
Quando la settimana scorsa mi è arrivato l’invito per la proiezione stampa del sequel di Avatar non ero convintissimo di volerci andare: il primo film mi era piaciuto, ma ero spaventato dall’idea di chiudermi in sala per quasi 200 minuti. Quando però ho visto che la proiezione era nella modernissima sala iSense all’UCI Luxe Maximo, ho pensato che sarebbe stata un’occasione ideale per sperimentare la sala più all’avanguardia dell’intero territorio romano. E così oggi pomeriggio mi ritrovo ad attraversare il centro commerciale sulla Laurentina non proprio agevolmente (siamo in pieno periodo natalizio, non poteva esserci percorso più ostico), quindi mi siedo di fianco all’amico Luca e reclino la poltrona all’inverosimile, con lo schienale che scende e il poggiapiedi che sale. Infilo gli occhiali 3D e, qualche minuto dopo, sono nuovamente dentro Pandora. James Cameron ancora una volta stupisce, meraviglia e ti immerge completamente dentro i suoi mondi, facendoti sentire prima in volo e, più tardi, nelle profondità dell’oceano, senza darti mai modo di credere che quel mondo, in realtà, non esiste. E invece, almeno per quei 192 minuti di film, Pandora esiste, eccome.
Se l’aspetto visivo è, come ci si poteva immaginare, la cosa più straordinaria del film, la nota dolente arriva invece quando è il momento di concentrarsi sulla trama, che ovviamente è un mero pretesto per poter strabiliare con le immagini. Sono passati oltre dieci anni dagli eventi del primo film e Jake Sully ha messo su famiglia con Neytiri. Dal cielo però incombe nuovamente la minaccia degli esseri umani, stavolta in missione anche per vendicarsi dell’ex soldato (ed ex umano) Sully, costretto quindi a fuggire dalla foresta con moglie e (numerosa) prole per nascondersi in una parte di Pandora molto remota e decisamente diversa. I Sully finiscono così per essere accolti dal clan Metkayina, una tribù acquatica, quasi anfibia, che vive praticamente a pelo d’acqua ed è in totale comunione con il mare e i suoi abitanti.
Tra le acque di questa nuova area di Pandora, Jake e famiglia dovranno imparare tutto da zero, come fossero neonati, e noi con loro. Così come nel primo film, tutto l’aspetto naturalistico e il rapporto tra i Na’vi e la fauna locale è la cosa più bella da vedere, ci si abbandona completamente alle strabilianti scenografie in computer grafica e alla bellezza degli animali che popolano questo oceano. Il problema è che dopo quasi 100 minuti a bocca aperta, il film prende la solita piega action, prevedibilissima e scontata all’inverosimile, e viene naturale domandarsi cosa resta una volta finito lo stupore: dinamiche famigliari da melodramma, spari ed esplosioni varie, un po’ di uccisioni e qualche scazzottata. Visivamente meraviglioso (e questa è sicuramente una vittoria della sala cinematografica rispetto all’home cinema), ma finito l’effetto wow cosa rimane? Troppo poco, temo.

Letto con un occhio solo per non beccare spoiler, ma mi pare che quindi come giudizio siamo più o meno come per il primo film…?
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Sì, anche se il primo devo dire mi aveva sorpreso ancor di più in quanto “novità”
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È anche un progetto di tanti anno fa che è riuscito a vedere la luce soltanto ora, nel frattempo ne abbiamo viste di cose. È meno stupefacente del primo forse anche per quello.
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Il primo film mi aveva molto deluso perchè, oltre agli effetti speciali, non c’era proprio nulla che non si fosse già visto tante volte. Mi pare di capire che le cose non siano cambiate, da quello che scrivi.
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Qiesto è identico al primo, solo che c’è l’acqua 😅
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