
Nalon id alozzacrepus atilos al é “teneT” osetta otnat li , otted oh emoC. omaicnimociR. kO. Ok. Ricominciamo. Come ho detto, il tanto atteso Tenet è la solita supercazzola di Nolan. Il primo blockbuster dell’era Covid si basa su un’idea più che allettante, sulla quale era davvero difficile reggere un film intero senza perdersi nel mero esercizio di stile: Christopher Nolan non è un dio, al contrario di come pensano in troppi, e inevitabilmente non sa neanche lui come mandare avanti una storia alla James Bond senza dover mettere in mezzo la fine del mondo. Tenet è macchinoso, ambizioso, si prende troppo sul serio e si incastra nei suoi stessi ingranaggi: “non cercare di capire”, dice Clemence Poesy al seppur bravo John David Washington, nel primo dei tanti spiegoni che Nolan cerca di buttare dentro nei tempi morti, ma suona come un grido disperato di chi ha avuto un’idea brillante alla quale non è in grado di dar seguito.
Tenet gira il mondo cercando di distrarci da qualcosa di troppo grande: da Kiev a Mumbai, da Oslo a Londra, da Tallin al Vietnam. John David Washington è un agente segreto che, alle prese con una rivelazione che arriva dal futuro (l’entropia di un corpo o di un oggetto può essere invertita, quindi il tempo può essere vissuto al contrario), deve arrabattarsi per evitare una nuova guerra Mondiale e, più avanti, la fine del mondo, a causa di uno spietato trafficante d’armi russo (uno sprecatissimo Kenneth Branagh).
Al netto di un paio di sequenze davvero molto belle (perchè Nolan non sarà dio, ma sa come muovere la macchina da presa), il film si perde nei soliti difetti del regista, almeno per quanto riguarda i suoi ultimi film: non sa emozionare né coinvolgere a sufficienza (una freddezza in cui in molte occasioni è stato accusato anche dai suoi fan), ma soprattutto non ci fa affezionare ai suoi personaggi, che sono poco più che burattini di cui non ci interessa il destino (alzi la mano chi davvero ha interesse per le sorti di Kat, la cui unica funzione è avere una pistola alla testa per tutto il film). Tenet non solo sembra in grado di invertire la materia, ma anche la carriera del regista britannico: se con Memento (e un budget molto inferiore) aveva costruito un film straordinario per la capacità di unire un’idea magnifica ad una storia altrettanto appassionante, come più avanti con Inception, Tenet riprende ma subisce l’ambizione e la grandezza dei due film migliori di Nolan, diventando preda del suo stesso delirio. È pur vero che per deludere le aspettative se ne dovrebbe avere qualcuna e da questo punto di vista c’è tutto ciò che potete aspettarvi da un film di Christopher Nolan: una visione affascinante che suona vuota nel momento in cui provi a bussarci.


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