
Era il lontano gennaio del 2008 quando sul portale di cultura musicale e cinematografica “Livecity”, che ora non esiste più, si affacciava il Capitolo 1 di una rubrica incentrata sugli ultimi film visti dall’autore. L’ispirazione, come in molti altri casi, arrivava dal solito Nick Hornby, che nel suo libro “Una Vita da Lettore” raccoglieva gli articoli in cui elencava e commentava i libri che aveva letto nell’ultimo mese. Tanto fu il successo di quella rubrica che quello stesso autore (indovinate un po’, ero proprio io) decise un mese dopo di aprire un blog che potesse raccogliere tutti i suoi articoli, soprattutto quelli della suddetta rubrica, “Una Vita da Cinefilo”, che stava a cuore a tal punto da diventare anche il nome del neonato blog. Dopo 12 anni e migliaia di film visti io e il blog siamo ancora qua, a raccontarvi i film (e ciò che avviene dentro e fuori di essi) dal mio punto di vista. Quindi, già che ci sono, mi faccio l’augurio da solo: altri 300 di questi nostri capitoli, amici e amiche!
La Signora Omicidi (1955): Un irriconoscibile Obi Wan Kenobi (Alec Guinness, ovviamente) prende in affitto una stanza in casa di una dolce e un po’ petulante vecchina, da dove organizza una rapina alla stazione ferroviaria in compagnia di quattro maldestri complici con cui finge, agli occhi dell’anziana, di comporre un quintetto d’archi. Quando la donna li scopre, qualcuno dovrà eliminarla, ma non sarà impresa facile. Un’ora e mezza di cinema divertente, dal ritmo incalzante e dalle risate assicurate: film perfetto, realizzato da Alexander Mackendrick, per una serata non impegnativa in compagnia di Sir Guinness e Peter Sellers.
Il Nome della Rosa (1986): Jean Jacques Annaud nel 1981 realizza un film d’avventura ambientato nella Preistoria, “La guerra del fuoco”. Sarà il suo primo grande successo di pubblico e critica, che gli dà sicurezza e maggior ambizione: il regista francese si lancia così nella trasposizione cinematografica di uno dei maggiori best seller internazionali degli Anni 80, “Il Nome della Rosa” di Umberto Eco, che ebbe un successo clamoroso guadagnando oltre 70 milioni di dollari (costò meno di un quarto). La storia è risaputa: il frate francescano Sean Connery, con il novizio Christian Slater, giunge in un’isolata abbazia dove alcune misteriose morti stanno distruggendo la pace della comunità. Sherlock Holmes incontra il Medioevo, in un film che amo tantissimo, avvincente e coinvolgente come pochi. Fantastico Ron Pelman nella parte del gobbo Salvatore (che era stata inizialmente assegnata a Franco Franchi!). L’ho visto oltre 10 volte e non mi ha mai stufato, filmone totale.
Il Leone d’Inverno (1968): Nella terza stagione di “West Wing”, il direttore delle comunicazioni della Casa Bianca chiede al Presidente Martin Sheen quale sia il suo film preferito. Sheen non cita direttamente il titolo, ma interpreta una scena tratta da questo drammone storico di Anthony Harvey, in cui Peter O’Toole, nei panni di Enrico II d’Inghilterra, con la scusa di voler festeggiare il Natale in famiglia riunisce al castello i suoi figli (tra cui un Anthony Hopkins praticamente all’esordio) e la moglie Katherine Hepburn (Oscar per lei) per decidere a chi lasciare il trono dopo la sua morte. Tra gelosie, liti e cospirazioni, la tragedia alla Shakespeare è dietro l’angolo, ma in realtà il finale sarà più lieto di quel che si potesse credere. Vista oggi la messa in scena risulta un po’ troppo teatrale e di certo il ritmo non è il suo punto di forza, ma gli scambi tra O’Toole e la Hepburn sono una goduria assoluta. E poi, chi sono io per abbassare le ambizioni di un film che ha vinto tre Oscar?
