Festa del Cinema di Roma 2017 – Giorno 4

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Stanotte ho dormito un’ora in più e, credetemi, quando devi guardare due o tre film uno dopo l’altro fa davvero la differenza. Se solo si potesse mandare indietro l’orologio di un’ora ogni notte fino a domenica prossima, non sarebbe affatto male. Vi scrivo dalla magnifica sala stampa del Festival, che ogni volta mi fa sentire un po’ come un impostore: mi guardo intorno, vedo tutti questi giornalisti impegnati a scrivere e mi sento sempre un po’ in colpa, fuori luogo, come se non meritassi di sedermi qui (sarà quella enorme scritta sulla vetrata, “area giornalisti”, a mettermi a disagio). Poi mi domando: quanti di loro si sentiranno a disagio come me? Quanti di loro scrivono su un blog, sul loro blog, e quanti invece vengono davvero pagati per stare qui? Non lo saprò mai.

Il sabato è stato fin troppo impegnativo, io ad ogni Festival ho un anno in più e insomma, ieri sera ho deciso a cuor leggero di saltare le proiezioni delle 9 (che tanto non mi sembravano neanche così obbligatorie, per così dire) e dedicarmi ad una notte di riposo, per recuperare le energie in vista di una nuova settimana di combattimenti con i mezzi pubblici, pranzi frettolosi, mancanza di cioccolata e poche ore di sonno. Un’idea eccellente, perché sono arrivato con tutta calma alla proiezione delle 11, “I, Tonya” di Craig Gillespie, che è stata una vera sorpresa. Innanzitutto va detta una cosa: Margot Robbie (la biondona pazzesca di “The Wolf of Wall Street”) non è solo una donna bellissima, si sta anche rivelando un’attrice incredibilmente versatile. La storia ricostruisce uno dei più grandi scandali sportivi della storia degli Stati Uniti: la pattinatrice su ghiaccio Tonya Harding, una specie di maschiaccio con i pattini (ma anche una delle più talentuose atlete della sua generazione), fu accusata di aver organizzato, insieme al marito, un’aggressione alla sua più grande rivale per la medaglia olimpica, allo scopo di metterla fuori gioco. Il film è totalmente sopra le righe, ricostruisce le vicende strappando praticamente una risata ad ogni scena, alternando i fatti realmente accaduti ad alcune vicende volutamente romanzate (talvolta sono i personaggi stessi, all’interno del film, a rivelarci quando una scena è realmente accaduta e quando non è invece mai successa). Come se non bastasse, la colonna sonora è perfetta. Il film uscirà in patria a dicembre e devo dire che mi aspetto di vedere Margot Robbie tra le candidate agli Oscar del prossimo anno.

Aspettavo con molta curiosità “Abracadabra” di Pablo Berger, che cinque anni fa mi aveva letteralmente estasiato con il meraviglioso “Blancanieves”. Quindi mi preparo, tutto contento, fresco come una rosa, “già mangiato”, e mi dirigo verso il Teatro Studio, luogo della proiezione. Morale della favola: sala piena, non riesco ad entrare, devo così affogare il dispiacere con una birra. Decido quindi di aspettare le 17 per fotografare il red carpet di Jake Gyllenhaal, che ho già incontrato qui al Festival nel 2007 (se non sbaglio) e che ho poi incontrato un paio d’anni dopo dentro il corridoio di un albergo in cui ero finito più o meno per caso (è una storia lunga e c’era di mezzo Reese Whiterspoon). Insomma, le nostre strade si dovevano di nuovo incrociare caro Jake, pensa un po’ che culo che c’hai. Ma Gyllenhaal stupido non è, e appena saputo che stava per incontrarmi di nuovo ha deciso di annullare il suo red carpet e di entrare da un ingresso secondario, per la delusione immensa delle sue fan che lo stavano aspettando da stamattina. Capisco che sarebbe stato il suo secondo red carpet in due giorni, però, boh, che ci perdeva a far contente le persone che lo stavano aspettando? Ho visto alcune ragazzine davvero deluse da morire e mi è dispiaciuto per loro. Pazienza.

La sera me la sono presa di riposo, sempre per quella storia che mi aspetta un’altra settimana di impegni e bla bla bla (mi sento un po’ uno schifo quando scrivo queste cose, in fondo mi alzo la mattina per guardare film mentre voi magari vi alzate alle 6 tutto l’anno, per fare qualcosa sicuramente meno piacevole, e di certo non vi state a lamentare troppo). Il bello è che essendo saltati sia “Abracadabra” che Gyllenhaal, sarei potuto tranquillamente tornare a casa alle 13.30… Bene, sono le 18, ho qualche ora libera e “Stranger Things 2” che mi guarda supplicandomi di cominciarlo. Direi che è giunto il momento di salutare l’Auditorium per qualche ora, sospendere tutto ciò che riguarda il Festival e dedicarmi a Mike, Dustin, Lucas, Eleven e compagnia bella.

I Tonya

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