Festa del Cinema di Roma 2022 – Parte IV

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Martedì 18 Ottobre. Non comincerò un altro diario della Festa del Cinema cominciando dalla sveglia, tanto ormai l’avete capito che non divento simpatico prima delle 9. Oggi niente bici, le chiavi della macchina sono là che mi guardano e mi implorano di inquinare un po’, così le prendo e mi dirigo verso Bobby Jean. Mi siedo in macchina quando manca un minuto alle 8: l’orario fatidico in cui si apre la prenotazione per gli appuntamenti di dopodomani. Immancabile, l’omino Richard Ashcroft cammina, cammina, cammina: anche oggi bisogna aspettare un po’ prima di riuscire a prenotare l’incontro con James Gray di giovedì e il film “The Menu”, che inizialmente avevo bocciato per vedere proprio il film di Gray “Armageddon Time”, improvvisamente sparito dalla programmazione mattutina (c’è solo una proiezione serale che ho bellamente ignorato). Quando finisco la procedura mi accorgo che sono già le 8.10 e sto ancora fermo nella macchina parcheggiata: è tempo di andare, se voglio arrivare in tempo per il film delle 9.

Alle 8.53 parcheggio Bobby Jean all’Auditorium e mi involo verso il MAXXI dove sta per cominciare Trained To See – Three Woman and the War, documentario di Luzia Schmid dedicato a tre grandissime donne, le fotoreporter Margaret Bourke-White e Martha Gelhorn e la giornalista Lee Miller, prime donne ad essere mai state mandate al fronte per raccontare una guerra. Il documentario, nel raccontare le vite parallele e il lavoro di queste tre grandi reporter, si avvale di testi e immagini inedite per raccontare la Seconda Guerra Mondiale e la liberazione dei campi di concentramento. L’importanza del lavoro di queste tre figure ha raccontato le atrocità della guerra senza retorica né eroismo, ma solo come tragedia. Quando sento Lee Miller che parla della bellezza del giornalismo, della capacità di rendere interessanti storie di qualunque tipo, mi aumentano i battiti, quando vedo poi la mia amata Margaret o Martha Gelhorn fotografare la Storia, mi sento mancare. Il documentario è molto interessante, anche se è una visione un po’ troppo forte e forse un po’ pesante per cominciare una giornata. Ma non stiamo qui per pettinare le bambole, quindi va tutto bene.

Uscito dal MAXXI muoio dalla voglia di mangiare un pezzo di pizza bianca dal forno qui vicino, ma devo subito cassare i miei sogni infarinati poiché mancano pochi minuti alla proiezione delle 11 e devo fiondarmi in Sala Petrassi. Ramona, di Andrea Bagney, è uno dei film che aspetto di più e non so neanche bene perché: è uno di quelli amori irrazionali che mi colgono quando vedo un fotogramma e leggo qualche riga di trama sul programma della Festa. La protagonista è la Ramona del titolo, un’aspirante attrice divisa tra l’amore del suo compagno, il cuoco Nico, e le dolci attenzioni platoniche del suo regista Bruno. Siamo a Madrid, la vita è in bianco e nero (tranne quando è filtrata da una macchina da presa diegetica) e si respira un’intensa aria di Nouvelle Vague, Mumblecore, Woody Allen e Noah Baumbach, tutti frullati insieme (con le dovute proporzioni ovviamente). Russian Red, pseudonimo della protagonista, è il mio colpo di fulmine di questa Festa del Cinema 2022. Il film come avrete intuito mi è piaciuto, è una di quelle classiche visioni che, con tutte le sue imperfezioni, mi fa venire una voglia matta di scrivere (e girare) un film: sì, un indie in bianco e nero da girare tra Testaccio e Garbatella. Sono anni che ci penso, chissà se un giorno aprirò quella fatidica pagina bianca e comincerò a scrivere qualcosa. Chissà.

Dopo il film, prima di tornare a casa per pranzare e prendermi mezza giornata di pausa dalla Festa (e dedicarmi un po’ al mio lavoro), passo dal forno di cui parlavo prima e mi tolgo lo sfizio che mi tengo dentro da due ore: un bel pezzo di pizza bianca appena sfornata. Una di quelle piccole cose che rendono la vita degna di essere vissuta. Domani dovrò entrare all’Auditorium alle 9 del mattino e ne uscirò alle 22.30: ho in programma tre film (forse quattro, se avrò bisogno di riempire il pomeriggio) e la conferenza stampa di Fatih Akin. Magari una birra, qualche foto e, se ci riuscirò, il resoconto della giornata che troverete sempre qui, su queste pagine. Good night, and good luck.

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