La Marcia su Roma (1962): Nel 1962 Dino Risi era nel pieno del suo periodo d’oro. Solo un anno prima aveva diretto quello che, secondo me, è il più grande film italiano di tutti i tempi, “Una Vita Difficile”, nello stesso anno girava un capolavoro immortale come “Il Sorpasso”, che rivoluzionava i canoni della commedia, giusto un respiro prima de “I Mostri” (1963). Non è strano dunque se un film bellissimo come questo, uscito appunto nel 1962, non è ricordato come uno dei suoi più grandi successi, nonostante la consueta sceneggiatura brillante di Age, Scarpelli e Scola e la verve di quelle canaglie meravigliose di Gassman e Tognazzi. Come si può facilmente dedurre dal titolo, il film racconta la storia di due uomini che, affascinati dalle promesse di Mussolini, si mettono in cammino per raggiungere Roma insieme alle camice nere. Lungo la strada si renderanno conto che il fascismo è sempre più lontano da ciò che avevano creduto, fino ad un finale con le immagini d’archivio di Vittorio Emanuele III doppiate in pieno stile Fabio Celenza. La bellezza della commedia all’italiana parla da sola, con la solita denuncia mascherata da satira tragicomica. A completare il quadro, un Mario Brega under 30, che stavolta però non fa per niente ridere, anzi. Film da recuperare.
Favolacce (2020): “Il villaggio dei dannati” sposa la periferia romana, consacrando i fratelli D’Innocenzo come nuove stelle nascenti del cinema nostrano. Un’apparentemente tranquilla comunità di famiglie vive la vita che ci si aspetta di vedere fuori dal GRA, nel tentativo di essere felice nonostante gli stenti e le preoccupazioni. I bambini di queste famiglie però sembrano vittime dei comportamenti passivi e spesso dannosi dei loro genitori e danno sfogo al loro disagio e alla loro disperazione mettendo in pericolo se stessi e gli altri. Già dalla desinenza del titolo si capisce che le favole non sono esattamente quelle della Disney e ciò che vedremo in poco più di un’ora e mezza sarà un racconto ricco di sfumature nere dal finale decisamente spiazzante. Bellissimo film, Orso d’Argento a Berlino per la sceneggiatura.
Private Life (2018): Se ci sono due cose che mi piacciono molto del cinema americano sono il Sundance Festival e Paul Giamatti. E quando queste due cose coincidono sono molto contento: il film di Tamara Jenkins (suo il bellissimo “La famiglia Savage” del 2007) racconta le difficoltà di una coppia di coniugi con problemi di fertilità. Un film amaro e al tempo stesso divertente, con Giamatti che più volte riprende l’ironia e la malinconia del suo indimenticabile Miles di “Sideways”, di cui questo film potrebbe quasi rappresentare una sorta di destino ideale. Non è un film indimenticabile, capiamoci, ma è un’ottima occasione per entrare in un mondo di cui spesso si parla senza averlo compreso davvero. Il film ci prova, soprattutto con un finale intelligente e davvero stupendo.
Poltergeist (1982): Uno dei grandi classici horror del secolo scorso, prodotto da Steven Spielberg (che in quello stesso anno usciva nei cinema con un certo “E.T.”) e diretto da Tobe Hopper (“Non aprite quella porta”). Beh, impossibile nominare “Poltergeist” senza pensare a piatti che volano, a giocattoli impazziti e soprattutto al televisore che avevamo a casa quando eravamo piccoli. Il film è terrorizzante, non tanto perché siamo preoccupati del destino della piccola Carol Anne (anche, per carità!), quanto per ciò che sono costretti a subire i genitori e il fratellino, soprattutto nel doppio finale, decisamente sorprendente per l’epoca (tra l’altro nella scena della piscina furono utilizzati scheletri reali perché molto più economici rispetto a quelli di plastica, immagino la felicità degli attori). Il film è altresì tristemente noto anche per una maledizione alla quale sono legate le scomparse di molti membri del cast e dello staff che avevano lavorato alla produzione (tra cui addirittura le interpreti delle due sorelle Carol Anne e Dana, morte a 12 e a 18 anni). Classico intramontabile, non invecchia mai, anche se non capirò mai perché la simpatica famiglia Freeling continua a dormire tranquilla in quella casa anche dopo aver risolto la drammatica situazione.
