Festa del Cinema di Roma 2022 – Parte III

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Miriam Leone (foto AT)

Lunedì 17 Ottobre. Ieri per cause di forza maggiore (leggasi: un anno di vecchiaia in più) ho disertato completamente la Festa del Cinema ma da quel che ho capito non mi sono perso niente di incredibile, a parte l’incontro con Stephen Frears, un western imbarazzante con Nicolas Cage e il solito tenero film di Gianni Di Gregorio. Veniamo dunque a oggi, unico giorno di questa settimana in cui avrei potuto dormire di più, se non fosse che alle 8 aprono le prenotazioni per le proiezioni di dopodomani e mercoledì, per chi non lo sapesse, c’è l’attesissimo nuovo film di Steven Spielberg, che sarà proiettato in due sale ma senza alcuna anteprima per la stampa. Per questo, essendo proiezioni aperte a tutti, riuscire a trovare un posto in sala non è cosa scontata. Alle 8 comunque, con ancora gli occhi mezzi chiusi e un bisogno urgente di caffè, mi trovo davanti un omino che cammina sullo schermo, tipo Richard Ashcroft nel video di “Bitter Sweet Symphony”: sono in attesa per accedere alle prenotazioni, è segno che in questo momento c’è tanta gente collegata (e non è un buon segno). La schermata infine si apre, con l’unico occhio aperto scorgo la scritta “The Fabelmans” e ci clicco sopra. In Sala Sinopoli gli unici posti rimasti liberi sono in galleria, non sono molti. Ne prendo uno a caso e ho ancora adesso il dubbio di aver prenotato la prima fila della galleria, quella con la sbarra davanti. Lo scopriremo solo mercoledì sera, ad ogni modo sono in tantissimi a non aver trovato la possibilità di accedere alla proiezione, quindi devo ritenermi un privilegiato. Sono le 8 del mattino e comunque la giornata già ha un senso: sono tra i fortunati che mercoledì sera vedranno il nuovo film di Spielberg!

Ormai sono sveglio e anche se potrei godermi un’altra oretta di sonno, mi alzo e con molta calma mi preparo per andare all’Auditorium. Visto che oggi esco tardi e torno nel pomeriggio, decido di evitare la macchina e di tentare l’avventura in bicicletta. Chi giustamente vuole sapere cosa ho visto alle 11 può saltare direttamente al prossimo paragrafo, perché in questo parlerò principalmente della bellezza di attraversare Roma in bici alle 10 di un qualunque lunedì mattina. Mi muovo dalla mia amata Garbatella verso le 9.50 con la camicia aperta, la coppola in testa e la bellezza dei miei 41 anni appena compiuti sulle spalle. Il sole è caldo ma non così caldo da farti sudare. Attraverso piazzale Ostienese con la Piramide che mi saluta dall’alto, mi lancio su viale Aventino e costeggio il Circo Massimo prima di addentrarmi in piazza del Colosseo con la sua folla di turisti. Superati gli ostacoli umani, tra cui un gruppo di asiatici, due bellissime ragazze dai tratti latini, un anziano che voleva farsi investire (secondo me australiano o statunitense) mi immetto in via dei Fori Imperiali. Da qui piazza Venezia, tutta via del Corso e piazza del Popolo. Sono le 10.20 e ormai sono vicino all’Auditorium. Arrivo nella sede del Festival intorno alle 10.30, lego Pantera (il nome della bici assegnato dal proprietario precedente, il grande Andrea) e ora sto mezzora a girovagare senza sapere bene cosa fare, ma il viaggio in bici è stato talmente bello, per la salute, per il portafoglio e pure per l’ambiente, che mi sento pienamente soddisfatto.

