
I primi due episodi di Fondazione, la nuova serie appena uscita su AppleTv (tratta dalla meravigliosa saga fantascientifica cominciata da Isaac Asimov nel 1951), cercano innanzitutto di presentare fatti, luoghi, personaggi e ambientazione di una storia già da questo incipit coinvolgente e suggestiva. Non si tratta di una fantascienza fumettistica, piena di muscoli, eroi e battaglie da videogame, ma piuttosto di un filone più meditativo e universale, che nonostante la lontananza temporale e geografica riesce a toccare temi comuni anche al nostro quotidiano, come la politica, la religione, il rapporto con la scienza e con le verità, talvolta scomode, da essa rivelate. E poi ci sono ovviamente le persone: l’uomo intorno al quale verte tutta la storia non è un invincibile uomo d’azione, ma uno scienziato, un matematico, capace di conoscere il destino dell’universo e di accendere una piccola luce nell’immensa oscurità: il suo nome è Hari Seldon.
L’universo conosciuto è governato da un impero che ne mantiene la pace e la stabilità, sotto la gelida guida di una triade di cloni della stessa persona (di età diverse), discendenti genetici del loro unico antenato. A Trantor, la Capitale della Galassia, c’è anche l’università dove lavora Hari Seldon. Il dottor Seldon ha inventato una disciplina, la psicostoria, capace di prevedere il futuro della società grazie ad alcuni calcoli pressoché infallibili, a metà strada tra matematica, sociologia e storiografia. Le sue predizioni sono però nefaste: l’Impero sta per cadere entro pochi secoli e questo fallimento sarà seguito da un periodo di oscurantismo e di barbarie lungo 30mila anni. Seldon propone di creare una Fondazione per raccogliere il sapere umano in un’Enciclopedia Galattica e ridurre l’interregno di buio a soli 1000 anni (“Non c’è bisogno di dover inventare di nuovo la ruota, l’abbiamo già inventata!”). Dopo un processo in cui Seldon e la sua nuova, geniale collaboratrice (la giovane Gaal Dornick, che ha lasciato il suo pianeta dalle usanze ortodosse e totalmente avverso alla scienza per dedicare la sua vita agli studi della psicostoria) sfiorano la pena capitale, l’Imperatore, per evitare di martirizzare gli scienziati e dribblare nuovi focolai di rivolte popolari, decide di mandare Hari Seldon e il suo seguito in esilio nell’estrema periferia della Galassia, sull’ostile pianeta Terminus, per realizzare la sua Fondazione.
I primi due episodi sono dunque un allettante prologo in cui l’imponente opera di Asimov è abbracciata con rispetto, riassunta ovviamente in tempi televisivi ma senza tralasciare le emozioni e i dettagli più vibranti. Si tratta di un inizio davvero splendido, che accarezza le aspettative dei fan dell’opera letteraria, che troveranno sicuramente più familiarità con le tante informazioni fornite in questi primi 120 minuti, ma che al tempo stesso riusciranno a cogliere l’approvazione di quella larga fetta di pubblico ancora vergine, non avvezza a nomi ed espressioni come “psicostoria”, “Trantor”, “Anacreon”, “Terminus”, “Piano Seldon” o “Salvor Hardin”. Al di là poi dell’alto valore narrativo, Fondazione riesce a splendere anche visivamente, senza apparire mai un involucro vuoto come successo recentemente ai film di Villeneuve Dune o Blade Runner 2049: la grandezza di Trantor e del palazzo imperiale rendono impietoso e scioccante il contrasto con le predizioni di Seldon, tuttavia la bellezza visiva non è mai fine a se stessa, perché sono i sentimenti umani e mai la tecnologia a predominare sul racconto (al contrario di come succede in tanta fantascienza da fumetto a cui, ahinoi, il pubblico si sta sempre più abituando).
L’opera è ambiziosa, certamente, e il rischio di specchiarsi nella sua complessità e nella pressoché infinita ricchezza di personaggi e dettagli è dietro l’angolo, ma l’universo di Fondazione e l’incredibile fascino del lavoro di Seldon e dei suoi accoliti è un universo di avventure in cui personalmente non vedo l’ora di viaggiare, già dal prossimo episodio.


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