Guida perversa al cinema (2006): Il celebre filosofo e psicanalista sloveno Slavoj Zizek dedica due ore e mezza a condividere con noi alcune sue idee e teorie sui grandi film della storia del cinema. Un documentario bellissimo in cui Zizek, forte del suo carisma (e brillantemente doppiato da Tatti Sanguineti) ripercorre le scene di moltissimi capolavori, fornendoci una chiave di lettura di volta in volta differente (ad esempio i tre piani della casa di Psyco rappresentano l’Es, l’Io e il Super Io freudiani), in un viaggio nel cinema che è una vera goduria, da Hitchcock a Chaplin, dai Marx a Kubrick, dall’onnipresente Lynch a Coppola e molti altri. “Se cercate nella realtà qualcosa di più reale della realtà stessa, rivolgetevi alla finzione cinematografica”. Parola di Zizek.
SERIE TV: La seconda stagione di The Boys è finita e con mia grande sorpresa è stata davvero molto bella. Certo, secondo me avrebbero potuto approfondire molto meglio il personaggio di Stormfront, che è malvagio in una maniera abbastanza piatta nonostante un passato decisamente ricco di spunti narrativi. Continuo a trovare Hughie insopportabile, ciononostante la serie funziona e chiude la seconda stagione con un cliffhanger senza dubbio suggestivo. Aspettiamo con fiducia la terza stagione. Ho chiuso anche con Happy Days, mia adorata compagnia durante il pranzo, che dopo la sesta stagione si è bruscamente interrotto per riprendere nuovamente dalla prima (Spike, è vero che il meglio si era già visto, però non si fa così eh!). West Wing è invece arrivato alla quarta stagione, l’ultima con Sorkin se non sbaglio, ed è sorprendente di come riesca continuamente a farti innamorare: quando dopo un paio di puntate di media intensità pensi di aver ormai già visto il meglio, subito ti butta addosso un altro episodio clamoroso. Per ora posso dire che si tratta di una delle più grandi serie di sempre, ho sempre meno dubbi su questo.
In chiusura di questo capitolo speciale, una notizia che un po’ mi rattrista: domani comincia la Festa del Cinema di Roma e per la prima volta dal 2006 non ci sarò per una mia scelta: come molti sanno, questo per me non è un lavoro, è una passione, e passare dieci giorni chiuso in sala a guardare film non mi sembra una mossa intelligente, inoltre, vista la riduzione degli accreditati causa emergenza Covid, mi è sembrato giusto cedere il mio posto (che era già stato confermato) a chi scrive di cinema per lavoro. Mi mancherà moltissimo redigere il diario quotidiano per voi, rivedere un sacco di facce amiche e parlare di film 24 ore al giorno per dieci giorni: pazienza, tra me e il Rome Film Fest l’appuntamento è rimandato al 2021!

Quanto amo Poltegeist! È un film che mi ha sempre emozionato e che continua ancora oggi a incantare e sorprendermi. L’adoro! Interessante anche molto quel che hai detto di Favolacce un film molto discusso e interessante.
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Poltergeist è davvero un gran film, non lo vedevo da tantissimi anni e ancora oggi regge benissimo. Grande film
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Poltergeist e Il nome della rosa! Che accoppiata di grandi classici! Ti sei trattato bene in quanto a cinema, ultimamente! :–)
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Non ci facciamo mancare niente 😀
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Complimenti per il tuo post numero 300 Alessio! Hai scelto dei gran bei film per l’occasione. Io feci l’errore di vedere Poltergeist una sera in hotel, e poi non riuscii più a dormire! Divertentissimo La Signora Omicidi: ne hanno fatto anche un remake ma non è altrettanto bello. Con Happy Days, sono d’accordo con te, è come stare sulle montagne russe della programmazione imbizzarrita di Spike…
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E altri mille di questi post 🙂
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