
Eccoci nuovamente qui, nuovamente alle prese con la vita da cinefilo dopo averla esasperata e vissuta pienamente con la piacevole parentesi della Festa del Cinema di Roma. Da allora è passata un po’ d’acqua sotto i ponti, ma non troppa, considerato che due film che ho visto sono figli di esperienze vissute al festival e un altro sono andato a vederlo al cinema perché all’Auditorium avevo commesso il clamoroso errore di preferirgli quella boiata di “Amsterdam”. Anche se è ancora presto per tirare fuori i plaid e mettersi comodi sul divano con una tazza di cioccolata calda, il cinema sullo schermo di casa resta una delle mie attività preferite dell’autunno (nonostante le maniche corte e il sole bollente, appunto).
Zombie contro Zombie (2017): Alla Festa del Cinema ho visto il remake francese, “Coupez!”, di cui ho parlato nel primo bollettino quotidiano. Non ridevo così tanto da molto tempo, così quando ho scoperto che su Mubi c’era il film originale del giapponese Ueda, è stata la prima cosa che ho visto appena è finita la Festa. Non mi metto a ripetere la trama visto che l’ho già scritta nel bollettino di cui sopra, anche perché i due film sono pressoché identici. Tuttavia rispetto al film di Hazanavicius qui c’è senza dubbio meno budget, ma l’idea è talmente geniale che funziona alla perfezione. Così mi sono immaginato un remake italiano con gli attori di Boris: sarebbe il nostro più grande film degli ultimi vent’anni, ci metterei la mano sul fuoco. Che sia questo o quello francese, attualmente in sala, vedetelo (e se vi serve una prova gratuita di Mubi, cliccate qui)!
Little Odessa (1994): Ho assistito a due incontri con James Gray durante l’ultima edizione della Festa del Cinema, uno in conferenza stampa e un altro con il pubblico (ne ho parlato in un’altra pagina del bollettino quotidiano). Durante quest’ultimo incontro è uscito il discorso sul suo film d’esordio, che puntualmente sono andato a recuperarmi. Tim Roth è un sicario professionista, un giorno viene incaricato di fare un lavoretto nel suo vecchio quartiere, dove vive suo fratello minore e la sua famiglia, che lo ha ripudiato. Tornare nella zona dove si è cresciuti e dalla quale si è fuggiti non è facile per nessuno, soprattutto se tuo padre non ti può vedere e la mafia ce l’ha con te. Ma il vero centro della storia è il rapporto tra Tim Roth e suo fratello Edward Furlong, che dopo qualche anno avrebbe fatto un altro film con un fratello maggiore dalla presenza ingombrante (“American History X”, che dal film di Gray sicuramente ha preso più di una suggestione). Si tratta sicuramente di un grande esordio per James Gray, le atmosfere di Brooklyn e in particolare di Brighton Beach, zona russa newyorkese per eccellenza, sono uno spunto originale e vividissimo. Gran film.
Carlito’s Way (1993): A proposito di vecchi quartieri, ogni tanto sento il bisogno di rivedere questo capolavoro di Brian De Palma, che senza dubbio rientra nella lista dei miei “Film della vita”. La storia è risaputa: l’ex re dello spaccio d’eroina Al Pacino esce di carcere e vuole rifarsi una vita onesta, da condividere con il suo grande amore Penelope Ann Miller. Il suo passato però lo insegue, lo mette costantemente a un passo dai guai, e tutto il film oscilla sul labile equilibrio tra il desiderio di un riscatto e la difficoltà a tenersi a distanza dalla “merda” (testuale) che lo circonda. Ancora una volta ho stoppato il film nel momento in cui (SPOILER!) Carlito raggiunge Gail e sta per salire sul treno, non ce la faccio mai ad andare avanti. Ma poi, inevitabilmente, clicco di nuovo su play e lascio Carlito al suo destino. Ancora oggi quando sento qualcuno che domanda “che cos’è questa puzza?”, mi viene istintivo da rispondere “è Saso amico, questo è Saso, detto anche Ron”. Capolavoro.
Train to Busan (2016): A proposito di Festa del Cinema, qualche anno fa passò da Roma questo splendido horror sudcoreano che poi ebbe poca fortuna nelle sale italiane (se mai ci arrivò, non ricordo). Finalmente, in tempo in tempo per Halloween, Mubi ha avuto la splendida idea di proporcelo in streaming e così la sera del 31 ottobre l’ho passata a rivedermi questo grandissimo film. Un padre poco presente deve accompagnare la figlioletta nella città di Busan, dalla madre della bimba. Il loro treno però è infestato da zombi rabbiosi (di quelli che corrono veloci e sono carichi a pallettoni) e per sopravvivere fino al capolinea ci sarà bisogno di combattere parecchio… Uno dei migliori film di zombi di questo millennio, consigliatissimo (per provare Mubi gratis, vale sempre il link che ho messo prima).
