Capitolo 384: Estate a Beverly Hills

Alla vigilia della mia partenza per la Capitale e il ritorno alla vita romana, archivio la mia usuale residenza estiva in quel di Monopoli con altri 6 film, ma soprattutto con la saga di Beverly Hills Cop, una montagna russa che oscilla tra la strepitosa commedia anni 80, il giusto sequel, un terzo film da buttare e una riuscita operazione nostalgia. Tra un panzerotto e un pezzo di focaccia, tra le onde pugliesi, saluto il cinema en plain air della mia terrazza e torno ufficialmente ai 42 pollici della Garbatella. Quale sarà il primo film della nuova stagione romana? Lo scopriremo insieme, nel prossimo capitolo…

Beverly Hills Cop (1984): Ah, i meravigliosi anni 80. Così ordinari quando li vivevamo, appaiono oggi del tutto irripetibili. In questo classico di Martin Brest (lo stesso regista di un film totalmente diverso come Vi Presento Joe Black, per dirne uno), Eddie Murphy è un detective di Detroit alle prese con l’omicidio di un suo vecchio amico. Le sue indagini lo portano in California, dove i suoi metodi bizzarri ma efficaci faranno breccia anche nell’integerrima polizia locale. Un cult divertentissimo, fresco, che trasuda anni 80 da ogni scena (si intravede addirittura una Delorean parcheggiata, citazione involontaria di un’auto che, un anno dopo, sarebbe diventata immortale) e che davvero non invecchia mai. Me lo sono proprio goduto.
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Beverly Hills Cop II (1987): Il sequel del primo, fortunatissimo, capitolo, stavolta diretto da Tony Scott (che solo un anno prima aveva raggiunto il successo galattico con un cult assoluto come Top Gun) è come un fratello minore che, da bambino, cerca di imitare in tutto e per tutto le movenze, i giochi, i modi di fare del maggiore. Il tenente Bogomil, vecchio amico di Eddie “Axel Foley” Murphy dai tempi del primo film, resta quasi ucciso da una misteriosa banda di rapinatori, guidata nientepopodimeno che da Brigitte Nielsen (due anni prima fu l’iconica moglie di Ivan Drago in Rocky IV). Il protagonista vola segretamente a Beverly Hills per indagare sul caso, insieme a tutti i personaggi del film precedente. Per quanto si sforzi di somigliare al capostipite della serie, questo sequel non funziona come il precedente, perdendosi forse in troppe ripetizioni. Tony Scott butta dentro tanta azione, i personaggi sono comunque sempre simpatici e riescono a portare a casa il minimo sindacale senza sforzi eccessivi. Carino.
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Beverly Hills Cop III (1994): Un disastro. Incredibile pensare che alla guida di questo incidente ci sia un veterano come John Landis: la prova vivente che anche i grandi sbagliano. Landis in realtà aveva capito che lo script non funzionava, ma ritenne che, avendo Murphy, il film avrebbe comunque funzionato. Sorpresa: Eddie Murphy si presentò sul set svogliato, con in testa l’idea che il suo Axel Foley fosse cresciuto e che non dovesse più far ridere. Se togli l’ironia e il divertimento resta solo un poliziesco senza capo né coda, non credibile e non coinvolgente. Un cameo di George Lucas è forse l’unica cosa da segnalare. Dieci anni dopo, in tv, Eddie Murphy definì questo film un’atrocità, a tal punto da pensare a un quarto capitolo, in modo da poter dare una degna conclusione alla saga.
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Beverly Hills Cop: Axel F (2024): Una degna conclusione che effettivamente c’è stata, visto che questo quarto capitolo, stavolta diretto dall’esordiente regista australiano Mark Molloy, riesce a recuperare, con non poche strizzatine d’occhio ai fan, lo spirito del primo film, la bellezza degli anni 80. Sono passati quarant’anni dal primo film, Axel stavolta torna a Beverly Hills a causa dell’improvvisa sparizione del suo vecchio amico Rosewood (presente in tutti e quattro i film). Qui, insieme ad una figlia con cui ha un rapporto complicato, deve indagare sull’omicidio di un poliziotto corrotto e ritrovare il suo storico collega. Di solito sono molto diffidente nei confronti di queste operazioni nostalgia, che cercano di recuperare vecchie glorie incartapecorite restituendole ai ruoli in cui hanno brillato in un glorioso quanto lontano passato, stavolta però l’idea ha funzionato e i fan della saga non potranno dirsi delusi. Piaciuto (è su Netflix, come gli altri).
•••½

Trap (2024): M. Night Shyamalan conosce il suo mestiere. Il suo nuovo film è pieno zeppo di cretinate (specialmente in un paio di situazioni nell’ultimo atto), ma riesce, in tutte le sue incongruenze, a farti passare un paio d’ore abbastanza godibili. Josh Hartnett è un padre amorevole che accompagna la figlia adolescente al concerto pop dell’anno (Lady Raven, interpretata dalla figlia del regista, Saleka). Quasi per caso, viene a sapere che l’intero concerto è in realtà una trappola organizzata dall’FBI per catturare un sadico killer, presente al concerto proprio quella sera. Il killer è proprio il protagonista e buona parte del film mostra i suoi tentativi di districarsi tra le attenzioni nei confronti della figlia, che sta passando una delle serate più belle della sua vita, e un piano di fuga, per sfuggire alla legge. Il film funziona per due terzi, almeno finché l’uomo è in trappola nell’arena, poi nell’ultimo atto si comincia a deragliare. In fin dei conti, essendo agosto, si può anche uscire dal cinema contenti, il punto è che dopo un paio di giorni lo hai già dimenticato.
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Past Lives (2023): La classica serata in cui perdi mezzora a capire cosa vedere. Poi ti rendi conto di aver voglia di un comfort movie, di qualcosa di rassicurante, che conosci già e finisci per spararti per la terza volta in 8 mesi questo meraviglioso film d’esordio di Celine Song. Due amici d’infanzia si ritrovano a New York 24 anni dopo l’ultima volta in cui si sono visti: è un tempo per ritrovare il passato, fare i conti con il tempo, con la vita, i sentimenti… Struggente nella sua semplicità, emozionante, commovente: un gioiello pressoché perfetto. Per approfondire il discorso, vi rimando alla recensione.
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Comments

3 risposte a “Capitolo 384: Estate a Beverly Hills”

  1. Avatar Austin Dove

    Ho visto Past lives di recente al cinema con la rassegna estiva, molto struggente; fossi stato lei avrei mandato al diavolo il marito e sarei scappato col coreano, un viso del genere è difficile da trovare e ovunque si fa teatro uu

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    1. Avatar AlessioT

      Ahah forse però il finale non sarebbe stato così speciale 🙂

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      1. Avatar Austin Dove

        Si ma sarebbe stato meno melanconico

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