Capitolo 377: Tempesta di Film

Che fine ha fatto Baby Jane?

Apriamo questo capitolo di fine maggio con un po’ di belle notizie: Megalopolis, il nuovo film di Francis Coppola, ha finalmente trovato una distribuzione italiana e quindi uscirà in sala anche da noi. Sean Baker ha vinto Cannes con Anora, sono molto felice perché si tratta di un cineasta meraviglioso, autore di tre film stupendi (Tangerine, Un Sogno Chiamato Florida e Red Rocket). David Lynch ieri ha detto che il 5 giugno succederà qualcosa da vedere e da sentire, una comunicazione che ha tutta l’aria di essere una mega supercazzola, ma ovviamente aspettiamo e speriamo. Meno sibilline invece le parole di Hayao Miyazaki, che proprio oggi ha detto di essere al lavoro su un nuovo progetto di azione/avventura, nostalgico, che ricorderà i vecchi tempi. Andiamo ora a scoprire i film visti nelle ultime due settimane, dove curiosamente spiccano nei titoli diversi nomi femminili.

Il Camaleonte (1989): Unica opera in carriera per Wendell B. Harris Jr., che scrive, dirige e interpreta un film che respira echi di Spike Lee e Cassavetes. Come da titolo, la storia racconta la vita di un uomo capace di spacciarsi, tra le altre cose, per reporter, avvocato, chirurgo, senza (quasi) mai farsi beccare. La presenza scenica del regista-attore è magnetica: non sarà un film perfetto ed è senza dubbio un filo logorroico, ma il modo in cui riesce ad essere caustico, morboso e svitato vale senz’altro la visione. Titoli di coda bellissimi, con attori e comparse che si alternano nel raccontare la favola della rana e dello scorpione, che poi è la chiave per leggere le azioni del protagonista. Premio della giuria al Sundance, lo trovate su Mubi.
•••½

Tatjana (1994): Ancora un film di Aki Kaurismaki, ancora un film sulla solitudine dei suoi personaggi, sull’incomunicabilità. Due uomini escono in macchina per provare il motore, appena riparato: finiranno per dare un passaggio a due donne straniere, con cui riescono a stento a parlare. I protagonisti si dimostrano duri con gli uomini e fragili con le donne, ma in queste opere del cineasta finlandese c’è una dignità e una tenerezza davvero rare da trovare in altri film. Mi sarebbe piaciuto vedere le foto scattate da una delle protagoniste con quella splendida macchina fotografica analogica. Il film lo trovate, ovviamente, su Mubi.
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Murina (2021): Che bella sorpresa! L’esordio dietro la macchina da presa della regista croata Antoneta Alamat Kusijanovic è un coming of age originale, capace di permettersi delle incursioni nel thriller mantenendo sempre a pelo d’acqua il filo della tensione. In un’isola della Croazia un’adolescente, cresciuta in un contesto tanto incantevole quanto asfissiante, sogna una vita lontana da quella splendida prigione d’acqua che circonda la proprietà di famiglia. Quando giunge da loro un affabile e facoltoso amico del padre, nonché vecchia fiamma della madre (di cui è ancora invaghito), la ragazza pensa che sia arrivata l’occasione giusta per realizzare i suoi propositi. Camera d’Or a Cannes (premio assegnato alla migliore opera prima presente al Festival): fate girare altri film a questa regista! Anche questo, neanche a dirlo, lo trovate su Mubi.
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Furiosa (2024): Cinque capitoli per raccontare una vendetta lunga quasi due decenni. George Miller torna sulla Fury Road che aveva magnificamente percorso nove anni fa e ritrova il caos orgiastico del film precedente, nel quale cerca inevitabilmente di inserire una trama (leggasi pretesto) più narrativa, con ritmi a tratti più compassati. Il risultato è che questo prequel funziona molto meglio quando cerca di imitare Fury Road rispetto a quando vive di vita propria. Pur vero però che quando si splende del riflesso di qualcosa di molto vicino al capolavoro, la luce che arriva è comunque accecante, viva, luminosa: si tratta ad ogni modo di un film meno intenso, meno potente, meno incredibile del precedente.
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Che Fine Ha Fatto Baby Jane? (1962): Se Norman Bates di Psyco e Annie Wilkes di Misery avessero una figlia, questa sarebbe Baby Jane Hudson (anche se per motivi cronologici, forse sarebbe Annie la loro figlia, ma ci siamo capiti). Incredibile recuperare soltanto ora un film così bello, diretto splendidamente da Robert Aldrich e intrepretato divinamente dalle rivali Bette Davis e Joan Crawford, che qui interpretano due sorelle rimaste orfane: la prima folle aguzzina, infantile nella crudeltà e nei modi, l’altra costretta sulla sedia a rotelle, relegata in una stanza senza la possibilità di avere contatti con l’esterno. Cinque nomination agli Oscar e l’immortalità della storia del cinema.
••••½

