Capitolo 315

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L’estate si avvicina a grandi falcate e il mondo sta finalmente tornando a quote più normali: mi sono vaccinato, i miei ritmi cinematografici sono aumentati e il clima è diventato piacevole, dopo un mese di primavera novembrina. Ho ancora da vedere una montagna di film arretrati e l’arrivo degli Europei di Calcio, da questo punto di vista, è un bel problema, perché già so che non vedrò quasi niente fino a metà luglio. Andiamo comunque a scoprire cosa mi sono guardato nelle ultime settimane, tra boiate immense e splendide sorprese.

Arsenico e vecchi merletti (1944): Dopo tre premi Oscar per la miglior regia e un anno prima del suo capolavoro per eccellenza (“La vita è meravigliosa”), il palermitano Francesco Rosario Capra, noto ai più come Frank Capra, realizza forse la sua commedia più esilarante, tratta da un successo di Broadway e difatti l’impianto narrativo è caratterizzato da una forte impronta teatrale: tutta la vicenda si svolge in un unico ambiente, il salotto di casa delle zie di Cary Grant, che sono solite avvelenare i propri inquilini con vino corretto con l’arsenico. Il ritmo serrato, nonostante o proprio per la struttura teatrale, mantiene il film a livelli di comicità altissimi, senza pause: è quel che si dice passare un paio d’ore con il sorriso sulle labbra.

Piramide di paura (1985): Un grande cult della mia infanzia, quando da bambino sognavo di fare l’investigatore privato e Sherlock Holmes era uno dei miei idoli indiscussi. Si tratta del terzo film di Barry Levinson, girato prima dei grandi successi “Good Morning Vietnam” e soprattutto “Rain Man”, che qui mette in scena uno script di Chris Columbus prodotto da Steven Spielberg, due di passaggio che, in quanto a film per ragazzi, se ne intendono abbastanza. La storia racconta l’incontro tra due studenti, l’impacciato Watson e il brillante Holmes, alle prese con degli omicidi che stanno colpendo Londra e con una setta sanguinaria legata ad un antico culto egizio. Da bambino impazzivo per questo film, visto adesso perde sicuramente un po’ di fascino, ma è pur sempre un bel ricordo.

Pallottole su Broadway (1994): Non importa quanti film riesci a vedere, ne sbucherà sempre fuori uno di Woody Allen che ti mancava. Avevo ottime aspettative su questo film, anche a causa delle sette nomination agli Oscar, ma devo dire che mi ha lasciato piuttosto freddo. Non che la storia non sia divertente (John Cusack mette su uno spettacolo teatrale prodotto da un boss della mafia e lo spettacolo diventa un successo grazie ai suggerimenti e alle modifiche proposte dallo scagnozzo Chazz Palminteri), è che l’umorismo però è davvero accennato: è un film che a tratti dà l’impressione di prendersi troppo sul serio ed è una cosa che da Woody Allen non ti aspetti praticamente mai, oppure quando te lo aspetti si tratta di un film realmente drammatico (come “Interiors”, ad esempio). Deludente.

Grosso Guaio a Chinatown (1986): Ognuno di noi ha quella ristrettissima lista di film che guarderebbe ogni anno o due per tutta la vita, senza mai stancarsi. Nella mia lista non mancherà mai questo capolavoro di John Carpenter, di cui non mi stuferò mai di ripetere le battute a memoria (e che non riuscirò mai a vedere in lingua originale: per me la voce di Kurt Russell è quella di Carlo Valli!). Si tratta di uno dei film d’azione più bizzarri e assurdi che possiate vedere: Lo Pen, un antico stregone cinese vittima di una maledizione, rapisce una donna dagli occhi verdi. Un camionista sbruffone a cui hanno rubato il camion e un sino-americano (promesso marito della donna rapita), si intrufolano nei meandri della Chinatown di San Francisco per affrontare la banda di tagliagole al soldo di Lo Pen. Magia nera cinese, mitologia, personaggi fantasy (le tre bufere), guerrieri, mostri sotterranei (“Cosa! Che cosa non uscirà mai più, porco mondo!”) e tantissimo altro in una delle avventure più divertenti degli anni 80 e forse dell’intera storia del cinema.

Il Divin Codino (2021): Aspettavo con discreta curiosità il film di Letizia Lamartire e sono rimasto profondamente deluso: con tutto il rispetto, è veramente un brutto film. Non si capisce neanche bene cosa vorrebbe raccontare: il conflitto con il padre? Il sogno di un bambino? La storia non ha alcun guizzo, si concentra su due infortuni e su un rigore sbagliato, tralasciando una carriera straordinaria di cui non si percepisce praticamente nulla (Italia 90, i successi con la Juve, le avventure a Milano e Bologna), se non i dissidi con gli allenatori. La regia è televisiva, il finale è retorico da impazzire. Si salva giusto la colonna sonora (assolutamente poco ricercata, ma ci si accontenta) con Smashing Pumpkins e Oasis e un ottimo Andrea Pennacchi nei panni del padre del campione. Roberto Baggio si meritava un film migliore.

Insider (1999): L’ho scritto già tante volte: quando vedo un film con un giornalista all’opera, comincio a sentire le palpitazioni e ad emozionarmi come un bimbo, sarà perché è il mestiere più bello del mondo e che oggi è devastato da corruzione, incapacità, mistificazione, ignoranza, sarà perché è ciò che ho sempre sognato di fare nella vita mentre poi ho preso strade diverse (il famoso albero di fico di Sylvia Plath). Insomma, sarà per questi e altri motivi, ma ho amato moltissimo questo film di Michael Mann, arrivato ben quattro anni dopo un altro capolavoro, cioè “Heat”. Al centro della vicenda ci sono un giornalista d’inchiesta e un ex-dirigente di un’azienda di tabacco, ovvero Al Pacino e Russell Crowe. Il bello è che uno magari attacca un film perché non ne può più di sentir parlare di pandemia e vaccini in tv e dopo venti minuti ti trovi Russell Crowe che ti parla di Johnson & Johnson e Pfizer, nel 1999! Grandissimo film.

