
Si viaggia di gran carriera verso il Capitolo 300 di Una Vita da Cinefilo, tuttavia aspetterò la cifra tonda prima di appiopparvi il papiro autocelebrativo che racconta come è nata questa rubrica, quando e perché. La cosa che mi rattrista è che il Capitolo 1 è andato perso nei vari trasferimenti (del blog), sarà finito sotto qualche pacco, e quindi non lo potrò mai più ritrovare (a meno che la piattaforma Splinder, sparita nel 2010, non decida di resuscitare improvvisamente con tutti i suoi archivi). Al di là di questa introduzione, che di certo vi interesserà poco, andiamo a vedere cosa mi sono guardato nell’ultima settimana e… sorpresa sorpresa: c’è anche un film di questo secolo!
Furia (1936): Nel 1933 Goebbels offre a Fritz Lang la carica di dirigente dell’industria cinematografica tedesca. Sentendo puzza di trappola, visto che il regime aveva apertamente criticato “M” e impedito la distribuzione de “Il testamento del dottor Mabuse”, Lang fugge prima in Francia e poi nel 1934 negli Stati Uniti. In questo suo primo film oltreoceano il regista tedesco realizza una sorta di pamphlet sull’irrazionalità della folla e sul concetto di colpa e giustizia, incentrando la storia su un caso di linciaggio. Lang impressiona come sempre per la straordinaria gestione delle scene: dal passaparola del paesino (il montaggio con le galline!) fino alla memorabile notte del linciaggio, il regista non si perde per strada neanche un secondo, stravolgendo il concetto che fino ad allora vedeva i paesini di provincia come un’oasi di pace anziché come un infernale pentolone di rabbia repressa. Un film pieno di sottotesti e strati, difficile da raccontare in poche righe. Spencer Tracy perfetto.
Il buio oltre la siepe (1962): Ho scoperto questo film una ventina d’anni fa grazie alla citazione in “Vanilla Sky” (!). Da allora è stato amore puro, lo avrò visto più di dieci volte e ogni volta mi commuove profondamente. Ho sempre pensato che un giorno, se avessi avuto una figlia, la avrei voluta come Scout: il fatto curioso è che l’attrice bambina Mary Badham, che tra l’altro fu nominata agli Oscar per questo film, rimase amica di Gregory Peck fino alla morte dell’attore nel 2003, continuando a chiamarlo Atticus (nome del personaggio di Peck nel film). Raro caso di film bello tanto quanto il libro: capolavoro.
La casa degli spiriti (1993): Polpettone melenso tratto dal romanzo omonimo di Isabel Allende. Sorvolando sul whitewashing (la famiglia cilena al centro della storia è interpretata interamente da attori statunitensi), ricorderò questo film come uno dei più grandi sprechi di cast: caso raro e forse unico in cui possiamo vedere Meryl Streep in vistoso imbarazzo. Il film ha l’ambizione di raccontare la storia di una famiglia alto-borghese cilena dagli anni 20 fino al golpe del 1973 (unica sequenza davvero interessante del film). I primi piani su quell’essere meraviglioso che è Winona Ryder non bastano ad evitare di guardare l’orologio ogni trenta secondi.
I 400 colpi (1959): All’università, quando ho visto la prima volta il film d’esordio di Truffaut, verso le 20 sarei dovuto correre a prendere il treno per tornare a casa. Il problema è che erano le 19.55, il film non era ancora finito e dovevo scegliere se guardare gli ultimi 15 minuti oppure tornare a casa un’ora e mezza dopo. Quella sera tornai a casa dopo cena. Ho scelto “I 400 colpi” come mio film della vita per il progetto Film People: nonostante abbia avuto un’infanzia molto diversa da quella di Antoine Doinel, mi sono sempre sentito incredibilmente vicino al suo personaggio, alla sua ricerca di un posto nel mondo, alla sua voglia di correre verso il mare… Il classico film che ogni tanto senti il bisogno di rivedere: è come tornare a casa.
Il grande caldo (1953): Nel gergo della malavita statunitense, “The Big Heat” indica quel momento in cui il livello di guardia della polizia nei confronti della criminalità è molto alto. Siamo sempre all’interno della filmografia americana di Fritz Lang, stavolta nel pieno degli anni 50: indagando sul suicidio di un collega, nonostante le pressioni dei superiori affinché non se ne occupi, il sergente Glenn Ford scopre una fitta rete criminale che avvolge nelle maglie della corruzione gran parte della città. Il Bannion di Ford non ha niente a che vedere con il Marlowe di Bogart: non è un malinconico ed esistenzialista investigatore privato, ma un treno incazzato che non si ferma davanti a nulla. Il film ai tempi fu giudicato incredibilmente violento rispetto alle abitudini del pubblico di allora, nonostante il produttore avesse imposto a Lang di non mostrare gli omicidi e di farli avvenire sempre fuori campo. Da sottolineare un cattivissimo Lee Marvin. Ah, non l’ho ancora detto: è un film stupendo.