Un Sogno Lungo Un Giorno (1981): Il più grande flop della carriera di Francis Ford Coppola, ma avercene di fiaschi girati così bene, illuminati dalla luce pazzesca di Vittorio Storaro. A Las Vegas, durante i festeggiamenti per il 4 luglio, Frederic Forrest e Teri Garr (la bionda Inga di Frankenstein Junior), si lasciano in seguito a un brutto litigio. Ognuno cercherà di spegnere i dispiaceri tra le braccia, rispettivamente, della ballerina circense Natassja Kinski e del cameriere sognatore Raul Julia, incrociandosi e, in alcuni momenti, inseguendosi. 26 milioni di dollari spesi e soltanto 600.000 incassati: un disastro incredibile, ma che splendido disastro, così pieno di vita, di bisogno di amare ed essere amati, di soffusa malinconia. Lo trovate su Mubi.
•••½

Tempesta di Ghiaccio (1997): Due anni dopo Ragione e Sentimento e tre prima de La Tigre e il Dragone, Ang Lee raduna in Connecticut un mix di giovani talenti (Christina Ricci, Tobey Maguire, Elijah Wood, Katie Holmes) e interpreti affermati (Kevin Kline, Sigourney Weaver, Joan Allen), per girare un dramma piuttosto algido sull’insoddisfazione di due famiglie, negli Stati Uniti da poco colpiti dallo scandalo Watergate. Non sono un fan sfegatato dei film corali (beh, a meno che non siano girati da Altman!) e questo non fa eccezione, pur essendo un’opera più che valida. Probabilmente l’ho visto nel momento sbagliato: troppo vecchio per entrare in empatia con i dubbi maturi degli adolescenti, troppo giovane per sentire miei gli infantili comportamenti degli adulti. Se però vi siete incuriositi, trovate anche questo su Mubi.
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I Delinquenti (2023): Sono tanti anni ormai che tengo d’occhio, con grande attenzione, il cinema argentino. Ora sembra che stia attraversando una fase di grande rinnovamento, con film come lo splendido Trenque Lauquen di Laura Citarella o questo di Rodrigo Moreno. Un impiegato di banca ruba dal caveau un’ingente somma di denaro, abbastanza per vivere di rendita, e obbliga un collega a nascondere il bottino, mentre lui si costituirà per scontare la sua pena. “Meglio tre anni e mezzo in carcere, che venticinque dentro la banca”, si ripete l’uomo, pronto a recuperare metà del malloppo una volta scontata la pena. Moreno sfrutta questo MacGuffin della rapina in banca per raccontare la vita di due uomini alle prese con la libertà, l’amore, la propria rinascita. Come il film della Citarella, anche questo si prende il tempo di raccontare le cose a modo suo (dura tre ore) e lo fa bene, saltando dal crime al poliziesco, dal sentimentale al prison movie, senza perdere mai un grammo di credibilità. Una scena che ho amato: gli sguardi attraverso il finestrino del pullman, nel viaggio notturno da Cordoba a Buenos Aires. Bellissimo film, sapete dove potete vederlo? Già, su Mubi.
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Murina

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Comments

2 risposte a “Capitolo 377: Tempesta di Film”

  1. Avatar Madame Verdurin

    Che fine ha fatto Baby Jane mi ha terrorizzato, molto più di tanti film definiti “horror”. Due interpreti divine, regia meravigliosa, un vero capolavoro da studiare.

    Piace a 1 persona

    1. Avatar AlessioT

      Incredibile che non l’avessi mai visto prima di ora. Sempre bello constatare che c’è sempre qualche film straordinario da scoprire! 🙂

      Piace a 1 persona

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