Argentina 1985 (2022): Ci sono alcune cose che amo molto, se non moltissimo: i film giudiziari, il cinema argentino, Ricardo Darin, l’antifascismo. Mettete queste quattro splendide cose insieme e otterrete il nuovo film di Santiago Mitre, la vera storia del processo contro il dittatore Videla e i capi della giunta militare che ha piegato l’Argentina. Ricardo Darin è il pubblico ministero, incaricato di mettere insieme prove e testimoni in pochissimi mesi, nonostante omertà e soprattutto pesanti minacce di morte nei confronti suoi e della sua famiglia. Il film è bellissimo, Darin in qualche modo riprende, per ironia e coraggio, il meraviglioso Benjamin Esposito de “Il segreto dei suoi occhi” e alcune scene sono da lacrime: la sua requisitoria ad esempio, seppur in una scena un tantino retorica (ma non poteva essere girata in altro modo), è una delle sequenze più emozionanti del film. Imperdibile, è stato uno dei film più apprezzati all’ultima edizione del Festival di Venezia ed è ora su Prime Video.
Triangle of Sadness (2022): Dalla Festa del Cinema di Roma quest’anno è passata pure l’ultima Palma d’Oro di Cannes, diretta da quel geniaccio di Robert Ostlund. Non essendo riuscito a vederlo durante la kermesse romana, sono ovviamente andato al cinema. Si tratta di un film geniale, difficile da collocare in un genere ben definito, per quanto l’etichetta di dark comedy sia la più semplice da affibbiare. Il film si divide in tre capitoli, il primo è la discussione tra un modello e la sua ragazza influencer su chi debba pagare il conto del ristorante, il secondo vede la coppia in viaggio in crociera, il terzo ribalterà tutto ciò che fino a quel momento abbiamo visto nel film (ma non dico altro, anche se dal trailer già si può intuire). La scena della cena, con il mare in tempesta e la discussione tra il russo capitalista e il Capitano marxista Woody Harrelson è probabilmente una delle cose più belle viste al cinema nel 2022. Un’accusa nei confronti dei cliché della società, che vede nella ricchezza e nella bellezza le sue “qualità” più importanti: in realtà basta poco per mettere in discussione tutte le regole. Grandissimo film, quando al termine della proiezione poi è comparsa la scritta “Prodotto da Dan Friedkin e Ryan Friedkin” ho avuto un moto d’orgoglio inspiegabile: non solo hanno portato alla Roma Mourinho e Dybala, ma vincono pure la Palma d’Oro a Cannes (ben due volte, tra l’altro).
SERIE TV: Non riesco a guardare serie tv per più di uno o due episodi, semplicemente mi annoiano. La gran parte di queste sarebbero potute essere bellissimi film di due ore, invece ti obbligano a sorbirti duecento flashback o sottotrame inutili solo per allungare il brodo: è il motivo per cui ho cassato la visione de “Gli anelli del potere” o di “Dahmer”, solo per citare un paio delle serie più in voga del momento. Quella che è pressoché impossibile non vedere, è invece Boris 4. I primi tre episodi sono clamorosi, una nuove fonte inesauribile di citazioni e tormentoni (“So’ tutti calabresi”, “O dimo”, “Pepperoni”, “AmmerdU”…), poi secondo me la stagione si affloscia un po’ e, al netto di alcune idee strepitose, perde qualcosa. Ma i personaggi sono talmente divertenti, talmente simpatici e irresistibili, che non puoi smettere di guardarli per un instante, anzi credo che guarderei episodi nuovi di “Boris” all’infinito. Il modo in cui si prendono gioco delle serie tutte uguali ormai in giro per le piattaforme, dalle storie Teen alla diversificazione sessuale (pretesto per la battuta sull’operatore necrofilo che mi ha fatto lacrimare dalle risate), è geniale e mai scorretto, inoltre l’omaggio a Mattia Torre, sempre presente nonostante la sua scomparsa, è davvero tenero e affettuoso. Dai, dai, dai!

zombie contro zombie è geniale, concordo 😀
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Ho amato Train to Busan!
(Lo vidi in dvd, perché ne avevo letto una bella recensione).
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Bellissimo!
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