
Sulla spinta dei grandi successi di questi ultimi anni firmati da Hayao Miyazaki (La città incantata, Il Castello errante di Howl, Ponyo sulla scogliera), esce finalmente nelle sale italiane il quarto lungometraggio del maestro del cinema d’animazione giapponese, Il mio vicino Totoro, già conosciutissimo tra gli appassionati del genere. Realizzato nel 1988 dopo Lupin III e il castello di Cagliostro (uscito in sala lo scorso anno), Nausicaa della valle del vento e Laputa il castello nel cielo, Totoro conferma la vena di Miyazaki per le favole tenere, dolci e fantasiose, a metà strada tra le stampe paesaggistiche di Hiroshige e la tradizione popolare giapponese.
Due sorelline, Satsuke e Mei, si trasferiscono col padre ricercatore in una nuova casa in campagna situata a pochi chilometri dall’ospedale dove è ricoverata la madre. La zona sembra popolata da curiosi esseri: i nerini del buio (spaventatissimi spiriti della fuliggine), un gentilissimo gatto bus e soprattutto Totoro, il signore del bosco, uno spirito dal cuore d’oro, che permetterà alle due bambine di vivere avventure incredibili.
Miyazaki pennella emozioni, scandendole con i colori della natura più bella: il vento più forte non è altro che un viaggio meraviglioso tra i campi, la pioggia battente è il pretesto per mostrare la gentilezza dei personaggi (sia il vicino Kanta che la adorabile Satsuke offrono il loro ombrello durante un temporale). Il rispetto per la natura e per le persone che abbiamo vicino: Miyazaki predica con la dolcezza di un genitore, senza puntare il dito, ma offrendoci soltanto un punto di vista più sereno sulle cose della vita. L’occasione giusta per recuperare una grande opera di vent’anni fa su grande schermo: lunga vita ad Hayao Miyazaki.

il grande Miyazaki..
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che emozione vederlo al cinema. i silenzi, il potere della natura, la crescita di un bambino attraverso le esperienze tangibili e oniriche. un filmone.
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ogni film di Miyazaki fa uscire dalla sala con un incredibile senso di serenità addosso, è unico direi
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