“Ready Player One”: usciremo vivi dagli anni 80?

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Questa settimana ospitiamo su UVDC il commento al film di Marco Caizzi, che abbiamo inviato alla proiezione stampa in qualità di esperto di videogames e di cinema fantascientifico. L’articolo non contiene spoiler.

Nel distopico anno 2045 di “Ready Player One” il mondo è inquinato e spoglio, si vive alla giornata in delle caotiche baraccopoli sommersi di debiti. Così la gente fugge dal grigiore quotidiano connettendosi, con dispositivi di realtà virtuale, ad un enorme videogioco online di nome OASIS: vera e propria realtà parallela non solo di gioco, ma anche e soprattutto di socialità ed espressione di sé. I giocatori più accaniti cercano l’easter egg (una sorpresa nascosta, un uovo di Pasqua, ma in questo film è da vedere più come un “sacro graal”) nascosto all’interno del gioco dal suo eccentrico creatore ormai morto da tempo. Scovare l’easter egg/graal garantisce il possesso completo di OASIS, ma per ottenerlo bisogna superare prove difficili ed enigmatiche che nessuno ha mai superato.

Non avendo letto il libro da cui è tratta l’ultima fatica di Spielberg (regista ormai diviso tra film “per ragazzi” e film “per genitori”) non so quanto “Ready Player One” sia rimasto fedele all’opera originale, ma metto subito le cose in chiaro: è un film che coinvolge e funziona molto bene nel contesto di ottovolante per ragazzi, con il coloratissimo mondo virtuale a farla da padrone ed un passaggio continuo dei protagonisti tra il grigio mondo distopico e OASIS che funziona con magistrale fluidità. Se lo prendete invece come film di fantascienza è ben poca cosa, eppure avrebbe avuto i giusti elementi per decollare e “sconvolgere” di più senza tradire la sua natura teen. C’è però da tenere conto che in un panorama in cui il cinema d’intrattenimento hollywoodiano è appiattito da reboot, remake e seguiti vari, una produzione “originale” (anche se tratta da un libro) di tale dimensione, con dietro un maestro del genere come Spielberg, spicca facilmente. Certo, il film (come il libro) fa del citazionismo/retromania anni ’80 / ’90 la base su cui è costruito l’intero mondo del videogioco OASIS ed ecco garantito un appiglio familiare anche in un mondo “nuovo”. In più Spielberg è uno che quell’immaginario ‘80 ha contribuito a crearlo per davvero: chi meglio di lui poteva renderlo su schermo in maniera classica e digeribile per tutti? Però ci fermiamo qui appunto, a “classico e digeribile”, con alcuni momenti turboblasti rispettosi dell’idea “videoludica” alla base del film/libro, ma mai stimolante, né tanto meno sorprendente.

Se si esclude l’ottima confezione “Ready Player One” è un prodotto non solo normale, ma molto normativo sia a livello di trama che di immaginario/creazione visiva (non si esce vivi dagli anni ‘80/’90, ok, però tutto l’interessante lato di crescita e rivoluzione nel film si riduce ad un nulla di fatto), non lontanissimo dai reboot/remake/e quant’altro che citavo poco sopra e a cui i molti entusiasti sembrano voler contrapporre questo film, del tipo “ecco come si fa veramente un cinemone d’azione per ragazzi”. Insomma non abbiamo di fronte né il nuovo “Mad Max”, né “Lego Movie”, né “Speed Racer” (tre film che non cito a caso), e le cose più entusiasmanti di “Ready Player One” sono tranquillamente paragonabili ai trucchi visivi più interessanti dei vari Marvel Movie. Il mio dubbio è che molti “adulti” entusiasti (avessi avuto 13 anni vi starei parlando di questo film con toni da capolavoro, come quando vidi “Stargate” che oggi non so quanto reggerei) siano stati abbagliati dalla classicità coinvolgente di un film che non è schiacciato da un preciso franchise ingombrante o da una serialità imposta, un tipo di solidità che oggi rischia in effetti di apparire come qualcosa di “raro” e quindi eccezionale.

In conclusione “Ready Player One” è uno Spielberg per ragazzi che funziona così come funzionano i suoi ultimi film “per genitori”: non aspettatevi nessuno slancio creativo fantascientifico o chissà che “miracolo” e, se siete in vena, godetevi i momenti in cui il film giochicchia divertito con certi feticismi citazionisti. La speranza è che la riuscita di questo film soddisfi in pieno la voglia insaziabile di riferimenti, oggetti, personaggi, situazioni di trent’anni fa, che caratterizzano il genere da troppi anni. Di meglio (per fortuna) non si può fare.

Leggi anche: Tutte le citazioni in “Ready Player One”

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