Capitolo 334

Tre settimane fa, introducendovi il capitolo precedente, vi scrivevo di cinema per distrarmi prima di una (per me) importantissima semifinale europea. Oggi vi scrivo di nuovo, un po’ per scaramanzia, un po’ perché è effettivamente andata così, prima di una finale europea e, come già detto il 5 maggio scorso, “vi lascio queste parole stamattina nel caso più tardi dovessi schiattare per la troppa gioia o per la immensa delusione”. Godetevi dunque i miei ultimi film visti e speriamo di riuscire ad arrivare a domani. Se non mi doveste sentire per troppo tempo, cominciate a preoccuparvi.

Lontano da qui (2018): Premetto che Maggie Gyllenhaal mi sta un po’ sulle scatole e non ha niente a che fare con quella volta in cui la incontrai mentre era ferma per strada, le chiesi una foto e mi disse di no senza neanche degnarmi di uno sguardo. Miglior regia al Sundance, è la storia di una maestra d’asilo, poetessa in erba, dalla vita piuttosto piatta, che scopre in un suo giovane allievo il talento di un poeta. La maestra comincia a riversare tutte le sue attenzioni nei confronti del piccolo Jimmy, per far sì che il suo talento venga coltivato e rivelato. Ben presto però la cara Maggie diventerà un po’ un accollo. È sempre difficile entrare in un film quando il/la protagonista è insopportabile ed è questo il motivo per cui hai solo voglia che le cose le vadano male. Per il resto l’ho trovato molto poco interessante e soprattutto ti fa venire voglia di prendere un martello e fracassare il televisore, almeno succede qualcosa. Non so se si è capito, ma non mi è piaciuto.
“Il talento è così fragile, così raro, e la nostra cultura fa di tutto per annientarlo”

Deux Moi (2019): Cedric Klapisch sin dai tempi de “L’Appartamento Spagnolo” mi ha sempre colpito per il modo in cui riesce a raccontare storie semplici in maniera così speciale. Remy e Melanie vivono in due palazzi adiacenti, i loro appartamenti sono divisi da un muro. Sono entrambi soli, vagamente depressi, alienati dalla frenesia di una città, Parigi, che non si ferma un momento. Le loro vite si sfiorano continuamente, fanno la spesa nella stessa bottega, prendono la stessa metropolitana, ma non si incontrano mai. Il film riesce perfettamente a descrivere il sentimento di solitudine e alienazione che spesso proviamo a causa dei social e della vita nelle grandi metropoli, ma al tempo stesso non perde mai la leggerezza e soprattutto l’ironia. I francesi sono bravi a raccontare queste cose e soprattutto a farti innamorare delle protagoniste di queste storie. Parigi, con la butte di Montmartre sullo sfondo e le rotaie della Gare du Nord in primo piano, sa come completare l’opera.
“Quale posizione vi si addice di più? Quella del leader, dell’impiegato?” “D’accordo” “Era una domanda”

Alcarràs (2022): Il film vincitore dell’Orso d’Oro quest’anno parla catalano e raccoglie a piene mani dai ricordi della regista Carla Simón, cresciuta nel piccolo paese della Catalogna che dà il titolo al film, lo stesso dove la sua famiglia coltiva pesche. “Alcarràs” è autentico, vivace, a tratti documentaristico, in una parola: bellissimo. La storia gira intorno proprio ad una famiglia di coltivatori di pesche, è una storia di sole e terra, di rapporti famigliari, di giochi di bambini, di socialità e folklore. Esce domani al cinema, andate a vederlo perché è davvero un gioiellino.
“Se il sole fosse un bracciante non si alzerebbe così presto, se il marchese dovesse trebbiare saremmo morti di fame”

Vampires (1998): Ultimo successo al botteghino della carriera di John Carpenter, è il classico horror pieno d’azione in puro stile anni 80, pure se è del 98 (o il classico film d’azione dai risvolti horror, se preferite). James Woods va a caccia di vampiri per conto della Chiesa, finché non scopre di essere finito nelle mire del Signore dei vampiri, un super-vampiro interpretato dal Terry Silver di Karate Kid III (e Cobra Kai) con cui comincia un testa a testa che causerà un bel po’ di vittime collaterali. A questo divertente festival del sangue partecipa anche la mitica Laura Palmer, elemento chiave della vicenda. Un ottimo film d’intrattenimento, con un protagonista secondo me sbagliato: James Wood con una balestra in mano non sarà mai convincente come un Kurt Russell o uno Schwarzenegger.
“Per prima cosa non sono romantici, chiaro? Non assomigliano affatto ad un branco di transessuali che se ne vanno in giro in abito da sera a tentare di rimorchiare tutti quelli che incontrano con un falso accento europeo. Dimentichi quello che ha visto al cinema: non diventano pipistrelli, le croci non servono a niente, l’aglio, vuole provare con l’aglio? Si metta una treccia d’aglio intorno al collo e quei vigliacchi le arrivano alle spalle, glielo mettono allegramente in quel posto mentre intanto le succhiano il sangue senza cannuccia. non dormono in bare di lusso foderate di seta, vuole ammazzarne uno? Gli pianti un paletto di legno direttamente in mezzo al cuore, il sole li riduce in cenere nel giro di un minuto”

