Recensione “Class Enemy” (“Razredni sovraznik”, 2013)

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Arriva in Italia, grazie alla Tucker Film, il secondo dei tre finalisti del premio Lux (che sarà assegnato a dicembre al miglior film dell’unione europea). La Slovenia e il regista esordiente Rok Bicek dimostrano ancora una volta che il cinema balcanico non è soltanto Kusturica: Bicek mette in scena, attraverso il microcosmo del liceo, le contraddizioni e l’incapacità di comunicare nella società contemporanea, e lo fa con una sensibilità e un senso dello spazio cinematografico piuttosto interessante per un regista di neanche 30 anni.

Siamo in Slovenia, in un liceo come tanti. La professoressa più amata dalla classe è costretta, causa maternità, a lasciare il suo posto ad un nuovo insegnante, il severo e poco flessibile Robert. Pochi giorni dopo, in seguito ad un colloquio con Robert, una studentessa si toglie la vita. I suoi compagni di classe reagiscono prima con il dolore, poi con rabbia: hanno bisogno di un capro espiatorio e lo trovano nella figura dell’ultimo arrivato, il nuovo professore, secondo loro colui che ha causato la morte della ragazza. La ribellione si inasrpisce giorno dopo giorno, fino ad un inevitabile scontro tra le parti.

Il cinema ha sempre trovato nell’universo studentesco materiale fertile per raccontare il mondo e le sue storie. Gli Stati Uniti si sono spesso concentrati sui problemi generazionali, sulla violenza; la Francia ci ha mostrato “La Classe” con un piglio documentaristico, la Germania attraverso il magnifico “L’Onda” è stata capace di raccontare come sia semplice piantare i semi di un nuovo regime. L’Italia, da tradizione, ha spesso preferito deviare sulla commedia, di cui “La Scuola” di Luchetti è l’esempio più classico. La Slovenia si inserisce perfettamente in questo scenario con un film bello e forte, su uno scontro tra generazioni diverse, sul sangue caldo di un gruppo di studenti pronti ad attaccarsi ad ogni pretesto pur di criticare il sistema, su un gruppo di adulti preoccupati più della reputazione della scuola (vedi la preside) che di insegnare qualcosa. Su tutti spicca Igor Samobor, il nuovo professore, che attraverso un’interpretazione di sottrazione, riesce a delineare un personaggio ambiguo e al tempo stesso affascinante. Uno dei migliori film del mese.

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