Alle 11 mi siedo al Teatro Studio per un film di cui non so quasi nulla se non la coppia di protagonisti: sono bastati infatti i nomi di Ewan McGregor e Ethan Hawke per scegliere di vedere questo film (e ci mancherebbe). Tra i produttori c’è Alfonso Cuaron, mentre dietro la macchina da presa c’è il colombiano Rodrigo Garcia (figlio di Gabriel Garcia Marquez!!!), che aveva esordito nel cinema come operatore di “Reality Bites” di Ben Stiller dove il protagonista era, vedi i cicli della vita, proprio Ethan Hawke. Raymond and Ray è un film molto bello, misurato, che ha degli spunti originali in una trama che di originale non ha moltissimo: è la storia di due fratellastri che devono andare al funerale del padre che detestano, con cui hanno perso i contatti da anni. Qui incontreranno molti personaggi che aiuteranno Raymond e Ray a conoscere meglio il padre e anche un po’ se stessi. Mi sono divertito, i protagonisti reggono il film sulle loro spalle e sono assolutamente credibili, inoltre Ethan Hawke riesce ancora una volta (come accade quasi sempre nei film in cui il suo nome è nel cast) ad essere il migliore in campo. I suoi personaggi sono spesso meravigliosi e mi domando a questo punto se non se li scriva da solo, visto come riescono ad aderire ai panni dell’attore. Il film come detto è bello, nonostante gli manchi quel nonsoche che lo avrebbe reso bellissimo. Uscirà su Apple Tv ed è sicuramente un film da vedere.

Dopo la proiezione delle 11 (finita alle 13) ho due ore e mezza da dover riempire prima del prossimo film. Mangio un pezzo di pizza nel mio nuovo forno preferito (a circa mezzo chilometro dall’Auditorium, dove invece mangiare è impossibile visti i prezzi allucinanti, come gli 8 euro che chiedono per una piccola porzione di bombette pugliesi o i 3 euro per un supplì!), quindi entro nella conferenza stampa di War, il nuovo film di Zanasi, regista dell’ottimo “Non Pensarci” o de “La felicità è un sistema complesso”. In Sala Petrassi trovo, oltre al regista, Edoardo Leo, Giuseppe Battiston e soprattutto Miriam Leone, che poi è il motivo per cui mi trovo lì in quel momento. Le scatto qualche foto al termine dell’incontro e quindi vado a prendermi un caffè. Alle 15.30 salgo in Sinopoli per Poker Face, il film da regista (oltre che interprete) di Russell Crowe, le cui premesse facevano presagire al peggio: scritto e revisionato in poco tempo, con un cast composto da amici dell’attore (e Russell Crowe ha comunque amici di buon livello, come Liam Hemsworth). La resa sullo schermo è un po’ un pasticcio, parte come un film sull’amicizia con i soliti cliché presi dai film per ragazzi anni 80 e si trasforma in un rendez-vous tra adulti perlopiù ricchi, noiosi e abbastanza inguaiati. Una partita a poker, poi un avvelenamento (?!?), quindi una tentata rapina. Succede un po’ di tutto ma niente di particolarmente appassionante (a parte un Cezanne rovinato, che mi ha fatto sorridere). Film decisamente non riuscito.

Terminata anche la proiezione pomeridiana, mi rimetto in sella a Pantera e attraverso nuovamente la Città Eterna in direzione Garbatella, dove ad aspettarmi ci sarà una vittoria della Roma a Genova, cosa non scontata vista la pessima tradizione della mia squadra nelle partite che si giocano in concomitanza con la Festa del Cinema. Domani sarò all’Auditorium soltanto la mattina, per un documentario sulle fotogiornaliste di guerra (tra cui la mia adorata Margaret Bourke-White) e il film d’esordio di una promettente regista spagnola, Andrea Bagney, da cui mi aspetto moltissimo. Vado a dormire con la consapevolezza di aver perso al Fantacalcio e di dovermi svegliare nuovamente alle 7. Ma domani mattina a farmi dimenticare l’amara realtà c’è il Cinema: cosa posso volere di più?

Miriam Leone (foto AT)
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2 commenti Aggiungi il tuo

  1. Big Zee ha detto:

    Un invito a cena da parte di Miriam sarebbe stato un BEL di più..
    Accontentarsi comunque è la chiave!

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    1. AlessioT ha detto:

      Eheh apprezzo l’ottimismo 😀

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