The Commitments (1991): Una cosa che faccio sempre (e che immagino facciano in molti) è di guardare il film subito dopo aver finito di leggere il libro da cui è tratto. Amo molto i romanzi di Roddy Doyle, trasudano Irlanda da ogni riga, ovvero sacrificio, musica, passione e ironia. Appena finito di leggere il libro mi sono immediatamente lanciato sul celebre film di Alan Parker, che parla della creazione e dell’evoluzione di una band soul nella periferia di Dublino. C’è un irriconoscibile e giovanissimo Glen Hansard nei panni del chitarrista e una ancor più irriconoscibile e giovanissima Andrea Corr (la cantante dei Corrs, ve li ricordate?) nei panni della sorellina di Jimmy, il manager, che cerca costantemente di tenere attaccati i pezzi di una band entusiasmante ma al tempo stesso disastrosa. Il film riflette benissimo il mood scanzonato del romanzo: i personaggi hanno davvero l’Irlanda addosso.

SERIE TV: Periodo felice per le serie tv, a livello personale. Ho finito Brooklyn 99, una bella compagnia prima di andare a dormire, ma ora che è finita la sesta stagione (in attesa di avere in Italia la settima e l’ottava) non ne sento particolarmente la mancanza. Mi sono divertito, ma manca il guizzo, la genialità, quel tocco che l’avrebbe resa irresistibile. Peccato. Ho finito anche le 26 puntante del cartone animato Conan, su Prime, firmato da un certo Hayao Miyazaki: anche a distanza di oltre trent’anni da quando l’ho visto per la prima volta, resta di una bellezza sconfinata. Ancora: ho cominciato la serie britannica The IT Crowd e mi sto letteralmente piegando in due dalle risate, ecco cosa intendo quando parlo di guizzi geniali e di tocco irresistibile. Al centro della storia c’è lo sfigatissimo dipartimento di informatica di una società londinese, composto da Jen (la donna gay di “I Love Radio Rock”), Roy (lo sfigatone che si sposa Eleonore sempre in “I Love Radio Rock”) e l’ingenuo Moss, che è un mito assoluto. Solo soltanto cinque o sei episodi a stagione purtroppo, ma è una meraviglia. Se ancora avete dubbi mollate tutto e guardatevi il quinto della prima stagione (“Il fantasma di Jen”): ho riso con le lacrime. La nuova (e purtroppo ultima) stagione di Castlevania conferma tutto ciò che di buono avevo già detto su questo magnifico prodotto d’animazione britannico: è violento, ironico, volgare, cattivo, pieno di magie e di scontri all’ultimo sangue, mostri terrificanti ed eroi senza macchia. La trovo irresistibile. Per il resto, un po’ come tutti, ho guardato la tanto attesa reunion di Friends, un’ora e mezza di ricordi, belle sensazioni e qualche rivelazione croccante. Tutto bello e piuttosto innocuo. Il momento che ti stende, soprattutto dopo due anni di pandemia, è quando si parla di “quel periodo della vita in cui gli amici sono la tua famiglia” e ti domandi come ha fatto il tempo a passare così velocemente rispetto ai tempi dell’università, in cui davvero pensavi che avresti passato il resto della vita in compagnia del tuo gruppo di amici. Niente più di un episodio extra con momenti interessanti (su tutti la scelta del casting dei vari attori) e altri assolutamente imbarazzanti (la sfilata con i vestiti celebri della serie). Come se non bastasse, sono uscite le nuove stagioni di “Master of None” e de “il Metodo Kominski”, che aspetto impazientemente di cominciare. Ne parleremo nel prossimo capitolo.

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4 commenti Aggiungi il tuo

  1. Madame Verdurin ha detto:

    Visto da poco Grosso Guaio a Chinatown, che, lo ammetto, non avevo mai visto: divertente, fantastico Kurt Russell, ho capito perché questo film è diventato un mito, tanto che si sta parlando di un remake. Anche io adoro IT Crowd, vista varie volte, mi fa sempre sbellicare dalle risate. Un’ultima cosa: Arsenico a Vecchi Merletti è il film che, spero, un giorno porterò, se ci stai ancora lavorando, al tuo Film People Project 😉

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    1. AlessioT ha detto:

      Film People ha appena raggiunto quota 150 (ne parlerò a breve con un post) ed è ancora attivissimo. Quando passi da Roma fammi un fischio! 🙂 Ottima scelta tra l’altro

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  2. Guglielmo Latini ha detto:

    Capitolo molto croccante (cit.)! So che verrò automaticamente eliminato dai follower, ma non ho mai visto Grosso guaio a Chinatown per intero, sempre solo qualche spezzone qua e là in tv! Ma giuro che recupero!
    Per il resto concordo molto su Divin Codino e Friends (che però alla fine salvo, escludendo la malinconia che mi provoca Matthew Perry al giorno d’oggi). The Commitments lo vidi veramente una vita fa e lo amai. Mi sa tanto che viste le lodi The IT Crowd sarà la mia prossima serie, grazie per la dritta.

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    1. AlessioT ha detto:

      Ho appena cancellato il tuo numero dalla rubrica 😀

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