Il Cittadino Illustre (2016): Avevo visto questo film di Cohn e Duprat qualche anno fa e mi era piaciuto da morire, era stato il film della consacrazione per due registi di talento che letteralmente non sbagliano mai un film (vedetevi l’ultimo, “Finale a sorpresa”, è ancora in sala). Uno scrittore Premio Nobel torna dopo quarant’anni nel paesino argentino dove è cresciuto, qui dovrà avere a che fare con meschinità, gelosie, invidie, cinismo e carognate dei suoi ex-concittadini. Un’indagine morale che talvolta può far pensare addirittura a “Twin Peaks” o a “Cane di paglia”, seppur risultando molto meno misterioso o violento e decisamente più ironico. Film di enorme bellezza, è su Prime Video.
“Credo di aver fatto una sola cosa nella vita: scappare da quel posto”

Sole (2019): L’esordio alla regia di Carlo Sironi è una bellissima storia di periferia, ma non la solita storia di periferia romana. Al centro della vicenda una ragazza polacca incinta, un ragazzo deve riconoscere la paternità (pur non essendo il vero padre) solo per poter rendere più agevoli le pratiche di affidamento per conto degli zii, che vogliono adottare il futuro bebè giacché non possono avere figli. In attesa del parto, i due vivono insieme e condividono il grigiore della loro esistenza. Attori eccellenti nonostante una regia un po’ fredda, che li priva di dinamismo ed emozioni forti. Il film però è bello, ben girato, ed è una delle solite chicche che trovate su Mubi.
“Meglio morire per zampa di leone, che per morso di gatto”

Ovosodo (1997): Cult movie generazionale firmato da Paolo Virzì. Come molti film di Virzì (vedi pure “My name is Tanino”) al tempo dell’uscita sembrano una ventata di freschezza, visti però dopo vent’anni li trovi davvero invecchiati male. “Ovosodo” resta comunque una sorta di coming of age all’italiana, ben fatto, divertente in alcuni spunti, nonostante sia un film totalmente naif. Marco Cocci è la vera rivelazione (la prossima volta che lo incontro in giro per San Lorenzo glielo dico), Regina Orioli è tanto bella quanto poco brava, ma non importa, perché il suo ruolo è davvero centrale nella storia ed è quando c’è lei in scena che si ha l’impressione di come il film sia vivo. Se vi va di scoprirlo o di rivederlo, lo trovate su Netflix.
“Ma questo cazzo di amore, di cui tutti vi riempite la bocca, a me m’accascia. Piero, io voglio vivere solo come un cane e rovistare tra le immondizie della vita”

Fedora (1978): Ho cominciato a leggere un bel libro di Jonathan Coe, intitolato “Io e Mr Wilder”. La protagonista della storia, greca, racconta di come da giovane, durante un viaggio negli Stati Uniti, incontrò Billy Wilder, che la ingaggiò come interprete dal greco sul set del suo film “Fedora”. Ho dunque pensato, giustamente, che prima di inoltrarmi nella lettura dovevo assolutamente recuperare questo film. La storia, che ha qualche punto in comune con un altro film di Wilder, cioè “Viale del Tramonto”, parla di un produttore (William Holden, anche se in alcune scene sembra più Raimondo Vianello) che si reca in Grecia per convincere un’ex attrice, la Fedora del titolo, ad accettare una nuova parte. Il mistero si infittisce quando scopre che Fedora sembra come nascosta e tenuta prigioniera in una villa sul mare di cui è proprietaria una contessa polacca… Il film gioca bene sul flashback ed è coinvolgente fino all’ultimo, ciononostante fu un flop totale: Wilder rinunciò a tagliare alcune scene, la distribuzione fu molto tormentata e uscì in un numero molto limitato di sale, senza essere quasi neanche pubblicizzato. Ad ogni modo è un film davvero bello e mi aspetto grandi cose anche da questo romanzo, che a quanto pare racconta molte vicende avvenute dietro le quinte.

SERIE TV: Finita proprio ieri la prima tranche di Better Call Saul. Beh, chi ha visto quest’ultima puntata, di cui non dirò nulla, sa di cosa parlo: è straordinaria. La scrittura, le interpretazioni, la regia… Quest’ultima stagione si sta rivelando davvero una delle cose migliori viste sul piccolo schermo negli ultimi anni. Ora non ci resta che aspettare luglio per le restanti puntate, dove a quanto pare ritroveremo un paio di vecchie conoscenze… A proposito di grandi serie, ho cominciato la terza stagione dei Soprano e già dai primi due episodi promette davvero benissimo, ora che non c’è più né la Serie A né Better Call Saul riuscirò a vederlo con un po’ più di costanza. Senza davvero volerlo, quasi per caso, ho dato ufficialmente il via al rewatch di The Office, prima volta in assoluto in cui mi cimento nel rewatch di una sitcom, tra l’altro a soli due anni di distanza dalla prima visione: Scranton mi mancava troppo, avevo bisogno di tornarci (e in poche settimane sono già arrivato a metà della terza stagione). Che dire, resta la cosa più divertente che abbia mai visto in vita mia, tantissime cose non le ricordavo affatto ed è quasi come vederle per la prima volta. Due episodi prima di andare a dormire e faccio la nanna come il più felice dei bambini.

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2 commenti Aggiungi il tuo

  1. Madame Verdurin ha detto:

    Ma dai, non mi aspettavo che Maggie fosse una tale scorbutica, cosa mi dici! E poi adesso ogni volta che vedrò William Holden penserò a Raimondo Vianello grazie a te! Io sto vedendo The Office per la prima volta e già mi domando cosa farò quando sarà finito… probabilmente ricomincerò da capo come hai fatto tu! 🙂

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    1. AlessioT ha detto:

      Ahah buon viaggio con The Office, non ti uscirà mai più dalla testa! 🙂

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