
Non ci sentiamo da un po’ a quanto pare. Soprattutto perché nelle ultime tre settimane ho visto soltanto otto film, quindi ho aspettato un po’ prima di propinarvi un altro capitolo di questa vita da cinefilo che senza cinema e anteprime stampa sta un po’ latitando. Vi avviso: sarà un capitolo un po’ svogliato, mi sono totalmente scordato di prendere appunti dopo aver visto i film e adesso sono passati troppi giorni per ricordarmi esattamente cosa volessi scrivere (molto professionale, lo so). Abbiate pazienza.
A Night at the Roxbury (1998): Probabilmente uno dei peggiori film mai realizzati, quello di John Fortenberry prende spunto da uno sketch cult andato in onda al Saturday Night Live in cui Will Ferrell, Chris Kattan e Jim Carrey girano di discoteca in discoteca a tempo della hit “What is Love?”, cercando ragazze da rimorchiare. Il video è davvero esilarante (potete vederlo qui), ma costruire un film di due ore (e senza Jim Carrey!) su questa idea è decisamente troppo. In patria è stato definito un film patetico, addirittura sua maestà Roger Ebert disse che in questo film “ridere sarebbe un atto di crudeltà”. Inguardabile.
Prigioniera di un segreto (1942): Spencer Tracy è un giornalista incaricato di scrivere la biografia di un ricco uomo politico deceduto in circostanze poco chiare e acclamato come eroe nazionale. Quella che doveva essere una banale ricostruzione della sua vita diventa un mistero: la vedova, Katharine Hepburn, sembra nascondere qualcosa… Il film di George Cukor si basa su una bel soggetto (il bestseller omonimo scritto da Wylie) ma la messa in scena è macchinosa, quasi soporifera e riesce a riprendersi solo grazie ad un finale sorprendente e molto avvincente, ma la prima ora di film è imperdonabile, al di là della grandezza degli attori.
Fuga da Alcatraz (1979): Un classico di Don Siegel, probabilmente uno dei film che ho visto di più durante la mia infanzia. Clint Eastwood finisce ad Alcatraz dove, come da titolo, tenterà di organizzare un’evasione spettacolare. Il film è bellissimo, non ti molla per un istante e ti costringe a fare un tifo da stadio per il meraviglioso Frank Morris, diventato uno dei ruoli più iconici di Eastwood.
La polizia ringrazia (1972): Steno per l’occasione si firma Stefano Vanzina (il film era troppo serio per firmarlo col nome d’arte con cui si è affermato nel campo delle commedie) e ci regala il capostipite di un genere che avrebbe contraddistinto quel decennio di cinema italiano: il poliziottesco. Una squadra di giustizieri assassina vari criminali (e non solo) a piede libero sparsi per Roma. Il commissario, un grandissimo Enrico Maria Salerno, ovviamente vuole mettere le mani su questi eversivi, ma la faccenda sarà più pericolosa di quel che sembra. Atmosfere bellissime e una serie di sequenze che non lasciano pietà allo spettatore. Un filmone.
Fa’ la cosa giusta (1989): Cult assoluto di Spike Lee che non avevo ancora mai visto. Mi ha appassionato sia da un punto di vista stilistico (il montaggio, l’uso delle immagini, lo stile) sia per la definizione dei personaggi, che sono tutti fantastici, dal dj radiofonico Samuel L. Jackson al pizzaiolo razzista John Turturro (ma soprattutto quel pazzoide di Giancarlo Esposito, che un paio di decenni dopo avremmo amato nei panni di Gus Fring in “Breaking Bad”). La storia si svolge tutta nell’arco di una giornata e ruota intorno ad una pizzeria italiana di Brooklyn, frequentata da un gruppo di personaggi afroamericani (tra cui il ragazzo delle consegne, il protagonista, interpretato dallo stesso Spike Lee). Nonostante un finale a dir poco spiazzante, è un film davvero bellissimo.
Minari (2020): Colpo di fulmine per questo meraviglioso film di Lee Isaac Chung, premiato con il Golden Globe per il miglior film in lingua straniera. Una famiglia coreana si trasferisce dalla California nell’Arkansas rurale. Qui cercheranno di mettere radici (letteralmente) coltivando un campo e vivendo della rendita dei prodotti agricoli. Il film ha la straordinaria capacità di mescolare la poesia e la bellezza del cinema coreano mascherandola dietro l’inseguimento del sogno americano. Il bambino protagonista vale da solo la visione di un film di cui sentiremo parlare parecchio.
