile… ho il dvd ma non l’ho mai guardato… Tu però guardati anche A Qualcuno piace caldo, ti fai una bella risata!

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    1. AlessioT ha detto:

      Eheh “A qualcuno piace caldo” l’ho visto parecchie volte, immortale 🙂 Mi raccomando recupera i 400 colpi appena puoi, è veramente un film stupendo

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