Lenny (1974): Da fan sfegatato di quel capolavoro che è “La fantastica signora Maisel”, ho imparato a conoscere e ad apprezzare il comico Lenny Bruce, approfondendo la lettura della sua vita e la storia del personaggio. Non avevo però ancora visto questo film di Bob Fosse, candidato a ben 6 Oscar, con un fenomenale Dustin Hoffman. Da un punto di vista narrativo è più intenso di quanto mi aspettassi, ma è il classico film di cui ti innamori dopo 5 minuti, grazie anche ad una straordinaria fotografia in bianco e nero, molto contrastata, quasi ad evitare ogni sfumatura per sottolineare la netta contrapposizione tra Lenny Bruce e la società ipocrita di cui si è fatto beffe per due decenni con i suoi monologhi su sesso, religione, politica e volgarità di vario genere. Nota per me stesso: è il momento di leggere la sua autobiografia “Come parlare sporco e influenzare la gente”.
Booksmart (2019): Uscito nei cinema italiani la scorsa estate con l’infelice titolo “La rivincita delle sfigate”, il primo film da regista di Olivia Wilde è un teen-movie molto meno superficiale rispetto a ciò che può suggerire la trama: la studentessa Beanie Feldstein (l’amica di Lady Bird) ha evitato ogni festa e ogni divertimento pur di studiare sodo ed entrare in un buon college. Quando il giorno prima del diploma scopre che anche i suoi compagni di classe, festaioli senza arte né parte, hanno ottenuto l’ammissione a college altrettanto importanti, la ragazza si dispera per il tempo perso ed è ben decisa, insieme alla sua migliore amica, a recuperare tutto l’ultima serata prima della fine del liceo. Mi sono divertito e però porca miseria, che brutto non poter rivivere mai più quel periodo!
SERIE TV: Ho finito Unhortodox e devo dire che mi è piaciuta, unica perplessità è: invece che fare 4 episodi dalla durata totale di 3 ore e mezza, non era meglio realizzare un bellissimo film da due ore? Secondo me un formato diverso avrebbe giovato sia alla storia che al suo destino: come film avrebbe avuto davvero tutti gli elementi per diverse candidature ai premi più importanti, mentre come serie rischia di perdersi nel marasma di prodotti di medio-alto livello nel quale ormai siamo immersi. La seconda stagione di Afterlife conferma e rilancia la bellezza della prima: Ricky Gervais in veste drammatica colleziona un gruppo di personaggi al quale è davvero difficile non affezionarsi, in una serie che riesce a dosare perfettamente il registro drammatico e quello più ironico e leggero. Dispiace averla già finita, trovate entrambe le stagioni su Netflix.

Il buio oltre la siepe è uno dei miei film preferiti e tutt’oggi lo ammiro con profondo rispetto. La casa degli spiriti è stato una grande delusione. Tralasciano il whitewashing che hai citato (che sì, lascia veramente perplesso) ma non hanno capitolo molto del libro di Allende, un libro meraviglioso che narra di personaggi interessanti in un lungo periodo storico che narra la storia del Cile, la sua evoluzione fino ad arrivare al terribile golpe politico. Un libro complesso resa in maniera abbastanza mediocre.
I 400 colpi. Che dire? Una meraviglia che riesce a commuovere ancora oggi.
Booksmart è stata una grande sorpresa. Un film molto più bello e complesso di quanto si creda che purtroppo ha un titolo in italiano veramente orrendo.
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Tutto giusto, non avrei potuto dirlo meglio! 🙂
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Che dire, le tue proposte sono sempre tutte interessanti. Il buio oltre la siepe è davvero un capolavoro e non si può discutere; La casa degli spiriti non piace nemmeno a me, e ho sempre visto anche nel libro una copia non riuscita di Cent’anni di Solitudine, che invece amo molto. Mi hai incuriosito anche con tutte le altre cose, come sempre! I 400 colpi ho già promesso di recuperarlo: lunedì, se davvero si possono andare a trovare i “congiunti”, recupero il dvd a casa dei miei!
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Grazie mille, fammi sapere che ne pensi de I 400 colpi (quando riuscirai a vederlo) 🙂
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Finalmente visto I 400 Colpi! Era una lacuna vergognosa che andava colmata! Se hai voglia da me trovi la mia recensione…
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Che bello, ottimo recupero! Ottima anche la recensione 🙂
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