A Bittersweet Life (2005): Visto al cinema quindici anni fa, non ho più avuto occasione di rivederlo fino ad oggi che è finito su Prime Video. Il braccio destro del boss deve tenere d’occhio la donna del capo e ucciderla nel caso alcuni sospetti di tradimento dovessero rivelarsi fondati. Il nostro scopre la ragazza con un altro uomo ma non riesce a eseguire l’ordine, per cui dovrà pagarne le conseguenze. Si tratta di un noir che sfocia ben presto nel gangster movie, mischiando i canoni tipici del genere con le caratteristiche ricorrenti del cinema coreano: immagini violente molto esplicite, umorismo a tratti grottesco e l’ennesima variazione sul tema della vendetta. Aperto e chiuso da due perle zen che ci permetteranno di comprendere a fondo ciò che racchiudono, è un film che merita la visione anche solo per la bellezza estetica e per l’aplomb stilistico che, anche nelle scene più d’azione, non perde mai la sua eleganza.
I Love Radio Rock (2009): Il classico film che mi piace rivedere quando ho voglia di sentirmi bene. Nel giugno 2009 ero in viaggio per l’Europa da un mesetto e ho interrotto il mio vagabondare per tornare a Roma perché era uscito questo film, che aspettavo da mesi. Richard Curtis utilizza ogni trucco possibile per farti innamorare di questi personaggi e soprattutto di questa storia, che riprende quella delle radio pirata degli anni 60, uniche a trasmettere (illegalmente) musica rock per 24 ore al giorno. La colonna sonora ovviamente è straordinaria e ogni volta mi riporta con la mente a quel bellissimo anno in cui ho fatto radio, quando con la mitica gang radiofonica raccontavamo ogni settimana un film attraverso le canzoni della sua colonna sonora. Uno di quei pochi film che potrei vedere ogni giorno senza stancarmi.
SERIE TV: Non sto vedendo nessuna serie tv in questo momento, non sono un fanatico di questo formato (ho troppi film da vedere!) e cerco di chiudermi solo se c’è qualcosa che penso possa interessarmi davvero. Dopo lo straordinario viaggio con “West Wing” ho bisogno di un po’ di tempo prima di tuffarmi in un nuovo universo seriale. Nel frattempo, mi sono sparato le sette fantastiche puntate della miniserie documentaria Fran Lebowitz – Una Vita a New York, in cui la celebre scrittrice, incalzata da Martin Scorsese, racconta con il suo umorismo caustico e il suo cinismo la sua opinione su vari argomenti, dal cinema allo sport, dalla letteratura alla vita newyorkese. Lei a volte dà l’impressione di essere un po’ troppo consapevole di essere in gamba, se capite cosa intendo, ma è comunque strepitosa, anche se la cosa più bella è vedere Martin Scorsese che ride a crepapelle, ma talmente tanto da farti preoccupare che possa lasciarci le penne.

Condivido l’amore per I Love Radio Rock, divertentissimo! Se mai ne dovessi avere bisogno, da lì ho imparato come si fa a rimorchiare le ragazze… Gli altri, sigh, li devo recuperare (tranne il film più brutto del mondo, magari…), grazie per i suggerimenti!
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“Bittersweet Life” è su Prime Video mentre “Minari” dovrebbe prima o poi uscire al cinema…
A presto!
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Bella selezione! “A night at the Roxbury” quasi che ora me lo vedrei per capire quanto fa schifo 😀 “La polizia ringrazia” non sapevo se pendesse più sul lato fico o cult per quanto è brutto, quindi buono a sapersi. Passando alle note dolenti, mi chiedo come hai fatto a non vederti “Fa’ la cosa giusta” fino alla tua veneranda età ma sapendo che anch’io ho lacune importanti non infierirò 😀 Comunque filmone dai titoli di testa in poi… “Bruce!” “Prince!”
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PS: concordo anche nel giudizio sulla irresistibile/insopportabile Fran
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Sì, ma Scorsese che ride come un pazzo lo vedrei in loop, avevo occhi solo per lui ahah
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Ahah se hai il fegato per vedere “A Night at the Roxbury” sei eroico! Eh, le lacune non finiscono mai… C’è sempre qualcosa di clamoroso che non si è visto, è inevitabile. Sapessi quanti titoli pazzeschi ho ancora da vedere…
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